mercoledì 31 dicembre 2008

Quando un anno finisce...


Come si festeggia un capodanno? Prima cosa, sia chiaro, non cambia niente, è solo il giorno dopo il giorno prima. Fine. Secondo, sia chiaro, ci siamo divertiti molto di più il 3 aprile o il 13 dicembre, senza guardare che ora era, anche mangiando solo yogurt e frutta, oppure il 7 marzo, il 24 ottobre, il 25 novembre, serate qualsiasi....Quindi la sera del 31 comincia con il discorso del Presidente della Repubblica, sempre, da anni, anche quando ero piccolo, sempre visto, anche oggi, poi chiamo Taddeucci e che gli dico? “equilibrato”: da millenni il discorso del Presidente è equilibrato, solo una volta ho detto “ammàzza, forte!”, era Pertini, quando riconobbe i ritardi degli aiuti ai terremotati, ma quello quando lo risenti? Poi si esce, vestiti normali, normali: è una serata come le altre, solo più brutta e triste, quindi vestiti normali. Non parlo con nessuno che intuisco avere le mutande rosse, a meno che non sia una coniglietta di Playboy che l’ha dovuta mettere per lavoro, visto che era nella torta di una festa cui non parteciperò mai peraltro, quindi... Però è vero che quando un anno finisce si pensa sempre a cosa ci lasciamo dietro le spalle, e si dice una frase sola di augurio: “speriamo bene, speriamo in meglio...” ma siccome siamo tutti vigliacchi, ingrati, e paurosi, in realtà noi speriamo che vada sempre e soltanto meglio, anche se l’anno che si sta concludendo è andato benissimo. E quindi sarebbe più onesto fare un bilancio dell’anno appena passato cercando di pensare a quelle due o tre cose che rimangono. Un amore nato e finito o forse mai iniziato, un rimorso oppure un rimpianto, molto probabilmente una sequenza di errori senza fine, e magari un paio di colpi assestati bene nel lavoro, un amicizia recuperata, e una persa per sempre, una serata che sembrava non finire mai e una che invece è durata troppo poco...
La realtà netta è che ci lasciamo dietro un anno di vita: quando sfogliamo un album di foto notiamo quanto eravamo fichissimi 20 anni fa senza avere la coscienza di esserlo, io vi dico che vale la pena pensare a quando lo sfoglieremo tra altri ventanni e quindi sapere che oggi siamo fichissimi e non ce ne rendiamo conto, quindi comportiamoci da tali. E stupiamo tutti allora, tanto è l’ultimo dell’anno, le difese saranno abbassate, possiamo fare una cosa pazza sapendo che saremo eventualmente perdonati, e quindi non faremo mai una pessima figura: dobbiamo fare la telefonata che ci pesa di più e chiamare tutti quelli con i quali abbiamo un problema in sospeso, e gli diciamo che confidiamo di risolverlo nell’anno prossimo con tutta la nostra volontà! E basta, niente sms a nessuno, tanto verranno ricevuti domani mattina alle 6 e quando verranno letti saranno fuori contesto perché l’effetto alcool è finito! E ricordatevi che la cosa più bella del 31 dicembre è che tra poco sarà comunque il primo gennaio! Auguri!

venerdì 26 dicembre 2008

Cambio regalo!


Oggi 26 dicembre, fatemi fare un augurio a tutti gli Stefani che oggi riceverenno sms di auguri per il loro santo solo dai pazzi che dicono:
- Aho, ma oggi è Santo Stefano, famme vede’ chi ciò in rubrica...
e gli arriva un augurio così, solo perché stanno in rubrica sotto “STE”.
Fatto questo, si passa all’esamina di che cosa si fa oggi, che tradizionalmente è il giorno in cui si fa il bilancio di cosa è stato il Natale appena trascorso. Allora, ieri ci siamo sfondati a pranzo fino alle 4 di pomeriggio, ci siamo giocati la 13a a chemin, e dopo un po’ ci siamo intristiti come una domenica pomeriggio dopo le 5. Oggi aria nuova, si butta tutto, le cartacce dei regali, al riciclo per favore, e si fa la cernita dei regali da cambiare. Primi tra tutti gli oggetti per la casa, schiaccianoci, cavatappi, sottobicchieri vanno portati in parrocchia subito, capi d’abbigliamento con colori sbagliati, si provano a cambiare domani 27, i negozi sono aperti, se vi dicono no, lo portate in parrocchia per i terremotati, che lo butteranno non appena lo vedono. I libri, se vi hanno fatto la dedica, strappate la pagina e lo riportate indietro e non se ne accorge nessuno, cercate di prenderne uno un poco più caro, così il libraio non fa obiezioni e non controlla se per caso avete strappato la pagina con la dedica. Se vi hanno regalato un cd brutto, vuol dire che avete sbagliato a invitare una persona che ancora regala i cd e quindi ve lo tenete apposta e glielo ri-regalate tra due anni, quando non esisteranno più! Se vi hanno regalato un profumo brutto, cattivo, non un classico, ma uno di quelli nuovi, massima attenzione: dovete fingere il massimo gradimento, non appena capite che si tratta di un profumo, agiatate il pacchetto se capite che c’è un liquido dentro è un profumo, e fate finta: "Ma non mi dire che mi ha regalato Eau de Jambon, mamma mia, non sai quanto lo volevo, grazie!”. E lo mettete via senza aprire il cellophane, altrimenti non ve lo cambiano più! Domani lo cambiate con Oyedo aggiungendo una piccola differenza oppure, se già avete il vostro profumo, con la schiuma da barba e le lamette per un anno. E ricordatevi che il regalo più bello è sempre questo: un mio amico alla domanda di cosa regalare a una persona cui non sai cosa fare ha detto
- Ma secondo me se gli metti dei soldi in una busta, la fai sempre contenta!
Auguri!

mercoledì 24 dicembre 2008

Natale da soli!


Ci siamo tra poche ore scatta l’ora x, per l’appunto, tutti a casa comincia il Natale 2008. Tutti insieme, alè! Che pizza lo vogliamo dire, no? Eppure io so che c’è qualcuno che vive nel terrore di passarlo da solo, quindi permettetemi di dare un suggerimento a chi soffre una situazione del genere: soli a Natale? STUPENDO! Il giorno più bello dell’anno. Finalmente una serata in pace, senza nessuno che ti urla nelle orecchie: “papo, papo, mi guardi il disegno?” E poi la suocera che ti da ancora del lei e non gli va mai bene niente della cena:
- È tutto salato! Non si può mangia’, io ciò la pressione alta, come glielo devo dire?
- Eh, ma è per quello che salo tutto, ché anzi vuole un filetto di baccalà fritto?
Tua moglie ti guarda male tutta la sera, e poi c’è il problema di tutti gli altri parenti che, vedendoli una volta l’anno, non si sa mai cosa dirgli, sono degli sconosciuti che girano per casa e basta. Invecchiano e basta, perché li invitiamo? Oppure, peggio, qualsiasi domanda gli fai, la risposta è la stessa:
- Ciao Franco, che mi racconti?
- Eh, tiriamo avanti!
oppure:
- Ciao Franco, ‘sta Roma come la vedi?
- Eh, tiriamo avanti!
Tutti i bambini corrono da ogni parte, scaraventano giù l’albero per la foga di scartare i regali buttando per terra tutta la carta, un inferno, e allora vedete che aveva ragione Riccardo Garrone quando nel film di Carlo Vanzina “Vacanze di Natale” alla fine del cenone diceva:
- E anche questo Natale ce lo siamo tolto dalle palle!
Ecco quindi i consigli per organizzare una bella serata da soli per la sera di Natale. Allora: innanzitutto bisogna volersi bene, quindi bisogna mettere una musichetta di Natale per creare l’atmosfera, ottima “Blue Christmas” che state ascoltando, una bella cena, tutto bello apparecchiato, con una bella candela, rossa, allegra, una bella fettuccina col ragù di carne, ah non si può va bè, allora uno spaghetto, al burro, così va bene; poi un petto di pollo, ah non si può, va bè, una sogliola, lessa, con la mayonnaise, una fetta di panettone o di pandoro, un brindisi col prosecco, allegria! Un dattero, una noce, un mandarino e poi con le cocce una bella tombolata da solo che per una volta sei sicuro che fai tombola. Poi ti metti un bel dvd di un film di Walt Disney, il Brutto Anatroccolo oppure “La vita è meravigliosa” e poi lo vuoi un consiglio? Spàrate!

lunedì 22 dicembre 2008

Il mio Zodiaco


ARIETE: molto testardi, molto stufarelli, anche in amore, vuole sempre altro: se voi con lui state passando un momento d’estasi e vi lasciate andare, magari gli dite “ti amo”, lui dirà “hai i piedi freddi!”. Non vi dovete offendere, no, lo dovete lasciare e basta! E a lui non gli fregherà niente: tanto vale tenerselo. Mina, Marlon Brando, Van Gogh, Karajan...
TORO: lenti, lenti, non gli va mai di fare niente, George Clooney, Abatantuono, Freud, che si è inventato il suo lavoro per stare seduto lui e anche, diciamolo, per far stare seduti i suoi pazienti, e infatti le sue terapie si chiamavano sedute, quelli del Toro molto pigri...
GEMELLI: ecco il segno che più facilmente si perde le chiavi! Amici che vi sposate un gemelli, il primo numero che vi dovete mettere nella memoria del cellulare è sotto la F, non per Fabio, ma per FABBRO. E dovete avere anche il numero di casa del fabbro, perché vi servirà la notte di capodanno alle 3, quando rientrando a casa, vostra moglie avrà perso le chiavi, ma non le sue, le vostre, che le avevate prestato nel pomeriggio quando già aveva perso le sue!
CANCRO: romantici, si sa, dici una cosa carina a quelli del cancro, s’innamorano, generosi fino all’estremo, sono quelli cui gli zingari rubano tutto al semaforo, il legame con la luna è molto intenso infatti Leopardi... Il legame con la madre molto intenso, infatti Armani come ha chiamato la sua barca? Mariù, come la madre, 51 metri di titanio e tek tutta interamente arredata Armani casa!
LEONE: non ti fanno una telefonata manco se t’ammazzi, sono quelli che gentilmente ti dicono “sentiamoci in settimana” tu gli dici “ma non hai il mio numero”, “allora chiamami!”. Sono presi da loro stessi in un modo che lèvati, non sanno mai niente di quello che li circonda: se piove da giorni e gli dici “mamma mia come piove”, loro: “A casa mia, no!”. E infatti De Niro, Fidel Castro, Madonna...
VERGINE, precisissimi, se gli chiedi “dove ho messo gli occhiali?” ti dice “li hai lasciati dal gommista sul bancone vicino alla cassa sabato mattina alle 1130,” “ma io non mi ricordo...” “ma sì quando raccontava della mescola per il bagnato...”. Renzo Piano e Agatha Christie non potevano che essere della Vergine.
BILANCIA: il mio segno preferito, ci vado d’accordissimo, sono equilibrati ovviamente e amano il bello, uno per tutti Caravaggio, magari non era proprio equilibrato però ragazzi, Brigitte Bardot, Mastroianni, Pavarotti, Le Corbusier, John Lennon...
SCORPIONE: il genio assoluto! Le più grandi persone del mondo sono scorpioni Gigi Proietti, Grace Kelly, Bill Gates purtroppo, Maradona, Martin Scorsese, Roberto Benigni, ma soprattutto, fatemelo dire Riccardo Rossi! E poi è un segno che fa molto per gli altri: chi ha a che fare con uno scorpione, prima o poi lo fanno santo!
SAGITTARIO: tutti dicono il segno più simpatico dello zodiaco, e infatti nel momento del bisogno, quando per esempio vi state per sparare, dovete chiamare un sagittario che quanto chiacchiera lui, non esiste nessuno, vi distoglierà talmente tanto dall’ammazzarvi, che ammazzerete lui per non sentirlo più!
CAPRICORNO, amici che odiate i tradimenti, sposatevi con un capricorno, non tradisce mai, non gliene importa niente, ha altro da fare, cioè quello che dice lui. Alla fine di una discussione tra 10 persone, lui se ne esce così: “posso dire una cosa?”. E si fa quello che ha detto lui e basta! Uno per tutti? Mao!
ACQUARIO: non prendete mai un appuntamento con un acquario, arriva prima e se ne va, arriva dopo e non ci siete voi, oppure non arriva proprio, un cane sciolto che come tutti i cani è anche l’amico più fedele della vostra vita, insomma amici si, amanti mai!
PESCI: un anguilla, come sa eludere una domanda un pesce nessuno, ma viva la faccia, gentili, disponibili, gentleman, viva i pesci, soprattutto al guazzetto! E in onore al mio amico Teddisbanded...

Elvis has left the Zodiac

venerdì 19 dicembre 2008

Che vuol dire?


Amore mio,
Che vuol dire se la mattina cerco i tuoi capelli sul cuscino senza trovarli?
Che vuol dire se quando mi vesto scelgo una camicia che non mi sta bene, tanto so che non ti vedrò?
Che vuol dire se al bar ordino il caffè per me pensando a quello che piace a te?
Che vuol dire se quando leggo l’oroscopo sul giornale, leggo prima il tuo e il mio non me lo ricordo?
Che vuol dire se quando ordino un piatto di pasta penso alle tue verdure?
Che vuol dire se per strada avverto il tuo profumo, ma purtroppo solo lui? E se inseguo quella donna per chiedere se ho indovinato lei mi risponde male: “ma chi è lei, che vuole?”
Che vuol dire se ripenso ai tuoi difetti e scopro che sono proprio quelli che di te mi mancano di più?
Vuol dire che penso a te
anche se non vorrei
ma io so che tu ci sei
e anche se scappi
o di qui o di la
il nostro amore non finirà...

Quando tutti mi chiedono di te,
il giornalaio e il barista,
il macellaio e il farmacista,
io so che la mancanza di te è così:
prende il volo da un piccola pista,
ma il viaggio è lungo e l’arrivo lontano
come il nostro amore ormai privo di vista.
Che vuol dire se l’altra sera al garage aprivo la porta della macchina per farti salire, ma tu non c’eri?
Che vuol dire se al restaurant ordinavo per due, ma tu non c’eri?
E che vuol dire se poi a teatro avevo due posti, ma tu non c’eri,
e il mio cappotto mi ha tenuto compagnia?
Vuol dire solo una cosa:
che te ne sei annàta!

giovedì 18 dicembre 2008

All by myself, è il caso di dire!


Mi è rivenuto in mente un sabato pomeriggio lunghissimo, che non finiva più perché non cominciava il buio, e a me serviva disperatamente, perché io avevo deciso insieme ai miei amici che dovevo “dichiararmi” per la prima volta in vita mia a una ragazza, da solo non ce l’avrei mai fatta, era un comitato composto da svariati amici maschi che già erano passati dal guado! Comunque, sarei dovuto andare da solo, DA SOLO, non tutti insieme, ci vuole coraggio per chiederle se ci mettevamo insieme, così, senza nemmeno sapere perché. Poi l’ho capita questa storia: in realtà era una dichiarazione, non una richiesta, bastava dire “Tu mi piaci” e buonanotte, poi si vedeva... invece purtroppo, equivoco, richiesta di “mettersi insieme”, di fidanzarsi. Avevo fatto tutte le prove di frasi preludio, di premessa tipo ”senti, ti volevo chiedere una cosa”, oppure “senti, ti volevo dire,” oppure “senti, io volevo sapere se per caso” e poi il finale “ti volevi mettere con me!”. Bisognava scegliere il momento adatto, quindi il buio, il lento sotto che per fortuna era questo, tra l’altro ispirato al 2° Concerto per pianoforte e orchestra di Rachmaninov, e vado. Lei era la dj del momento, nel senso che stava davanti allo stereo, il giradischi era un Thorens, quello con il peso piccolo rotondo attaccato dietro al braccetto, l’amplificatore un Luxman, e il disco era ovviamente un 45 giri, (quello che state sentendo adesso) lei si dava un tono, armeggiando con gli alti, i bassi, (altro non poteva fare mica c’era la consolle), aveva una Fruit of the Loom e sopra un pullover a V beige di Benetton, stupenda, io con una camicia a righe, americana, usata, comprata al mercato di Latina, sudatissimo, la voce rotta, le mani una triglia. Mi avvicino e dico: “Senti, io ti volevo chiedere una cosa”
- Cosa? fa lei e in quel momento la musica finisce! Ma proprio adesso?? Il silenzio scende di colpo, tutti si girano a guardarmi, io mentre muoio, con la mano tremolante prendo il braccetto e malamente lo rimetto a casaccio sul disco (e meno male che era un Thorens, quelli non avevano il ritorno automatico e quindi non si spegnevano mai). E ho quindi potuto proseguire il monologo con lei che m’incalzava: “Dicevi?”. Che poi lo sapeva benissimo, lo sapevano tutti che io alle 1730 sarei andato da lei, la classe, la scuola, perfino il portiere dello stabile dove c’era la festa lo sapeva, il postino, tutti, era un argomento di quartiere, “ma che oggi Riccardo glielo chiede? me sa de si...”. Solo io non lo sapevo, insomma io riprendo il discorso e dico testualmente:
- IO VOLEVO SAPERE SE POSSIAMO METTERCI INSIEME”
E lei mi ha risposto: “Non è possibile!” Io non ho chiesto perché, mi andava benissimo così, non ho insitito, se è impossibile, sarà successo qualcosa, magari non può, non ha tempo, i genitori non vogliono, è malata, io non posso mica farci niente, mica è colpa mia, che ne so io, che volete da me. Però mi sono premunito e ho detto subito:
- Però rimaniamo amici...
- Certo...
fa lei, che non gliene poteva fregare di meno è ovvio.., ma io ero felice, mi ero tolto ‘sto dente, questa incertezza, questo non essere né carne né pesce, perché di tuttte le prove da superare che la vita ti riserva, questa era davvero la più spaventosa ed è per questo che oggi io sono felice perché so che per fortuna questa prova non ci sarà più, l’ho già fatto, ho superato l’ostacolo, e quindi sono cresciuto, sono diventato grande! È fatta!

mercoledì 17 dicembre 2008

Vantaggi del maltempo


Quale può essere un vantaggio innegabile del maltempo? È che i musicisti che d’estate vengono a suonarvi fuori dai ristoranti sono in vacanza, a Miami per l’esattezza e ci sono andati con i soldi che gli avete lasciato voi! D'estate suonano sempre le stesse canzoni, sempre fuori contesto, fuori al Bolognese, cucina tipica emiliana, "una gita a li castelli" non si può sentire, ma pure fuori da Pierluigi a Piazza de' Ricci, ristorante di pesce, "New York New York" che c'entra? Tra l'altro è suonata malissimo da quello con i capelli lunghi che arriva con il leggio, si da questo tono... A che ti serve, metti pure lo spartito per suonarla così? Bravo! Ammàzza! Il più bravo di tutti è quel signore che pure d'estate si mette quell'impermeabile blu, tristissimo, arriva nel locale con il mandolino e prima di suonare cosa fa? Lo accorda! Per suonare poi non la "Musica per i fuochi d'artificio" di Haydn o la “Sarabande” di Haendel, ma sempre "Una gita a li castelli" o "La società dei magnaccioni". Avrete notato anche quel gruppo tipo tzigano con una chitarra, un violino e un contrabbasso con le corde colorate, già m’innervosisce, che suona solo "Besame mucho" a loop, in continuazione, e poi la missa con “Libertango” di Astor Piazzolla!
Tuttavia anche in inverno è difficile evitare i fiorai, anche se ormai non insistono più, al primo "no, grazie" sciolgono la pratica con un sorriso, mentre invece il cafone vero è il cliente seduto che trattiene al proprio tavolo la cinesina che vende gli accendini, glieli fa provare tutti, scaricandogli la benzina, disturbando con tutti i suoni il locale, e poi non ne compra nessuno. Se per caso trovi un accendino pazzesco trash che non puoi farne a meno, attento: come lo usi a casa per una candela è finito: l’ha esaurito quel cafone che ci giocava la sera prima.
PS: che c'entra la foto dei carciofi? Niente, ma d'estate non li trovi...

martedì 16 dicembre 2008

Ara Pacis, mon amour!



Ho raccolto dei commenti dei romani su questa nuova struttura: tutti quelli sopra i 70 dicono che era meglio la teca di prima, per ovvi motivi; quelli appena sotto i 70 dicono che è uguale a quella di prima (“so’ due teche”); quelli di 40 dicono che è bella. E poi ci sono gli architetti che dicono che è brutta, ma solo perché rosicano perché “se la facevo io, lo sai che mi dicevano?” E infatti per farli stare zitti gli hanno preparato una mostra con i cadaveri dei progetti che avevano perso...
La verità è che a Roma c’è un problema enorme che ci perseguita da
sempre: ogni volta che in qualsiasi parte della città cominciano i lavori, noi romani sappiamo che è probabile che non finiscano mai!
Questi lavori sono un macello da sempre, sin dall’antichità, pensate che per fare il Colosseo ci hanno messo 8 anni e per tutta la durata dei lavori, avevano chiuso al traffico Via dei Fori Imperiali, una tragedia, voi pensate che per andare a Via del Corso c’era da un giro fare fino al raccordo! Con la biga, tra l’altro...
Perché succede questo? Perché il vero problema è che a Roma come apri esce fuori qualcosa, ovunque, come dai un calcio ti esce un capitello. Qual è l’alternativa? Coprire tutto e buonanotte? Lo sapete che sotto il lungotevere all’altezza proprio delll’Ara Pacis c’è ancora il Porto di Ripetta? Intatto, coperto da terra e asfalto ma intatto. Che facciamo? Ricominciamo? Perché poi che ci facciamo?
- Andiamo al Porto di Ripetta a prendere il gozzo...
Vicino a Piazza in Lucina ci sono ancora i resti dell’Orologio di Augusto, sta sotto al calzolaio di Via di Campo Marzio, che fai, lo cacci? Per questo stesso motivo Santa Cecilia ha dovuto aspettare 70 anni per avere un altro auditorium! Era come sapete, proprio dentro il Mausoleo di Augusto, e il problema era sempre lo stesso: dove lo mettiamo? Ci sarà un punto della città dove non c’è niente? Pensa che ti ripensa qualcuno alla fine, dopo 70 anni ha detto:
- Ragazzi, l’Auditorium di Renzo Piano lo sai dove lo facciamo? A Villaggio Olimpico, li non ci può essere niente!
E infatti dopo due mesi hanno trovato la villa fluviale, poi la vai a vedere e dici “tutto qua?”. Infatti non c’è niente, solo il perimetro e un po’ di vasetti che una volta che li hai messi in bacheca, basta, no?
Il dramma è un altro: la gente non è pronta, te ne accorgi dal commento di una signora, dei Parioli, dal commento, a proposito proprio dell’Auditorium di Renzo Piano, l’altro giorno diceva:
- Sono tre mouse, è chiarissimo!”
Si potrebbe obiettare che sono i romani a non capire niente, perché, invece i turisti ci capiscono qualcosa? Soprattutto i giapponesi, che non capiscono niente di quello che è bello, antico, e quello che invece è una sòla. Si sbagliano su tutto! Monumenti, piazze, alberghi…Ne ho visti due che si facevano le foto a Via della Croce.
Davanti a un camion!

lunedì 15 dicembre 2008

Arrivo, amore!


Da oggi l’Italia è più corta e non perché il maltempo abbia modificato le coste ma perché io da oggi prendo il treno per andare a Milano, come sempre, ma ci metto un’ora di meno e da dicembre dell’anno prossimo, un’ora e mezzo di meno, cioè tre ore in tutto! Amici che avete paura dell’aereo e che avete fretta, non c’è più bisogno di andare a Milano in bici, basta andare alla Stazione Termini e accomodarsi a bordo, che meraviglia finalmente! Vestiti bene, anche se piove non ti bagni (cosa che succede quando in aeroporto sei costretto a prendere quella specie di autobus pazzo che ti porta sulla pista e ti fracichi sempre, e anche se fortunatamente ci fosse il finger, la guarnizione è sempre rotta, si appoggia male alla carlinga e lascia cadere sempre la pioggia, la neve, tutto...
Invece con il treno, vuoi mettere la sciccheria di scendere da casa, e andare alla stazione con i bauli di Vuitton per metterci la maglietta di ricambio, un pigiama e un paio di guanti, se fa freddo? Quando prendi un treno sei sempre in un film, parti dal centro città e arrivi in centro città, non devi fare altri viaggi per fare le tue commissioni, per esempio in questo periodo puoi andare a comprare i panettoni da Cova a Via Montenapoleone, dove li ordinava Luchino Visconti, ti prendi un cappuccino e ti riprendi il treno, il tempo di un sonnellino e sei di nuovo a Roma pronto per andare a cena, anzi hai pure il tempo di farti una doccia e di metterti lo smoking per la sera! Il treno veloce è il futuro, il treno in generale ha sempre rappresentato il futuro, nemmeno i razzi hanno acceso così tanto la fantasia degli artisti, quanta musica è stata scritta pensando al treno, tanto per dirne una “Night Train”, ma anche “Long Train Runnin”, per non parlare della sigla più famosa del mondo, quella di Odeon, che infatti si chiamava “Honky Tonk Train Blues”. Se si pensa anche a Pat Metheny, “Last Train Home” si capisce anche che il viaggio in treno è molto più bello, poter vedere dai finestrini il paesaggio che cambia, le case, i fiumi, il mare, è pazzesco, è molto più romantico. Se sei da solo e guardi fuori dal vetro, sei bellissimo sempre perché il tuo sguardo diventa più profondo, e quando passa una ragazza che ti chiederà se l’aiuti a mettere su la valigia, molto probabilmente è la donna della tua vita!

giovedì 11 dicembre 2008

Centralini


Ci sono centralini e centralini. Quelli illustri, gli istituzionali per esempio, sono i biglietti da visita degli apparati per i quali rispondono. Sarebbero la loro rappresentanza.
Sarebbero... perché se per caso chiami la Camera dei Deputati, 67601:
- Camera...
ma che modo è di rispondere? E' sempre il Parlamento Italiano, mica il mercato eppure... Anche al Senato, 67.061, numero simile ma diverso, stesso tono di risposta:
- Senato...
Proprio non gliene frega niente, eppure è il Senato della Repubblica.
Allora l'unica è chiamare il Quirinale, 49.661: sapete come vi rispondono?
- E' Il Quirinale!
E viva la faccia. Se invece c'è qualcuno che ti chiama dal Quirinale, te lo fanno capire prima. Magari sei a casa sul divano a leggere quando senti passare le Frecce Tricolori proprio sopra casa tua, i vetri esplodono, non fai in tempo a chiederti che è successo, che squilla in telefono:
- Pronto?
- E' il Quirinale!
Il Viminale, Ministero degli Interni, sede dei servizi segreti, appena fai il numero senti già il rumore di fondo di tutti i registratori che partono, che scandagliano la linea: non dicono "Pronto?", non dicono "Viminale...", non dicono "Interni...". Dicono solo:
- Urbana 4, Urbana 3...
Una paura:
- Scusi, ho sbagliato numero.
E chiudo subito staccando anche la spina del telefono dal muro, illudendomi che così non mi trovano.
Anche al Vaticano non scherzano: lo capisci dal numero 69.82, solo 4 cifre, bastano e avanzano, niente musichette, solo una voce angelica, giustamente, che dice "Telefoni Vaticani, l'operatore addetto risponderà appena possibile" poi in inglese: "Vatican Telephones, the operator will answer as soon as possible", e poi addirittura "Vaticanensis Teleponium, operator repondit nunc possibilis est".
- Amen! (che devo di’?)
Dopo un po' arriva una suora, che a giudicare dall’attesa ha camminato per ore neio corridoi lateranensi per arrivare a quel telefono di bachelite nera appeso al muro sopra una credenza rinascimento:
- Telefoni Vaticani?
- Cercavo il Santo Padre...
- Attenda...
Non fanno una piega! Gli puoi chiedere qualsiasi cosa...

martedì 9 dicembre 2008

Volavo, oh oh!


Franco Migliacci e Domenico Modugno si erano conosciuti al Centro Sperimantale di cinematografia, volevano fare tutti e due gli attori, invece Modugno a un certo punto chiede all’amico:
- Prova a scrivere un testo...
- No, non mi va, non lo so fare...
- Ma fai come ti pare, che ti devo di’? Che fai domani? Vogliamo andare al mare? Eh? Andiamo a Ostia alla Vecchia Pineta? Ci facciamo uno spaghetto?
- Ma come ci andiamo, col trenino?
- No, ti vengo a prendere io, ci vediamo a Piazza del Popolo da Rosati alle 10, ok?
- E daje...
Ma Modugno un po’ sòla lo era, ciàvevadulire, la maghina, al mare c’era andato con una ragazza, giustamente, che poi pensate è diventata sua moglie, non avvisa Migliacci e quindi gli da buca e siccome non c’erano i telefonini, (un altro po’ non c’erano nemmeno i telefoni, i numeri di Roma erano a 5 cifre), Migliacci lo aveva aspettato per ore, alla fine si rende conto pure lui che Modugno non sarebbe più passato, tu pensa i baristi che lo prendevano in giro:
- A Fra’, Modugno non viene, quello al mare ci è andato co’ Franca, dacce retta, vattene!
- Dite?
In tasca aveva 300 lire, se ne va da Buccone a Via di Ripetta, si compra un tavernello di Chianti a 300 lire e se ne va a casa sua, in Via Vittoria: “così mi sbronzo e non ci penso a quel cafone!”.
Voi capite che con un chianti a 300 lire senza mangiare niente, ti ubriachi e svieni in branda. Solo che Migliacci davanti al letto, già schicchissimo, aveva due riproduzioni di Chagall attaccate al muro: "La femme au coq rouge", con il gallo rosso che vola nel cielo blu, e "Le peintre et son modelle", col pittore che ha la faccia dipinta di blu. Quando si sveglia schiumante di tavernello, vede queste due stampe, e lì vennero fuori le prime parole "Di blu m' ero dipinto per intonarmi al cielo, lassù nel firmamento, volavo verso il sole, e volavo felice più in alto del sole, e ancora più su, mentre il mondo pian piano spariva lontano laggiù, volavo nel blu, dipinto di blu". Insomma le parole di un uomo ubriaco con una boccia di Chianti.
La sera torna Modugno e gli chiede:
- ‘a sòla, ma dove t’eri cacciato?
- Ah io? Io? Tu piuttosto, te pozzino! Comunque guarda che ho fatto, tiè!
E gli da il testo di “Nel blu dipinto ti blu”! Modugno dice “sarà un successo enorme” e se avete notato il testo era all’imperfetto, volavo! Per mesi litigarono su tutto, le parole, per esempio “trapunto”, che Migliacci voleva cambiare perché la sentiva vecchia e Modugno gli spiegò che “Tu devi essere al servizio di un cantante e io ti dico che quella parola io la canto benissimo". Mancava ancora il refrain, ma ecco il vento, sarebbe proprio il caso di dire, dell’arte. Un giorno mentre Modugno scriveva la musica, un fortunale spalancò le finestre di casa sua, gli infissi non erano certo quelli di oggi, lui si affacciò e urlò felice “VOLARE OH OH”, coniugato all’infinito, ma vi rendete conto? E la cosa pazzesca è che poi Modugno per via di quegli infissi cambiò casa e ando a vivere a Viale Tiziano 108, casa nuova, infissi nuovi, e chi ci stava già lì? I miei genitori, e quando poi sono nato, lui ha cambiato casa, perché io urlavo di più!

giovedì 4 dicembre 2008

Galateo del telefonino


Prima cosa, dove mettete i numeri in memoria, nella scheda sim o nella memoria del telefono? Attenzione perché una volta tempo fa
ho incontrato Fiorello e lui, lui, non io, mi fa:
- Aho, non chiamare mai, eh? Mi raccomando...
- Fiore, guarda che io ho i tabulati Tim, hai capito? Ti ho chiamato il 7 settembre, il 22 ottobre due volte, il 15 novembre tre e ogni volta non hai risposto, che vuoi da me, che devo fa'?
Allora lui chiama a testimone un amico suo che assisteva a questo dialogo:
- Diglielo, diglielo tu che mi è successo tre mesi fa...
E l'altro:
- Jè caduto er cellulare e jè passato sopra un càmio...
- Lo vedi? Non ti dico bugie, ho perso tutti i numeri, hai capito?
- Mannàggia, ma pure la scheda? - Chiedo io
- No, la scheda no, per fortuna!
- Ah, quindi pure peggio, avevi il mio numero nella memoria telefono e non nella scheda, cioè per te sono serie B?
Perché è ovvio che finire sulla memoria telefono insieme ad altri 500 numeri, è già discriminante di per se, invece i 120 numeri della scheda sono quelli che anche se cambi telefono per un giorno li vuoi avere sempre con te, giusto? Sono quelli buoni, sulla memoria telefono ci metti i ristoranti, il numero del garage, i numeri che non contano niente e io stavo lì in mezzo!
E allora se non volete avere guai con i vostri amici veri e con le vostre donne e amanti ricordatevi di metterli sempre sulla carta SIM!
A Natale? Ne vogliamo parlare? Non gli pare vero a questi di mandare un SMS generico a tutti perché c'è quel comando sui cellulari "Inoltra a tutti", che per forza di cose spedisce il messaggio anche a chi non sentivi da anni o peggio lo manda anche all'amico fraterno! Insomma, 24 Dicembre, mezzogiorno, l'ora degli SMS, Ti-ti Ti-ti, guardo, avevo messo il suo numero in memoria, ah vedi carina, poi leggo "Auguri e baci", senza nemmeno la firma, allora l'hai mandato a tutti, è troppo generico, allora mi sono stufato, e cosa le ho risposto? Più formale era impossibile: Riccardo Rossi ringrazia, che era quello che mi ero salvato apposta per rispondere a tutte queste formalità inette. Lei risponde: "ma hai capito chi sono?" Ah, ci sei rimasta male pure te! Io rispondo "Sei tu che non hai capito chi sono per mandarmi un sms standard". Lei risponde seccata: "I miei messaggi non sono standard, è standard chi li reputa tali!". In tutto questo lei vive a Bruxelles, c'è questa lotta via satellite, assurda, io comunque rispondo "Peggio ancora" come a dire che allora lo sai che li scrivi standard, ce l'hai la coda di paglia, e infatti lei che fa? "Sei incorreggibile Riccardo, Buon Natale!". Oh, adesso sì! Ho vinto! E che le ho risposto? "TI AMO!"

mercoledì 3 dicembre 2008

Natale: istruzioni per l'uso


Ieri i tg diffondevano la notizia che quest’anno gli italiani spenderanno la stessa cifra dell’anno scorso... (“Ah davvero? non lo sapevo... io avevo capito che non c’era una lira”). Vedete come si spargono le voci e l’euforia? Non c’è una lira, questa è la verità... Perché il Natale è vittima di questa forma di consumismo che oggi fa a cazzotti con l’amara realtà del momento di crisi che stiamo vivendo. Quindi va recuperata una parola magica, figlia di altri anni, figlia di quella Italia in bianco e nero che ci ha salvato da tutto e che ci ha lanciato nel mondo intiero: PENSIERINO, un pensierino si fa per regalo, e basta, anche perché come diceva mia nonna, e solo adesso lo capisco, “regalo è morto!”
Infatti il regalo grosso al limite lo si fa per il compleanno, a Natale davvero basta il pensiero o meglio il pensierino, i regali quindi si fanno così e si fanno oggi! E basta! Oggi non c’è nessuno nei negozi e i commessi si buttano addosso a te!
Ai figli si regalano solo libri, da poco, edizioni economiche, e titoli classici in modo da non dover buttare i soldi poi dallo psicanalista da grandi. Mi spiego meglio, se da piccolo legge Anna Karenina, poi da grande capirà meglio i problemi d’amore che inevitabilmente vivrà sulla sua pelle. Se da piccolo ti leggi L’isola del tesoro da grande sarai più preparato a entrare nella vita adulta, stessa cosa per La linea d’ombra, di Conrad, Martin Eden, oppure Dott. Jekyll e Mr Hide, capirai che dentro di te c’è una bestia che rugge e che è la parte più vera di te, e quindi conoscerla, venirne a contatto da giovane, ti spaventerà di meno che farlo a 40 anni, poi dopo piangi e ti chiedi “Oddio chi sono?” Non dite che non ve l’avevo detto.... Quindi ai figli si regalano libri, non voglio sapere di giochi per la play, quelli servono solo agli adulti cretini che non sanno cosa dirsi nella vita, perché non hanno letto i classici. E veniamo ai parenti, una scatola di caffè, buono, Tazza d’Oro, che è quello di Roma, quindi a Milano o in Italia una torrefazione cittadina artigianale. A tutti i parenti, senza distinzioni di rango o grado di parentela, finiti i regali!
PS: Alla donna della nostra vita invece ovviamente parliamo di un plaid di cachemire, blu notte... alla faccia del consumismo, voglio morire povero ma voglio spendere tutto quello che ho per vederla sorridere un minuto solo della sua vita, un pullover di cachemire un filo, nero petroleum sartorialist! Un paio di calze nere di puro cachemire mezzo filo velatissime, un paio di stivali lunghi sopra il ginocchio, rossi con pelliccia di renna bianca, una bottiglia di Oyedo, e un filo di perle non coltivate lungo 4 metri da legarle al collo tutta la vita con 7 giri e poi una boccia di champagne cordon rouge per brindare alla festa più povera dell’anno!

martedì 2 dicembre 2008

Pudore: the day after


Se esiste ancora un momento in cui si dovrebbe avere una spruzzata di senso del pudore potrebbe essere quello della mattina dopo il primo incontro notturno quando la nuova coppia si scoppia, o meglio, si sfascia e vi dico subito perché. Dunque la sera prima, l’uomo e la donna sono all’apice della loro rispettiva forma, vestiti sartorialist, la donna stupenda, truccata benissimo, maliarda, con calze vere, no collant, ma calze, quelle che si possono tenere su solo con il reggicalze appunto, tutta attillata, fantastica! L’uomo con quello che può, in completo con la cravatta, profumi straordinari, voce bassa, gli sguardi che si incrociano, assassini, fumosi, carichi di promesse, insomma sembra un film. Ma il mattino dopo, al risveglio la situazione è la seguente:
lui nudo come un verme con un calzino al piede, l’altro dov’è? Forse in salotto; la cravatta, c’è, però è annodata ai polsi della signora, l’altro calzino, eccolo, pencola dalla maniglia della porta, una calza lei ce l’ha in testa, l’altra ce l’ha lui infilata in un braccio tipo guanto. Quei bei capelli lunghi erano una parrucca che ora sta sul comodino, no scherzo, ma lei è tutta scarmigliata: il rimmel è tutto colato e sbavato ovunque, quel letto protagonista di una recita straordinaria ora è solo un palcoscenico vuoto. Ecco dove arriva il senso del pudore:
E con terrore ora bisogna almeno andare in bagno per darsi una rimessa a posto. Si entra e si accende subito Radio Tre, dove per fortuna fanno l’Aida, al massimo del volume, in modo da coprire tutti i tipi di sciacquone, di borbottii, della qualunque!
Invece la signora al risveglio, col coraggio tipico delle donne in questi casi, si metterà la prima cosa che troverà sparsa per casa, una rivista, no scherzo, una maglietta, una spazzolata ai capelli e via, preparerà un caffè da offire al mostro che sta uscendo dal bagno. Un mostro circondato da una nuvola di borotalco e da un’aura di litri d’acqua di colonia, che si avvicinerà al tavolo della cucina nella tipica impietosa luce fredda di una mattina senza sole. Sguardo basso come a dire:
- Ma tu chi sei? E io? Che ci faccio qui?
Ecco a cosa serve il senso del pudore, che invece avrebbe suggerito un biglietto da scrivere e da lasciare sul comodino, alle prime luci dell’alba “grazie di tutto,ti chiamo domani”. Perché la vita non è un film, e non ti risvegli mai vicino a Julia Roberts e a George Clooney!
Ma sempre accanto a Franco o a Marisa! Però, attenzione, se si regge all’imbarazzo di questo quarto d’ora, e si mettono da parte i pudori, credetemi: è amore!

lunedì 1 dicembre 2008

Quando una telefonata non arriva


C’è un momento nella vita in cui volenti o nolenti saremo messi nella condizione di aspettare una telefonata importante, purtroppo non si può chiamare noi, perché questa che aspettiamo è quella dove ti devono dire solo una parola: SI. Infatti la telefonata con il NO in canna arriva subito o nemmeno arriva, non lo sprecano nemmeno il gettone per dirti no. Si tratta quindi di telefonate di due tipi, d’amore e di lavoro... e l’unica cosa che chi l’aspetta può fare è NON telefonare. Il motivo è chiaro, chi aspetta ha già chiarito tutto dando la propria disponibilità, sia nell’amore che nel lavoro, all’interlocutore è tutto chiaro, non ci sono dubbi, non è che al lavoro pensano “Non lo so se Paolo se la vuole prendere questa responsabilità” oppure se in amore Barbara pensa “Non so se Paolo mi ama ancora!” Sì, Paolo ti ama disperatamente! Sì, Paolo vuole quella responsabilità! E loro lo sanno benissimo. Quindi bisogna aspettare. La tragedia è proprio nell’attesa. Perché nel frattempo succede di tutto, il telefono squilla, ma non è mai la telefonata che aspettavi, e quando ti precipiti sul telefono perché stavi in cucina a prendere un bicchiere di Citrosodina, senti uno squillo in lontananza, corri sul telefono, ci voli sopra come Superman e chi era? Tua madre:
- Novità?
- NESSUNA! ti richiamo...
Oppure ti chiama un’amica cara lasciata dal suo uomo e ti attacca una telefonata che non finisce più e tu ti trovi a dare consigli che in realtà non riusciresti mai a mettere in pratica, ti fai chiamare a casa così lasci libero il telefonino che metti vicino alla finestra per essere sicuro che ci siano 10 tacche...
Poi arrivano telefonate di cui non riconosci il numero, e pensi “adesso ci siamo, sono loro, è fatta!” Invece è il tappezziere, l’agenzia di viaggi, la tintoria, uno che ha sbagliato numero, e dopo 2 minuti ti richiama ed è sempre lui, e lo vuoi ammazzare, “ma ci deve essere un contatto...” dice lui.
- Sì, sul suo, il mio funziona perfettamente!
Però poi ti prende il dubbio e chiami la Telecom e gli chiedi “fate la prova col satellite, per favore?”
Passano le ore e non succede niente, perché nel dubbio non si sono presi impegni apposta pensando “così appena mi chiamano sono libero” ed è un errore perché è proprio quello il momento in cui ti chiamano: il momento in cui hai da fare. Andate al cinema così potrete vedere se arriva un sms all’uscita che vi avvisa che vi hanno cercato e un po’ vi cullerete in questa attesa trepidante e invece NIENTE! Ma ci sarà un momento in cui arriva questa benedetta telefonata, no? Certo, quando siamo in bagno! E ovviamente ce lo siamo portato in bagno il cellulare, ma è il telefono di casa che squilla, allora cerchi di fare tutto di corsa e quando arrivi hanno già chiuso e ti vuoi ammazzare, vedi l’identificativo di chiamate perse, ANONIMO! Ecco, erano loro, era lei! E adesso? Torni in bagno, squilla il cellulare, sempre ANONIMO ma finalmente rispondi in tempo:
- Pronto?
- Buongiorno, lo sa che da oggi può non pagare più il canone Telecom?
Muori! Io voglio pagare tutto, basta che mi chiami qualcuno. Che dico io!

venerdì 28 novembre 2008

Il guardaroba essenziale


Amici, in questo tempo di crisi sono pronto a darvi la lista degli abiti che devono comparire nel guardaroba essenziale dell’uomo moderno (e che tra l’altro sono di Giorgio Armani in un’intervista del 1981 e da me riveduti e corretti!).
Le giacche sono due, una blu e un tweed, basta! Pantaloni, uno grigio scuro, uno cachi, e ovviamente un paio di intramontabili jeans, e basta! Un completo, uno solo, magari un gessato anche di vostro padre, quello del matrimonio... Camicie: due bianche, e devono essere proprio due, perché se una è sporca, l’altra sta nel’armadio che ci aspetta. Poi se volete ve ne comprate una a righe più sportiva e basta!
I maglioni, solo a girocollo, e sono 3: blu, verde, bordeaux, e basta! Non voglio sentire ragioni, con quei coloracci pastello degli anni 80 che si vedono durante i TG nelle interviste che fanno per strada a quelli che fanno shopping, hanno sempre maglioni gialli o rosa o azzurri che fanno schifo! Sono quelli che poi non comprano niente, infatti hanno sempre quei maglioni, che, ve lo dico io, sono quelli che gli vengono regalati a Natale, riciclati da nemmeno un’ora! I calzini per favore solo blu, e basta, solo blu, blu, blu!
Per uscire un giubbotto di pelle vecchio, non ce l’avete? Al mercatino te li tirano in faccia, un impermeabile o una giacca a vento, e basta! Abbiamo finito, al limite un cappotto blu giro manica, non raglan, giro manica blu presidenziale, quello di Obama per capirci. Le scarpe, attenzione non scivoliamo su una buccia di banana, sono quattro: una marrone traforata elegante all’inglese, non facciamo nomi di marche, Church’s, una sportiva con gomma per l’inverno quando diluvia, una nera per la sera e solo per la sera, quindi dopo le 17 d’inverno, dopo le 20 d’estate. E un paio di scarpe da ginnastica, o come si chiamavano una volte scarpe da tennis, quando l’unico sport ammesso era il tennis, in quel caso quindi le Stan Smith con il tassellino blu e non verde troppo giovanili, se sei giovanile non sei giovane.
Per la donna parliamo ovviamente di pochissime cose perché basta che si mettano un paio di jeans con un cinturone di cuoio, un pullover a collo alto nero di cachemire e un decoltè di Sergio Rossi tacco 12, fatto! Che ci vuole? Tanto poi si leva tutto in un attimo e lei rimane schicchissima solo col tacco 12, no? Perfetta!

martedì 25 novembre 2008

Adolescenza now we can


Abbiamo visto quanto sia terribile vivere da adolescenti l’adolescenza, perché è ovvio poi come sia molto meglio viverla e avere 40 anni, te la cavi molto meglio, sapresti fare tutto con l’esperienza degli anni vissuti, sapresti rispondere ai professori:
- Rossi, interrogato in greco!
- Professoressa, adoro quando mi chiama alla cattedra ma oggi non mi sento all’altezza e vorrei evitare una brutta figura proprio con lei...
- Se mi dici così Rossi, mi costringerti a metterti 2!
- Faccia come crede Professoressa, forse impreparato potrebbe essere una soluzione?
- Mi sembra un’ottima idea...
- Cosa fa stasera?
- Niente d’importante, perché?
- Pensavo di passarla a prendere, potremmo andare a cena, e magari dopo le andrebbe di rispiegarmi l’aoristo?
- Allora ti aspetto, Riccardo.
- Va bene per le 9?
- Ma certo...
Oppure pensate al primo appuntamento con la ragazza che ci piaceva da morire, di cui eravamo innamorati ma ovviamente lei ci schifava perché come minimo avevamo i brufoli e la voce rotta dall’emozione:
- Domani, ti volevo chiedere, se per caso, ti andava, magari, cioè, io potevo passare, col motorino (anche se piove) noi, io, tu, noi, ci copriamo, andiamo in giro...
- Sparisci, sgorbio!
Finito tutto, invece con la testa dei 40 diventa tutta un’altra cosa, già come glielo chiedi:
- Domani per favore fatti trovare pronta alle otto e mezzo, mettiti carina, ti mando una macchina...
- Va bene...
Passerà un autista che le apre la porta e la chiamerà Signorina, ha 14 anni, e la porterà sotto casa mia, io scendo dopo aver salutato i miei e averli rassicurati che non farò più tardi di mezzanotte, ho 16 anni sono adolescente, la macchina ci porterà al Teatro Sistina, mentre fuori piove, per sentire Paolo Conte dal vivo, due poltronissime centrali alle quali saremo accompagnati dalla direttrice del teatro, non prima di essere passati in camerino a salutare Paolo, che sarà ovviamente felice di conoscere la ragazza e alla quale poi dedicherà “Via con me” dal palco salutandola per nome. Subito dopo il concerto, mentre tutti si affanneranno a cercare un taxi sotto la pioggio, noi invece avremo Luigi, l’autista, che ci aspetta con l’ombrello BRIGG, l’unico ombrello al mondo degno di tale nome, by appointment, e ci porterà al tavolo già prenotato da McDonald, è ovvio abbiamo 16 anni, la fila la fa lui e ci porta il cheese burger, a lei il filet-o-fish, sta già a dieta, la coca light e una candela accesa sul tavolo, piccola di Ikea, per non dare nell’occhio... Poi la riporterete a casa, scendendo dalla macchina, l’accompagnerete sulla porta e prendendole la mano le direte a voce bassa:
- Mi hai fatto passare la più bella serata della mia vita!
- Che carino, grazie...
E vi darà un bacio che voi rifiuterete:
- Per favore, non corriamo, vai a dormire, ci vediamo domani in classe...
Quella muore! E sarà vostra per sempre, con questo semplice trucco. Quindi ricordate: adolescenza si grazie, ma a 40 anni!

lunedì 24 novembre 2008

Adolescenza never again


Sgombriamo il campo dall’equivoco sui bei tempi dell’adolescenza, la realtà è che si tratta di anni terribili, e per un solo motivo, perché per la prima volta nella nostra vita fanno la loro comparsa i veri nemici dell’essere umano, sia uomo che donna: GLI ORMONI. Questi succhi mi hanno rovinato la vita, prima si stava tanto bene, con tutti che ti vezzeggiavano:
- Ma come sei carino, quanti anni hai?
- 7!
Invece quando arrivano gli ormoni non sei più niente, sei in loro balia, ti cambia la voce di colpo:
- Pronto!
- Scusi, ho sbagliato numero...
- Mamma sono io!
- Oddio, un mostro!
I peli: quando spuntano, ti vergogni di tutto, perché ti sembrano volgari, “oddio, ma che sono miei?”
Ma anche se non spuntano, non va bene, con le madri che si confidano guardandoti da lontano:
- Ma tuo figlio ancora niente?
- No... sai, lui è in... ritardo!
Ma io veramente non me ne ero accorto. E poi le ragazze che ti guardano in modo diverso, ti devi cominciare a vestire carino se no sei un soggetto, ogni cosa che dici deve essere fantastica, giusta, se no sei un soggetto, devi avere per primo un gadget qualsiasi, da esibire, se no sei un soggetto!
In discoteca, di pomeriggio, devi avere il coraggio di ballare, con lei che già lo sa che ti vergogni e si diverte e vedere che soffri...
- Scusa, ché balli?
- No!
Oppure, peggio, quando ci devi provare con una ragazza, senza nemmeno sapere ancora bene perché:
- Scusa io volevo sapere se ci mettiamo insieme...
- No, non è possibile.
- Allora ciao, però rimaniamo amici...
- Si certo, che mi frega?
Poi arriva uno dopo di te, che ti sembra un orco, che poi era Claudio Amendola, che manco glielo chiede, la prende e le da un bacio con una lingua così, e lei sviene subito! Perché era già Amendola, già da piccolo...
Torni a casa e ti confidi con Nonna:
- Riccardo, ricordati: chi pecora si fa, il lupo se la magna!
Quindi vi dico che io non voglio tornare adolescente, perché come diceva Jovanotti:
“Vorrei passare dai 10 ai 30
per non subire questa tortura
il primo amore, la prima casa
dover vestire quest'armatura
il primo amico che ti tradisce
o che magari tradisci tu
il primo treno che non ci sali
e che magari non torna più.”

giovedì 20 novembre 2008

Uomini in circolazione...


In questo caso non c’è bisogno di premesse in quanto già sappiamo tutti che l’uomo è stupido, quindi va aggiunta un’altra caratteristica, la ricchezza, tanto per bilanciare...
MEDIA BELLEZZA E INTELLIGENTE: ce la farà anche se povero, un sorriso fatto bene aiuta, è un uomo che non spaventa, buon amico di tutti e tutte.
MEDIA BELLEZZA E STUPIDO: è un tipo d’uomo purtroppo molto diffuso, nei salotti della buona borghesia lo si trova spesso a parlare di stupidaggini, sbagliando su tutto, su qualsiasi argomento dice un inesattezza, e non finisce mai una frase, non si ricorda mai un nome, una tragedia, una pizza:
- Come si chiama coso, quello che sta con cosa, che ha fatto un figlio con quello, dài coso, su hai capito...
Anche con il tempo atmosferico: fa freddo? va in giro in maniche corte, e non si ammala. Fa caldo? Sta col pullover sulle spalle, “sai la sera rinfresca”, è banalissimo...
BRUTTO E INTELLIGENTE: è il più fortunato di tutti, perché la donna vera non rimane impressionata dalla bellezza nulla, ma dall’intelligenza, ecco che si fionderà tra le braccia di quest’uomo che alle spalle sarà inviaditissimo da tutti quelli belli e stupidi.
BELLO E STUPIDO: al momento ne siamo pieni, può essere anche povero, diventerà molto ricercato dalle signore sole, che lo usano come un gigolò gratis, nel senso che loro sono ricche e quindi non gli fanno mancare niente. Se invece ricco, verrà cercato dalle suocere in quanto genero ideale facile da dirigere per le decisioni da prendere sui capitali, i film sono pieni di questi tipi...
BRUTTO E STUPIDO: sparati! E se sei ricco devi stare anche molto attento al tuo patrimonio con una squadra fidata sin dai tempi di scuola di amici avvocati e notai. Se sei pure povero, cerca almeno di diventare amico del tuo peggior nemico, almeno prenderai gli scarti del...
BELLO E INTELLIGENTE: una rarità, e può essere anche povero, troverà comunque la donna della sua vita, ma se è ricco sarà un uomo felice perchè potra scegliere chiunque e si innamorerà di quella bella, molto più intelligente e anche poverissima. Insomma l’unica che in tutta la vita gli ha detto di no!

mercoledì 19 novembre 2008

Donne in circolazione...


Premesso che non esiste una donna, una sola che sia stupida, perché comunque sarà sempre più intelligente di qualsiasi uomo esistente sulla faccia della terra, vorrei fare il gioco degli incastri delle categorie:
MEDIA BELLEZZA E INTELLIGENTE: arriva dove vuole, sono le vere donne di potere, quelle che stanno accanto a uomini importanti, le segretarie perfette, quelle che fanno di un uomo quello che vogliono. Si mettono anche con uomini più brutti, perché ci vedono qualcosa...
MEDIA BELLEZZA E STUPIDA: può essere la donna più felice del mondo, purtroppo senza saperlo, cioè felicità senza coscienza, perché troverà tutti gli uomini del mondo, in quanto con la bellezza non gareggia con le altre donne e con l’intelligenza media non spaventa. È quella che a Roma chiamiamo “fregame piano”, sta anche in “Grasso Grosso Matrimonio Greco”, in quella scena dove due donne dicono che dovranno far finta che sia il maschio ad avere l’idea vincente che in realtà hanno avuto loro...
BRUTTA E INTELLIGENTE: può essere la più sfortunata, perché si sentirà sempre scalzata da quelle un po’ più belle di lei, potrebbe essere rancorosa, odiare le sue amiche che solo per il fatto di essere più belle di lei riescono a raggiungere gli stessi obiettivi più facilmente. Per ogni cosa dovrà avere più pazienza, ma i risultati arriveranno...
BELLA E STUPIDA: la donna preferita da tutti gli uomini del mondo ma solo per poco tempo, è secondo me una categoria che deve darsi da fare per ottenere un po’ di più dell’attenzione di una sera, deve cioè studiare di più, leggere di più, fare un corso di qualcosa...
BRUTTA E STUPIDA: sparati! Purtroppo non è colpa sua
ma attenzione deve fare amicizia con la sua peggior nemica, la...
BELLA E INTELLIGENTE: una donna sola! Spaventa tutti: gli uomini non ci provano per paura della buca, le amiche la odiano perché è troppo bella, un inferno! Insieme possono aiutarsi e conoscendo i difetti l’una dell’altra, si accontenteranno di quello che offre il mercato, o meglio, quello che passa il convento.

martedì 18 novembre 2008

On the bus


Sull’autobus c’è un campionario di tipi psicologici senza fine. È difficile immaginare che così tante persone così diverse da noi siano tutte proprio sul NOSTRO autobus, eppure è così. Attenzione alle persone che siedono sul posto di corridoio anche se quello vicino al finestrino è libero. Sono quelli che contano sul fatto che non ci andrà di chiedere “È libero?”. E quindi con la loro arrogante seduta impediranno a mezzo autobus di non sedersi per un non meglio precisato senso di colpa di disturbo non dichiarato. Bene: anche se ci manca una fermata, gli si chiede di farci accomodare, lui sbufferà e noi olimpici ci siederemo al finestrino. Ma ecco la meraviglia e la stizza dipingersi sul suo volto quando noi dopo nemmemo un minuto gli chiederemo di scansarsi per farci scendere! APPOSTA, si fa APPOSTA in questo modo: vedrete che la prossima volta scivolerà in automatico accanto al finestrino... E fateci caso, tutti quelli che stanno accanto al finestrino sono tutte persone carine, a differenza di chi occupa quello di corridoio che è sempre ingrugnato.
Ovviamente sappiate che se vi capita di sedere accanto a una ragazza che sta ascoltando l’iPod e alzandovi lei vi guarda sorridendo, è molto probabilmente la donna della vostra vita. E dovrete scendere con lei.

lunedì 17 novembre 2008

Il primo deejay della storia


George Gershwin, senza di lui amici noi oggi non saremmo qui, un uomo nato a Brooklyn e morto a Beverly Hills come John Belushi! 39 anni e basta vissuti tra il 1898 e il 1937, poveraccio, un uomo che ha scritto le più belle canzoni del mondo, anche più dei Beatles, un uomo che a 16 anni lavorava per un negozio dove suonava il pianoforte a bacchetta per aiutare i clienti a scegliere le canzoni che una volta venivano vendute solo su spartiti, il primo supporto di sempre: George, il primo deejay della storia, un juke box vivente ...
È stato l’uomo che ha fatto entrare il jazz, nelle sale da concerto, sdoganando questo genere in ambienti più elitari, diciamo così, e la cosa che mi piace da morire di Gershwin è la sua compattezza, con due dischi hai risolto ed è tutto di prim’ordine:
- Rapsodia in blue, 1924, gli venne commissionata da una orchestra jazz, fatto, 16 minuti saccheggiati da tutto il mondo per comunicare un atmosfera, un orgoglio, un pentimento, un sentimental! C’è tutto in quei 16 minuti...
- Un americano a Parigi, 1928 quando andò da Ravel a chiedere lezioni di arrangiamento e Ravel gli rispose:
- Perché essere un mediocre Ravel quando si è già un fantastico Gershwin?
- Allora vado?
- Si, vai caro...
- Me ne vado?
- E vattene!
e scrive “Un americano a Parigi” semplicemente andando in giro per Parigi, ai giardini delle Tuileries, per gli Champs!
- Porgy and Bess, 1935, voleva scrivere un’opera, e trova un libretto dalla trama assurda, ma chi se ne frega della trama, lasciamoci prendere dalle melodie fantastiche che George ha trovato nell’aria, così come Mozart le trovava per caso. La cosa strabiliante di Gershwin è che se, quando ascolti la sua musica in una sala da concerto, ti ritrovi a stringere la mano della ragazza che ti sta accanto, è quella ragazza che deve diventare la donna della tua vita!

giovedì 13 novembre 2008

Alla mia età


Alla mia età diventa più difficile fingere un sorriso
quando sai che chi ti guarda si accorge che dentro non ce l’hai
Salutare qualcuno e chiedergli come stai
diventa uno sforzo che non vorresti fare mai
Alla mia età cominci a contare gli amici della vita,
quelli che conoscevi da più tempo e che ora non cerchi più
e quelli che prima non volevi e adesso li cerchi tu
Alla mia età quello che ti piaceva più di tutto
all’improvviso diventa brutto,
e il pianto che a volte ti consolava
diventa un oasi senz’acqua e lontana
Alla mià età pensi agli errori che hai fatto
e che non dovevi cercare differenza tra rimorso e rimpianto
quando amavi e non lo sapevi, quando giocavi e poi perdevi
Se non riesci alla mia età a dire chi sei, che fai, come mai,
non sei niente e probabilmente non lo sarai mai
Alla mia età ti chiedi anche se hai fatto del male
e scopri che i lividi che ti senti addosso
sono quelli dei pugni che hai dato tu
Ma vedi, amico, e su questo non c’è età,
so che devo dire grazie a chi sa perdonare me, alla mia età.

PS: con questo titolo, strepitoso, by Tiziano Ferro, non potevo non provarci.

mercoledì 12 novembre 2008

Il pranzo della Domenica


Vanno preferiti i ristoranti tradizionali, anzi i posti dei vecchi! Con quelli non sbagli mai e soprattutto per le ragazze sono posti mai visti perché tutti per stupire ti portano al posto nuovo, nuovo per nuovo, ci sei mai stata? No! E allora io ti porto alla Campana, dove ci vanno i vecchi la domenica, arrivano sempre all'una meno cinque dopo la messa di mezzogiorno, con il blazer blu con i bottoni d'oro e la cravatta regimental del 63, le signore hanno tutte il cachet viola nei capelli, il filo di perle, il tailleur a scacchi e il rossetto che gli ha sbavato sui denti. C'è il tavolo prenotato, che ti permette di parlare in un modo diverso, più elegante, più da uomini di mondo:
- Mario, il mio tavolo?
- Eccolo Signor Rossi, prego in fondo...
Come ci aiuta Mario a scegliere?
- Signora, mentre decidete gradisce un carciofo?
- No caro, prendo dopo una verdura per contorno...
- La cicoria ripassata?
Embè sì perché i signori mangiano come pazzi, se ne fregano della dieta, almeno di domenica. Ordine tipico: un po' di prosciutto con la focaccia mentre aspettiamo, ci mettiamo vicino due fiori di zucca? Un frittino per due soltanto, due mozzarelline? Per primo è appena uscita una bella lasagna calda calda, oppure un tagliolino al doppio burro? Per il dottore la solita amatriciana e la signora mezza lasagna, va bene?
- Se no, Mario, che altro c'è? Una cosa diversa per cambiare?
- Bè ci sarebbe il piatto del locale, che sarebbe "fettuccine con panna, piselli e prosciutto, che è il nostro piatto, la nostra specialità...
Capirai... la boscaiola, no? E' sempre lo stesso dappertutto...
- Per dopo? Allora... porto un abbacchio al forno con le patate, no per lei la cicoria di prima, due cotolette a scottadito, per l'avvocato va bene l'abbacchio, un bel pezzo, magro, va bene, la signora gradisce un roast beef? Tagliato fino? Il sughetto? Niente, m'avete portato l'amica vostra che non mangia, un insalata verde? No, carote e finocchi, olio e limone, vado! Ah, da bere? un litro bianco, il nostro, no? Una minerale? Mezza, in caso d'incendio! Ah ah ah.
Dopo il pranzetto, l'avvocato chiede a Mario di portargli il "comodino", che è il carrellino con tutti gli amari, mentre la signora senza battere ciglio e senza più rossetto, chiede olimpica:
- Mario, che dolci ci sono oggi?
- Allora la bavarese, il montblanc, il millefoglie, m'è rimasta una fetta di mimosa, poi ovviamente le nostre mousse di fragola, di cioccolato, il creme caramel, le crostate, i semifreddi
- Non c'è il tiramisù?
- E come non c'è? Per lei invece una macedonia, no? Certo!
A questi straordinari camerieri è un piacere lasciare la mancia, lauta, dopo aver chiesto il conto, che ti portano sempre piegato in un modo che non capisco lo piegano a due terzi, perché? Per farmi leggere l'intestazione? Lo so, ci sto dentro! Comunque bella mancia sempre in cash, mai con la carta di credito, mancia che ti permette di fare una domanda in confidenza:
- Scusi Mario, ma chi era la signora con il Dott. Taddeucci? La moglie?
- Non credo: ha pagato in contanti!

martedì 11 novembre 2008

I wanna be the First Gentleman


Ho capito finalmente qual è il lavoro della mia vita: il First Gentleman. Da quando i Bush hanno aperto la Casa Bianca agli Obama, è chiaro che la vita più divertente la farà Michelle, la nuova First Lady. Vi dico solo che Michelle ora possiede il catalogo del mobilio della Executive Mansion, (non lo vorreste a disposizione per un weekend?) anche se le bambine vogliono assolutamente arredare loro le proprie stanzette. Mi chiedo quanto possano rosicare i genitori dei bambini non invitati alle festicciole che le piccole Obama surely organizzeranno. Pensa ai discorsi dei genitori che le vanno a riprendere,
- Che c’è Mister Obama?
- Oh, Signor Rossi che mi dice?
- Eh sta crisi, i tassi che pizza! Stasera che fate?
- Mah, ci mangiamo una cosetta, che fate rimanete? Michelle, stasera i Rossi si trattengono, oh due spaghi niente de che, va bene?
- Ma certo, ma la macchina dove la metto?
Insomma io preferirei che mia moglie facesse il Presidente degli Stati Uniti d’America e per il resto faccio tutto io, non ci sono problemi, falla tu la Mrs President che io faccio il First Gentleman:
- Le bambine a scuola ce le porto io amore, non ti preoccupare... Sì, dal macellaio ci vado io, da Annibale, ordino tutto là...
Quali sono alla Casa Bianca i problemi che DEVE comunque affrontare la First Lady? L’albero di Natale, e l’uovo di Pasqua. Io so benissimo come risolverli, infatti l’albero lo faccio già molto presidential! Ovviamente finto, fintissimo, di pura plastica, a meno che non si abbia un giardino dove da piccoli hai piantato un abete che miracolosamente ha preso. Gli addobbi sono soltanto uno: un filo lungo un km di luci bianche, e final touch, il puntale come la torre centrale del castello di Biancaneve di Disneyland, quello con la palla sotto, ma di titanio! Albero fatto, passiamo all’uovo: da Moriondo e Gariglio, a Roma, stavano sotto al Quirinale, in un buco, e ci è andata pure la Regina Elisabetta quando è venuta a Roma nel 1980, perché hanno i cioccolatini più buoni del mondo. Quindi l’uovo si compra là, ci metti le sorprese che ti piacciono di più e non quelle schifezze che ci trovi dentro e che le butti o le porti al mercatino della parrocchia, come al solito... Finiti i problemi alla Casa Bianca!
Comunque la nuova First Lady deve essere un genio, perché come la vuoi definire una che come prima cosa ieri non appena arrivata alla White House, ha chiesto del ciambellano per dirgli che non ha alcun bisogno dell’ufficetto accanto allo studio ovale, quello che per capirci Hillary Clinton volle a tutti i costi. Perché era lì che Clinton ci nascondeva Monica Lewinski!
PS: nella foto eccomi mentre vado a visitare le camere da letto...

lunedì 10 novembre 2008

Luck be a lady tonight



Con una donna così, non serve certo fare la ricognizione del Dna come adesso promettono a Zurigo per trovare l’anima gemella. Guardate la foto, guardate come è vestita: simple sartorialist! Una maglia a coste su un pantalone che mi svela la coscia scattante mentre attraversa la strada. Solo un paio di occhiali in mano, non cellulari né chiavi, né portafogli, né niente. Non serve niente, baby, ho tutto io il resto che ci serve per essere felici, stappo lo champagne se mi dici si!

venerdì 7 novembre 2008

Dove sei Pussy Galore?



È chiaro che prima di cominciare qualsiasi discorso su James Bond la premessa obbligatoria senza la quale non si va avanti è che James Bond, l’agente segreto con licenza d’uccidere al servizio segreto di Sua Maestà è solo e soltanto Sean Connery. Solo lui può dire, con la voce splendida di Pino Locchi, “il mio nome è Bond, James Bond”.
La cosa pazzesca è che quando non esistevano le cassette betamax, tantomeno le VHS, c’erano le magnifiche riedizioni dei film, come si chiamavano allora. D’estate, quando tutto chiudeva, come oggi peraltro, al cinema Adriano a Roma si poteva rivedere quindi un film di 007 di qualche anno prima e che puntualmente riusciva l’autunno successivo ma nelle sale parrocchiali a 500 lire. E fu quindi nel buio del cinema Euclide, che il vostro cronista vide per la prima volta “Agente 007- Missione Goldfinger”. Con la prima scena con Sean Connery (all’epoca aveva solo 34 anni) che esce dal mare con una muta e sotto sta in smoking! Lo voglio fare anch’io...
Aston Martin DB5 che il produttore Broccoli regalò (il modellino) al principe Carlo, principe oggi come allora, del resto, vedi come non cambia niente? La partita a golf con Goldfinger, la palla era una Slazenger! E quel’assistentaccio di Goldfinger, Oddjob, che aveva la bombetta truccata con la lama circolare, che la vorresti sempre nel traffico quando incontri qualcuno che guida d’estate con il braccio fuori dal finestrino, no? Un bel lancio di bombetta e via! Oh, pardon...
E quelle ragazze? Brutte? Una si chiamava Pussy Galore! Ma che nome è? Ci voglio uscire solo perché si chiama così:
- Pussy, amore, non trovo il termometro, dove l’hai messo?
- Sul comodino, Richard, l’hai lasciato tu li...
Ce n’era un’altra, Jill Masterton, che alla fine veniva trovata tutta coperta d’oro, molto sexy, non rifatelo a casa che poi muore!
E lo stesso Goldfinger che soffriva, ma non era vero, era una scusa, di agorafobia, la paura degli spazi aperti: impari questa cosa e poi anni dopo la verifichi al ginnasio quando scopri che in greco “agorà” significa piazza: un film didattico!
E poi l’orologio della bomba situata dentro Fort Knox e di cui James Bond avrebbe dovuto impedire l’esplosione: c’era un countdown con i secondi in primo piano, mio padre mi chiese:
- Secondo te a quale secondo ce la fa?
- All’ultimo, a 001!
- Secondo me invece al settimo secondo! Perché così il contatore si ferma a 007!
Fantastico! Era vero! Sean Connery anche nella vita era un po' comunque come James Bond, tanto che nel 1964, subito dopo aver girato Goldfinger, è andato per fatti suoi al Casino di Saint Vincent che sta in Italia, va al tavolo della roulette in smoking, tutti lo guardano, punta sul 17, esce e lascia la vincita, 35 volte la posta, gira la pallina, e riesce il 17, rilascia la vincita, 35 volte la posta che era già 35 volte la vincita di prima, rigira la pallina, ariesce il 17! E che è? Ma chi sei? 007?

giovedì 6 novembre 2008

Elogio del perdente



Oggi amici parliamo di un perdente. Il perdente numero uno, il Senatore McCain, che poche ore dopo il verdetto delle elezioni più pazze di tutti i tempi, non ha esitato a riconoscere con i suoi sostenitori di aver perso la corsa alla Casa Bianca. Davanti a una platea che fino a un minuto prima sperava e un minuto dopo piangeva, davanti alla platea dei suoi sostenitori che non voleva sentire quelle parole, è riuscito a calmarli e a dire “ho perso, e la colpa è solo mia!”
Ieri il Senatore McCain, un uomo che ha combattuto in guerra dove esistono solo vincitori e vinti, ha dato una lezione a tutto il mondo: riconoscere con la morte nel cuore la sua, e solo sua, sconfitta con Barack Obama. Pochi minuti prima aveva avuto l’onore, così ha detto, di riconoscere proprio al vincitore di aver perso. È stato importante, è stato praticamente un atto di amore, perché nella vita non ci sono vincitori senza vinti. E senza quella telefonata oggi Obama non sarebbe davvero Presidente degli Stati Uniti.
Ho perso, ho sbagliato, non sappiamo più dirlo. Eppure è proprio nella sofferenza e nella consapevolezza di essere arrivati secondi e quindi ultimi, che si trova la forza per accettare la sconfitta. Se nella vita si riuscisse a dire nel momento della sconfitta “ho perso” sarebbe più facile vivere. Sarebbe più facile per tutti, anche per chi ha vinto, perché non sarebbe solo sulla montagna a gridarlo al vento. Nella vita di tutti i giorni mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. Nel lavoro mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. Nell’amicizia mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. In amore mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. Se ci riuscissi sarebbe bello, e mi sentirei meglio. Perché è nel riconoscere di aver perso una battaglia che si trova la forza di guardarsi allo specchio la mattina dopo, come dopo una sbornia, cercando di rimettersi in piedi, di ritirarsi su, di ritrovare se stessi. Per avere il coraggio di dire: io oggi sono un uomo migliore.
Perché io oggi ho perso.

mercoledì 5 novembre 2008

Nice to meet you, Mister President!



Se anche Mike Bongiorno riconosce che Obama non poteva non vincere facendosi scappare un "ma avete visto come sale le scale?", vuol dire che Barack DOVEVA vincere. L'eleganza torna alla Casa Bianca. Tirate fuori gli smoking, lucidate le scarpe, imparate a farvi il fiocco a mano del papillon, sbarbatevi, chiamate una ragazza e chiedete di farvi, a voi per una volta, da chaperon, da First Lady, imparate le buone maniere, sfoderate un sorriso, inchinatevi leggermente e fatele un baciamano, troverete un polso con un goccio di Oyedo, e un filo di perle, il rossetto poco, lo charme tanto... E andiamo a 1600 Pennsylvania Avenue con una macchina:
- Permesso? Mi aspetta il Presidente!

martedì 4 novembre 2008

Una nonna per amico



Un uomo chiamato Barack Obama questa notte ha perduto la donna che lo ha cresciuto tra mille difficoltà, contro tutto e tutti, una donna che lui stesso ha definito “la pietra angolare della mia famiglia”. Questa donna, amici, non era sua madre, era sua nonna: il suo nome era Madelyn Dunham e lui la chiamava affettuosamente “toot”, “nonna” in hawayano. Stiamo parlando di una donna che ha tirato su il forse futuro Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma prima di tutto un uomo che, in questa campagna elettorale che abbiamo vissuto oltreoceano, è riuscito a incantarci con le sue parole, con il suo atteggiamento e, personalmente, con il suo discorso a Berlino. Quando era chiaro ormai che la fine di questa donna si avvicinava, Obama non ha esitato a interrompere la campagna elettorale più incredibile della storia degli Stati Uniti per darle un saluto, che non poteva essere che l’ultimo, come poi i fatti hanno dimostrato stanotte.
Perché una nonna vale più di una madre, perché è madre due volte, è tra nonna e nipote che si stabilisce un dialogo adulto, non come quello di una madre per il quale il figlio sarà sempre un cucciolo mai cresciuto. Una nonna arriva al cuore del nipote come una vecchia fidanzata che rincontri per caso dopo anni, è fuorigioco. Non ha aspettative, lei ti parla, lei ti spiega, lei ti consiglia, poi sta a te. Se non segui i suoi consigli non ci sono punizioni, ma solo la vita che si spiega davanti a te.
Voglio quindi credere che se domani il Presidente degli Stati Uniti d’America fosse Obama, il merito sia di una donna che non ha avuto nemmeno il privilegio di vedere se quello che ha insegnato sia poi servito veramente. Quello che è certo è che comunque vadano le cose, un uomo dopodomani prenderà un aereo per dare l’ultimo saluto alla donna che lo ha cresciuto.
Barack Obama forse sarà Presidente o forse no, ma quel che più conta sarà semplicemente un uomo, suo nipote.

venerdì 31 ottobre 2008

Ore 21, l'ora delle Streghe!



Allora Halloween, una festa divertente, innocua, che prevede la solita disparità tra le classi sociali dei bambini: a seconda del vestitino che si mettono, si capisce se hanno genitori miliardari o poveracci! In realtà è sufficiente uno straccio nero sulle spalle e un po’ di occhi cerchiati con il kajal di mamma e via per le strade della città a chiedere “dolcetto o scherzetto?”. Questi bambini sono struggenti a vederli per le vie di Sutri, perché è ovvio che questa festicciola ha senso solo se stai in un piccolo paesino, mica a Roma, dove vai in giro? con gli autobus che ti mettono sotto, di sera tutti neri non li vedi, al limite si può andare per condomini. Non parliamo delle feste, patetiche... Insomma arriva il bambino:
- Dolcetto o scherzetto?
- Amore... Scherzetto, così impari! Non te lo do il dolcetto!
Gli do una vecchia caramella al miele Ambrosoli scaduta o meglio una bella Rossana che ti si attacca ai denti così non parli più te ne ritorni subito a casa che fa freddo, vattene via! Che t’ammali!
Invece Halloween può diventare una fantastica occasione per organizzare una serata di un certo tipo: ore 21, l’ora delle streghe!
Sono le 21 ora italiana e mentre sto preparando la cena suona il citofono, è arrivata la ragazza che stavamo aspettando, la mia strega preferita, e se lei è in palla suonerà anche alla porta, tu chiederai, “chi è?” e lei dirà “Dolcetto o scherzetto?”
Dolcetto, amore, dolcetto... che serata ragazzi! Perché lei è vestita da strega, un pantacollant nero aderente come una seconda pelle, e stivaloni neri tacco 18 sopra il ginocchio, dolcevita nero aderentissimo e un basco, mica il cappellaccio! Ovviamente avremo preparato un risottino alla zucca, così rispettiamo la tradizione, con 4 etti e mezzo di parmigiano, se no non sa di niente! In casa solo candele lunghe e strette, non basse e tozze stavolta, però solo quelle, quindi prima si va da Ikea e ne compriamo 10 scatole e le accendiamo tutte! Quindi 100 candele tutte accese, si stappa lo champagne in una boule piena di ghiaccio, ridotto in poltiglia col martello, nella quale saranno immersi anche i flute enormi che riempiremo facendo cadere esageratamente lo champagne apposta anche sulla poltiglia per spreco, pronti a un brindisi lentissimo con lei che ti fa la gatta... ti sfondi di risotto e champagne tutta la sera e poi si vola insieme verso l’alba del primo novembre... Adoro Halloween!

martedì 28 ottobre 2008

Regole per la convivenza



Amici, prendete appunti perché potranno allungarvi la vita, sentimentale! Qui si danno le regole per la convivenza, per far si che duri. In quanto io sono in grado di dirvi quali sono le 3 cose che hanno assicurato un amore duraturo a coppie ottuagenarie ancora in vita. Primo posto i soldi! Nel senso che entrambi i componenti della coppia ne avevano ed erano indipendenti uno dall’altra. Ergo fine del teorema due cuori e una capanna, non funziona, quelli li lasciamo ai film “A piedi nudi nel parco” anche se è bellissimo purtroppo.
Secondo posto l’età. Mai più di 8 anni di differenza e comunque lui più grande di lei... e vabbè... Terzo posto, e adesso ci facciamo due risate, 8 interessi su 10 in comune, ci rendiamo conto, mica 3 o 4, ma 8!... Quindi parliamo di idee politiche in comune, oppure gusti decisivi, come chi ama i gatti sposi chi ama i gatti, chi ama i cani sposi chi ama i cani, l’oroscopo pure, aggiungo io,è importantissimo, più vai avanti e più te ne rendi conto!
Una convivenza va decisa a tavolino, non così su due piedi. Ecco perché vanno abolite le frasi tipo “lascio due cose qui, così le ritrovo la prossima volta...” NO! MAI! Un’altra frase va evitata e dovete scappare non appena la sentite per la prima, primissima volta, la parola stregata è “SPAZZOLINO”. Non si può, non si lascia, non lo voglio vedere manco morto, offro io uno spazzolino MONOUSO!
E veniamo alla casa. Non si ospita, nessuno va dall’altro essere umano. Se ne prende una nuova insieme. Ma con parti in comune e parti singole, tutto deve essere stereo, non mono. Quindi due linee telefoniche fisse, ognuna con collegamento internet separato, due computer diversi, due stampanti diverse, tutto con password blindata e di sicurezza tripla WEP, WAP, nemmeno da ubriachi dovrete mai rivelarla, per evitare tentazioni, quante storie sono finite per questo motivo? Tanto vale non rischiare...
Poi due camere da letto separate con bagno personale e studio per lavorare e tv dedicata, solo il salotto e la cucina saranno spazi in comune, dove fare pace dopo le inevitabili litigate. In questo modo si evitano tutti i piccoli litigi che sono i massimi responsabili delle rotture sentimentali, ricordate amici che sono proprio le piccole cose che minano un rapporto dalle fondamenta, mai le cose grosse, insomma su un tradimento, una bugia, un’omissione ci si passa sopra, ma sul dentifricio è impossibile!
Se putacaso arrivano i figli, basta che si cambi casa con un’altra stanza con bagno per ognuno di loro! Insomma non è semplice, e la regola alla fine è una sola: appartamenti separati e ognuno coi figli suoi! Così se la storia finisce il problema è solo entrare nel bagno e vedere un oggetto, uno zombi, uno scheletro, un fantasma: lo spazzolino, che si butterà subito senza guardarlo. Porta male.

lunedì 27 ottobre 2008

Cosa fare con 100 milioni di €



Sono uscite nei giorni scorsi svariate idee su come spendere questi soldi vinti con il Super Enalotto: una di queste era l’acquisto a Beverly Hills della magnifica villa de “Il Padrino” per 100 mln tondi tondi, ma è ovvio che non si può essere così cretini da spendere tutto in una botta sola, no? Ve lo dico io invece come si fa, innanzitutto chiarezza: la cifra va divisa, così diventa più facile gestirla e va divisa per 5, ergo 5 gruppi da 20 mln per uno.
Primo gruppo: per lavarsi la coscienza bisogna fare beneficenza così stai tranquillo, non ti rimproveri niente e potrai spendere il resto con leggerezza. Si prendono 10 amici e gli si regala con bonifico 2 milioni ognuno, si spera che siano amici già con famiglia e con qualche pensiero. Ovviamente prima di fargli il bonifico gli fai firmare un foglio con il quale s’impegnano a non farti mai più una richiesta di un euro per tutta la vita giustificandola col fatto che “ho sbagliato investimento” oppure peggio “non sai che m’è successo!”
Non lo voglio sapere, ciao! Ti ho aiutato, adesso basta.
Secondo gruppo di 20 mln. Casa tua, se non ti piace quella dove vivi ovviamente la cambi e te ne compri una di tuo gradimento, ma attenzione a non superare i 100 mq a testa, altrimenti diventa troppo grande e poi ti rompi. Se invece casa tua ti piace, ci stai bene, il portiere è simpatico, ti sei abituato ai negozi, al panettiere che ti da il pezzetto di pizza “ciao bello!” e così via, il consiglio è quello di allargarsi, ti compri gli appartamenti contigui, specie quelli dei vicini antipatici che di colpo diventeranno i tuoi migliori amici, li fai ridere, gli offri non il doppio ma anche il triplo di quello che vale casa loro, a un patto: “Ve ne andate stanotte, ok? Dormite in un bel residence e via... ok?” Con un assegno circolare in bocca scompaiono in un secondo e tu il giorno dopo cominci i lavori, fantastico, senza polvere, perché stai dentro casa tua e i muratori ovviamente nemmeno disturbano te con gli orari perché gli dici tu a che ora devono cominciare. Poi quando casa nuova è fatta te ne vai lì e cominci i lavori in quella vecchia...
Terzo gruppo: fin troppo facile, viaggi in prima con gli alberghi belli ma non esagerati, devi andare in quelli dei vecchi, la solita regola, quelli comodi, insomma i vari Grand Hotel del mondo, la cosa divertente è rifare le stesse cose mille volte, tipo “Mamma mia lo voglio rivedere pure stasera”, “ma l’hai visto oggi pomeriggio alla pomeridiana?” “E che mi frega? Lo rivedo!” Oppure, “Mannaggia ho dimenticato i guanti in albergo a Parigì, vabbè li vado a riprendere stasera così mi compro pure il brie che mi è finito!” Insomma piccole cose, non ti devi montare la testa, alla fine devi fare sempre la stessa vita, le stesse commissioni...
Quarto gruppo: l’amore! Conosci una che ti piace che deve essere carina, semplice, non una aggressiva difficile da gestire e la devi sedurre con due lire, per vedere se regge la povertà, gli stenti, se lei supera l’esame di indigenza, poi le dici la verità e NON vi sposate, te la porti nella casa da 100 mq per uno...
Quinto gruppo: ho pensato al mio futuro e faccio una donazione alla Casa di riposo Lyda Borelli degli Artisti a Bologna, così stiamo tranquilli tutti, perché se nonostante 100 mln ti va tutto male, almeno un lettino e un maccherone ce lo meritiamo, no?
PS: nella foto, la ragazza carina cui voglio fare provare un po’ di stenti...

giovedì 23 ottobre 2008

Come s'incassa un SuperEnalotto



Premessa importante, personalmente non ho voglia di controllare a mano le uscite, numero per numero, stai lì con la lente da tavolo comprata da Carmignani, quella in tartaruga pesante tipo Sherlock Holmes, anche perché porta male. Perché come dice Vittorio De sica nel Conte Max:
- Né gioia né dispetto devono trasparire dai tuoi lineamenti, freddo, impassibile, distacchèto. Ecco il segreto del vero signore: stare al tavolo da giuoco come se non rischiasse nulla.
- E se perde?
- Pfh!... nessuno se ne deve accorgere... (foto)
Ecco che quindi non saremo certo là sul giornale al mattino a controllare se abbiamo vinto, spizzando i numeri come carte a briscola ma con un paio di guanti in pelle tamburata presi da Viganò, vicino al Teatro Quirino, andremo alla ricevitoria più vicina a casa pronti alla sentenza. Ovviamente il più delle volte il risultato sarà “ricevuta non vincente”, qualche volta puoi aver fatto 3, e vinci i soliti 12 euro, però puoi fare anche 4, o 5 e già ti prendi 44000 euri, la macchina suona e il proprietario potrebbe urlare:
- Hai vinto, hai vinto!
- Pardon?
A quel punto sangue freddo: “la ricevuta prego” e te ne vai. Vi ricordo che fino a 5200 €, si può ritirare presso la stessa ricevitoria dove hai giuocato la scheda.
Ma mettiamo il caso che si faccia 6 o il 5 più 1. Di questi tempi, per non leggerlo sul giornale, bisogna andare a controllare all’alba per evitare che ci sia gente all’interno, che possa sapere della tua vincita milionaria. Si esce, dopo aver giuocato un'altra volta, comunque, per sicurezza, e a denti stretti gli dite “Attenti a dirlo in giro altrimenti non mi ricorderò di voi, capito? State zitti e ci sarà una ricompensa!” si esce e si va con un taxi, leggendo il giornale, dal tuo notaio, si entra e le signorine ti diranno:
- Buongiorno, desidera?
- Volevo vedere il notaio...
- Ha un appuntamento?
- No.
- Allora niente!
- Lo aspetto...
- Non so se potrà riceverla...
- Non importa, non ho niente da fare...
e NON VI MUOVETE DA LA, quello è l’unico posto sicuro di tutta la città in quel momento. Quando il notaio arriva, non muovetevi, sarà lui a chiamarvi. Le signorine chiederanno anche il motivo della visita durante l’attesa, e voi gli direte che volevate salutarlo, che era tanto tempo, eccetera...
Quando vi riceverà, voi tirate fuori il portafogli e gli mettete sul tavolo la ricevuta fatto! Pensa a tutto lui. In 120 giorni vi dirà lui il numero del conto sul qualr troverete la vostra vincita. Come spenderla ne parleremo in seguito ma adesso tocca vincere. Che ce vo’?

mercoledì 22 ottobre 2008

Il lento della nostra vita!



Il brano perfetto per rimorchiare alle feste di classe del sabato pomeriggio era un pezzo preso da un album del 1975 dei Pink Floyd, scritto da David Gilmour, Roger Waters, Richard Wright. La proprietà di questo disco era dei fratelli maggiori che avevano paura che glielo rigassimo con la puntina. Ma perché si aspettava questo pezzo alle feste ? Primo, perché era lunghissimo, durava 13 minuti e 40 secondi, secondo perché in quei 13 minuti e 40 ti dovevi giocare tutto con la vittima, e cioè quella poveraccia della tua compagna di classe che non sapeva, o forse sperava, vallo a sape’, che le sarebbe toccato l’approccio più sfrenato di tutto il pomeriggio, perché poi queste feste erano di pomeriggio, con la luce, e infatti tutte le serrande, le tapparelle, le persiane di casa, le tende, tutto veniva chiuso per rendere più torbida, erotica, peccaminosa, l’atmosfera. Siamo quindi in una dark room ante litteram, tutti sudati, con questi maglioni con scollo a V di Benetton. Quindi tutta la casa al buio eccetto una stanza: la cucina, dove c’era Nonna che metteva le pizzette di Ruschena al forno a scaldare e si chiedeva:
- Ma che musica è questa di questi drogati?
Che se ci pensi, per una volta aveva ragione... perché un album con la copertina di quello che la giacca gli prende fuoco, la puoi concepire solo se sei tossico dentro!
Comunque cominciava questa musica e tutti scattavano in piedi per fare a quelle ragazze sedute sul divano a fumare le Merit o le Multifilter, non facevano male, o le Mildesorte con il climazone
la fatidica domanda:
- Balli?
E cominciava questa “nenia” che non finiva più perche tutti noi aspettavamo lo scoccare del 4 minuto, dove arrivavano 4 note che dovevano cambiarti la vita: o la prendevi e la stringevi sui fianchi (cercando di dissimulare quello che accadeva senza il nostro controllo...) con queste note o non lo facevi più!
È fatta! Ci sta! Ci sta, dopo le chiedo se andiamo in camera o se se si mette con me! Che ci diamo i baci, che alla ricreazione stiamo insieme, che le faccio il regalo al compleanno, che lei lo fa a me, e poi io a lei, che ci aspettiamo fuori perché lei è la ragazza mia, perché io ciò la ragazza e te no, e guai chi la tocca perché poi fa i conti con me, e poi andiamo insieme in motorino, e tutti ci guardano, fuori dal cancello e poi dopo piove, ma non importa, perché quando mi saluterà, avrà tutti i capelli bagnati e sarà ancora più bella, perché non c’era il casco.
E poi passa il tempo, i mesi, gli anni, e quando la rincontri una vita dopo al supermercato vedi che è diventata grassa coi figli brutti, ti viene incontro lei e ti chiede “ti ricordi di me?” No! E te ne vai, e ti dici “meno male che gli piaceva Marco” e tu avevi sofferto come un cane per tre settimane...