lunedì 28 settembre 2009

Emozioni senza prezzo


Emozioni che non hanno prezzo, per tutto il resto c’è Mastercard:
Perdere il proprio amato cane e dopo SOLO tre ore ricevere questo sms sul cellulare che avevamo prudentemente inciso sulla medaglietta: “trovato Poldo!”
Ritrovare i vecchi vinili in uno scaffale di un negozio di dischi, sfogliarli e di colpo sentirti di nuovo un esperto.
Quando fa freddo, piove e tira vento scoprire che in freezer è rimasto un brodo congelato che in un minuto di microonde torna caldo rovente come era e di colpo sentirsi di nuovo benissimo (purtroppo non si può dire la stessa cosa d’estate con una doccia e un tè freddo, non bastano: rimani comunque sporco e sudato, il conforto estivo è imparagonabile a quello invernale).
Ricevere una telefonata inutile alle 1930 che ci fa dimenticare le patate nel forno e quando finalmente si riesce a chiudere, correre in cucina e scoprire che non si sono ancora bruciate...
Aprire il computer, scoprire che l’hard disk è andato, non fare in tempo a disperarsi e ricordarsi che IERI avevamo fatto il back-up su quello esterno.
Tornare a casa, trovare la lavastoviglie rotta, il cellulare perso, i bambini che urlano, la tata che minaccia di andarsene, tua moglie con un diavolo per capello, giustamente, ma dirle “stasera usciamo” e di colpo vederla sorridere.
Portare un paio di pantaloni in tintoria e trovarci dentro 20 €.
Avere quel tipo di temporale che ti rovina quelle quattro piante che hai in balcone ma che ti pulisce perfettamente la macchina.
Prima di andare a dormire, ricevere questo sms: “ti penso ancora...”

venerdì 25 settembre 2009

Un venerdi di settembre


Cos’è che si può chiamare un venerdi oggigiorno?
È oggi, tanto per fare un esempio! È il venerdi che ci riporta nelle nostre case, magari con un treno affollato, pieno di facce stravolte dalla settimana appena conclusa ma con un ghigno significante che assapora le gigantesche aspettative. È il giorno cominciato stamattina con un altro piglio, diverso da tutti gli altri giorni della settimana. È un giorno che sta quatto quatto dietro un giovedi noioso, se ne frega del tempo, bello o brutto è sempre un venerdi, che mi frega se piove? Me ne sto chiuso dentro casa a vedere un film di Woody Allen, ricreando New York a casa mia, invece di andare al cinema a vedere l’ultimo. Se è bello mi organizzo un pranzo fuori. È il giorno che equivale al 23 dicembre, o al 31 luglio, di ogni settimana. È un giorno che in realtà comincia alle 13, saluti chiunque con un sorriso perché ti sembrano più belli e gentili, e tutti ti rispondono grati perché anche per loro è venerdi e gli sembri tu più bello e gentile (praticamente un equivoco collettivo). È il giorno del pieno in macchina, del domani si vedrà, perché ti sembra di avere tutto il tempo del mondo davanti anche se stiamo parlando di 52 ore appena. Il cellulare da nero che era si trasforma in rosa pallido come un confetto che ti dice “mangiami”, gli sms volano felici, smaglianti, riaffiorano battute distensive, invece dei soliti ok di conferma ai pranzi di lavoro, oggi ci accontentiamo di una macedonia per fare posto alla cena straordinaria che ci aspetta preparata da mani gentili e generose. Un applauso è comunque dietro l’angolo qualsiasi cosa facciamo. Ma il venerdi ha un difetto: a mezzanotte comincia il sabato, detto “Il Finto”...

martedì 22 settembre 2009

Ricomincia la scuola


Non so perché ma la scuola non comincia, ricomincia! Sempre, puntuale come una cambiale. Solo una volta nella vita puoi dire “Domani comincia scuola” ma siccome hai solo 5 anni, non ti ricorderai mai nella vita di averla detta. Invece con il fatto che ricomincia devi riprendere in mano quello che oggi si chiama corredo. L’astuccio: la matita, la penna bic, bella oggi ieri e domani, la gomma da cancellare per matita, piena di buchi fatti con la medesima, sporca lercia che macchiava il foglio facendo peggio. Mai come la gomma esagonale per la penna, che il foglio lo bucava, soprattutto per i primi esercizi di scrittura quando le nostre manine spingevano sul foglio con una forza disperata nel vano tentativo di dare una forma a quelle stanghette e curve di consonanti e vocali, una forza di 10 tonnellate che urlava “IO SO SCRIVERE”. La cartella con due libri, quello di letture e il sussidiario, e basta! Se oggi si sapesse a memoria il sussidiario, e soltanto quello, vinceremmo tutte le sere da Jerry Scotti al Milionario senza nemmeno l’aiuto da casa. Fazzoletti di carta che si prestavano a tutti in classe, le forbici con la punta arrotondata, servivano per il collage, ma in realtà anche a tagliare il fiocco di quello più antipatico. Le matite colorate Giotto, di quel legno dall’odore struggente (le ho ricomprate uguali per piangere di nostalgia sniffandole), ma soprattutto la colla dalla formula segreta come la CocaCola, la COCCOINA! Quella scatola rotonda di alluminio con il pennello più cool del mondo al centro nel suo buchetto. Tirandolo in faccia a tutti (il barattolo) e facendo delle palline che rinforzavano i pezzetti di carta ammorbiditi dalla saliva nelle cerbottane della Bic, facevamo le prime prove di seduzione tirandole nei capelli lunghi e biondi della più carina della classe. Tutto completato da un democratico grembiule blu, tutti uguali e sotto vestiti Postal Market, non siamo mai stati più belli e teppisti in quelle foto di classe.
Tornando a casa, era finita la giornata, con 4 stupidi compiti da fare, le mani piene di sbaffi delle penne, le molliche della gomma sul grembiule, sporchi di coccoina, sudati, stravolti, eroi per un giorno, 9 mesi all’anno, ma per tutta la vita: perché se è vero che gli esami non finiscono mai, “la scuola” ricomincia ogni mattina.

venerdì 18 settembre 2009

In partenza di un amico


C’è un amico che parte:
- Cosa vuoi che cambi oggi? Vi vedevate così spesso?
- Ma no, con la vita che fa! Qualche volta la domenica sera per una pizza, si faceva il punto...
- E allora che vuoi che cambi?
- Niente, lo so...
- Se vi sentite sempre al cellulare...
- Sempre, solo quello anzi, con quelle migliaia di sms che odio!
- Guarda che adesso tutti usano gli sms, le mail, skype, che ti frega? E poi mica va a New York!
- Ma che c’entra? Lì già c’è un’amica mia che su Skype la vedo più di prima ‘n’altro po’...
- E allora? Qual è il problem? Tell me!
- A Milano è diverso...
- Ah, Milano è diverso! 600 km che sono? 3 ore di treno col Frecciarossa, 5 di macchina, tiè...
- Ma che ci vado a fare a Milano, quello lavora...
- Ma a pranzo lo vedevi?
- A pranzo? Mai una volta, mai, forse una, per lavoro... Però poteva capitare quella serata che, con la scusa di sistemare i Mac, poi si parlava in quel modo più profondo, quando riesci a dirti una banalità senza sentirti scemo... Vedi, se c’è il cambio città, un amico ti sembra più lontano, sai che è impossibile incontrarlo per caso, sai che non può dirti ci vediamo tra mezz’ora al volo, è un fatto psicologico, c’è ma non c’è. Non c’è eppure ci sarà, lo so... Ma insomma parte.
- Ma torna il weekend, no?
- Si, si, certo...
- E poi le mail...
- Lo so...
- Skype...
- Ho capito! Basta...

Un amico che parte e un amico che resta, rimangono due amici...
Amico, mi mancherai.

martedì 15 settembre 2009

Meteo Bernacca


Oggi, 16 anni fa, il Colonnello Bernacca, decideva di andare tra quelle nuvole che aveva studiato tutta la vita, forse per capirci qualcosa di più, del resto i satelliti all'epoca non c'erano, e l’uomo doveva affidarsi a strumenti vecchi come il mondo, da laboratori delle poche lezioni di chimica al liceo: il pluviometro, la manica a vento, un quadernino con gli appunti...
Lo zio che tutti avremmo voluto avere, era il vero Mago Merlino della tv italiana, con il garbo tipico del bianco e nero di quegli anni, andava in onda prima del telegiornale della sera, con quella sigla pazza di flauti e xilofono, che forse onomatopeicamente rappresentavano venti gentili e piogge leggere, il massimo dei disastri che potevano accadere, quando anche il tempo atmosferico era in bianco e nero, quindi garbato. Stiamo parlando dell’uomo che ebbe il coraggio di scusarsi pubblicamente per una previsione errata di una Pasqua non proprio in linea!
Immaginatevi quindi la giornata di Bernacca, la mattina appena sveglio un caffè, per guardare i fondi, scendeva e incontrava il portiere:
- Colonne’, mi fanno male i reni, che vorrà di’? Mi sa che cambia il tempo...
- È possibile...
e dava un’occhiata al cielo per scrutare il volo degli uccelli. Tornava in casa, e sul balcone uno sguardo al pluviometro suo personale, al barometro, al termometro, annotando tutto, e nel tardo pomeriggio si recava negli studi di Via Teulada, ossessionato da un solo pensiero:
- Ma che gli racconto stasera a questi?
Prendeva il gessetto e su quella lavagna cominciava a tracciare le perturbazioni e le pressioni A e B, mentre riceveva un cablogramma con le temperature registrate in Italia (con molti “non pervenuto” in verità”), preparando la previsione del giorno dopo con le dita incrociate. Ma, come per magia, alla partenza della sigla, con la sua voce baritonale ci consolava se aveva piovuto e ci dava la speranza che domani sarebbe andata meglio.
Oggi, dove un temporale è un’alluvione e il caldo è solo torrido, è sempre allerta maltempo, e dobbiamo fidarci dell’umore delle meteorine e del loro stentato italiano, un pensiero gli rivolgo mentre me lo immagino quando il giorno dopo uscendo di casa lo fermavano per strada:
- Colonnello, ce coje sempre... Ma come fa?
- Ti posso dire la verità? Non lo so nemmeno io!

lunedì 14 settembre 2009

Come si dimentica un amore


Drastici. Senza recupero. Senza rancore. Ma drastici. Stiamo parlando di un amore ormai finito, una storia consolidata che purtroppo non è a al pit-stop, ma ha finito il carburante. Ci vuole tempo per dimenticare e più ne passa e peggio è, anche se sembra assurdo. Qualsiasi cosa ci ricorda di lei. Cambiate subito il profumo che usavate all’epoca, e andate con un superclassico: Eau Savage, 4711, Obsession, uno di questi... non indossate mai più le cravatte che le piacevano. Foto in cornice? Via! Dentro un cassetto a faccia in giù, la cornice la recupereremo in un secondo momento. Foto digitali vanno nell’hard disk esterno in una cartella apposita senza nome per non leggerlo più. Dentro la cartella ci si mettono anche tutte le mail relative senza rileggerle per un’ultima volta, le lettere scritte e mai spedite, le canzoni che ce la ricordano insopportabilmente. Cellulare: attenzione! Il numero NON si cancella ma si rinomina con un NO davanti al nome oppure con una K o una X: allo squillo eventuale avremo il tempo di riflettere se rispondere o no, meglio no, oppure con voce distratta. All’sms notturno nel caso si risponde la mattina dopo all’alba. Nel caso disgraziato di un incontro casuale in luogo pubblico basterà un cenno di saluto freddo ma cortese. Chiunque chieda novità al riguardo si risponde “mai più sentita” e si chiude l’argomento cambiandolo con “film visti al cinema?”. Non andate a cena da amici che la conoscono bene per sei mesi. Non angustiate TUTTI i vostri amici, sceglietene uno e fate riferimento solo a lui, ma ogni tanto dategli tregua per non perderlo. Non fate gli scemi con qualsiasi ragazza, sareste patetici quando vi verrà da piangere alla prima domanda un po’ più personale tipo “e tu come va con l’amore?”. E soprattutto accettate tutti gli inviti dove NON vi va di andare, è lì che arriverà l’incontro decisivo. La serata che sulla carta non sembra promettere niente di interessante, il buffet più cattivo, la gente più inutile, il vino caldo, la pioggia, il traffico, la noia palpabile, vi daranno la forza di rivolgervi con lo charme di chi non ha più niente da perdere a quella ragazza in un angolo che guardava altrove con un indimenticabile “andiamo via?”. Non lo sapete ancora ma è probabile che sia la donna della vostra vita.

martedì 8 settembre 2009