lunedì 30 marzo 2009

Welcome back Amy


Io amici, vorrei essere come Amy Winehouse, e certo, perché solo a una
così scocciata le permettono di essere così scema, l’intervista che
oggi si legge su La Repubblica parla chiaro, a parte il fatto di
rispondere con una leggerezza tipica di chi ha smesso da pochi minuti
di farsi l’ultima pera di acetone misto ad acqua ossigenata per darsi
una sciacquatina al cervello prima di rispondere alle domande.
- Allora come mai è andata all’isola caraibica di Santa Lucia?
- Bè, è bella la spiaggia, è bello l’albergo, c’è il centro benessere…
Certo che ce vo’? Noi quando siamo strafatti di tutta la nostra vita di quotidianisti, dove andiamo? A Nettuno, all’Hotel Astura e a mangiare un piatto di telline al Tripolino, con il nostro Annibale, il cameriere….
- Ha smesso con la droga?
- Certo, che non si vede? (NO!)
- Non mi faccio più di eroina e crack e posso dirle una cosa?
- Dica…
- Sto meglio!
- Ma come mai?
- Non lo so perché… (me la immagino con la voce fradicia) Certo i drink erano compresi nell’ albergo e quindi uno o due cuba libre tripli me li sono fatti ma che male c’è, in vacanza, no?
E certo, noi, all’Hotel Astura, mezza minerale se solo ti azzardi a portarla in camera comprata dall’alimentari, e te la trovano, c’è una penale del 30 % sul costo della stanza, comunque…
- Senta, e suo marito? (Un altro tossico che in confronto Jim Morrison
era un santo…)
- Non permetterò a Blake di divorziare da me, certo all’albergo mi sono divertita un po’ con un cameriere..., ma in vacanza che male c’è? Era compreso nel prezzo… (Come da noi sempre all’Hotel Astura di Nettuno…)
- Le dispiace vedere tutte quelle foto che escono con i graffi, il trucco sbavato, le botte e i lividi?
- No, io ci sono abituata, però mi dispiace se per caso le vedessero i miei genitori… (No, mica le vedono, stai su TUTTI i telegiornali del mondo, saranno ciechi se ancora non t’hanno vista, come ti sei ridotta!)
- È vero che ha un carattere intrattabile?
- No, do solo retta alla bambina che è dentro di me… (Che da sempre è il metodo per toppare tutto nella vita, no?)
Poi Amy parla del suo amore spropositato per la musica e quindi siamo tutti d’accordo, ma quando le chiedono cosa vorrebbe fare a parte la musica, cosa risponde?
- Mi piacerebbe aprire un centro estetico per applicare tutti i trucchi che mi ha insegnato mia nonna, pace all’anima sua…
Tracce evidenti di questo amore per l’estetica mi sembrano quelle della
sua acconciatura, no? E allora se è vero il detto che “chi ti fa più di mamma, o ti finge o t’inganna”, mi sa tanto che questa nonna ha avuto troppo spazio nella vita di Amy, pace all’anima sua!

giovedì 26 marzo 2009

Quando un amore comincia


Quando comincia un amore, la prima cosa cosa che devi fare è non saperlo. Infatti quando la incontri per la prima volta ti sembra solo una ragazza carina, poi apprezzi anche quello che ha detto alla riunione e quindi la devi inseguire e riesci a fermarla solo mentre sta per prendere il motorino per volare via da te e riesci a dirle impacciato:
- Ma tu parli, pure, cioè intendo... sai parlare...”
- Sì, perché che pensavi?
E ti fulmina con uno sguardo che tu non dimenticherai mai più. E ora? Devo vederla, devo vederla: il numero, non le ho chiesto il numero, ma per fortuna sai che la rivedrai, per lavoro alla riunione successiva, oppure per un aggancio qualsiasi, e quando la chiamerai, perché certamente a questa non scriverai mai un sms, dovrai telefonarle per forza per farle sentire la tua voce:
- Ciao ti ricordi di me? Sono Riccardo, ci siamo conosciuti dal direttore del coso, là, come si chiama...
- Certo che mi ricordo, dimmi!
Oddio “dimmi” mi ha detto e adesso? L’ho disturbata, va di fretta
- Senti, adesso ti ho chiamata perché mi ha dato il tuo numero proprio l’assistente...
- Si, certo che mi volevi dire?
- Bè, come stai per esempio e poi io non lo so, ma tu, (adesso cominci a parlare male italiano), ma a te ti va, di prendere un caffè’?
- Quando?
Non ti aiuta mai, mai...
- Quando ti pare...
- Oggi no - risponde lei
- No, oggi no, certo, domani? Va bene Caffè Greco? alle 10, 1030, 11, 1130, 1200...
- Ok, ho capito, che è il segnale orario?
Finalmente l’hai fatta ridere, e ha fatto pure una battuta carina, mamma mia è intelligente, e quando chiudi sei felice e baci il telefonino, lo adori quel Nokia, ti sembra l’oggetto più bello del mondo, e cosa pensi? È fatta, è fatta, è la donna della mia vita! Lo sento, lo sento: è lei!
E quindi il giorno dopo per il caffè tu arriverai 20 minuti prima per non perderti lo spettacolo meraviglioso del suo arrivo e ovviamente è vestita benissimo con un tacchetto perfetto da giorno e quando passa tutti si spostano perché ha un’eleganza innata con la quale ti vorresti accompagnare per entrare al Quirinale non tanto per per prenderti il David di Donatello ma solo per dire la frase “Signor Presidente, le presento la donna della mia vita”. Vorresti portarla sul Freccia Rossa per presentarla al macchinista in cabina sfrecciando a 300 km all’ora per correre al Duomo di Milano con i piccioni che si fermano per guardarla anche loro e sposarla subito!
E quando finalmente le offrirai il caffè spendendo 1 euro e 80, non lo prenderai nemmeno ma guarderai soltanto come lo ordina lei, lungo all’americana, con l’acqua calda a parte, e pure una goccia di latte, praticamente una brodaglia schifosa, e scopri che di lei già ti piacciono queste cose assurde, perché, amico, se è lei che deve essere la donna della tua vita saranno proprio le sue debolezze a renderti suo schiavo per sempre e se tu le dirai sottovoce e sovrappensiero:
- Io e te non c’entriamo proprio per niente...
lei ti guarderà stupefatta pensando:
- Poveraccio, è pazzo di me! E ancora non lo sa...

martedì 24 marzo 2009

Happy Bday Steve


Oggi ricorre il compleanno di Steve McQueen, avrebbe compiuto 79 anni invece dei soli 50 vissuti, figlio di uno stunt, abbandonato appena nato, cresciuto da uno zio, ripreso dalla madre, bullo di una gang, portato in istituto, poi soldato nei marines, trova finalmente una famiglia presso la solita parrocchia dell’Actor’s studio e diventa quindi un attore. Io vorrei sapere come mai i disgraziati in famiglia poi diventano attori, ma nel suo caso si può capire solo con il dono che la Provvidenza gli ha dato: quella faccia, quella faccia pazzesca, tagliata prima con uno scalpello da un uomo, ma rifinita con un’accetta da una donna. È solo così che si può definire un volto come questo che ha fatto impazzire uomini che volevano emularlo e donne che volevano amarlo. Anche se quando parliamo di Steve McQuenn parliamo di un uomo che in realtà ha disprezzato il genere umano, non gli serviva, i suoi bisogni erano altri: i motori prima di tutto. Che gli hanno permesso di girare il più famoso inseguimento della storia del cinema: nel film Bullit, a bordo di una Ford Mustang GT dell’epoca, era il 1968, per l’esattezza una 390 Fastback. Una macchina poi diventata mitica: la produzione, per alcune leggi di allora fu costretta a togliere i loghi del cavallino che galoppa dalla carrozzeria, liscia, senza scritte e il verde, che sarebbe un normalissimo verde corsa inglese è poi diventato il “verde bullit”, che è anche il colore di tutti i miei pullover...
L’altra macchina era una Dodge Charger, un duello che dal quel film si è riproposto anche nella vita degli americani che ancora oggi si sfidano con le stesse macchine scatenando folli corse tra le strade di San Francisco, cercando di emulare un inseguimento che alla fine era comunque cinema, tanto è vero che una delle macchine nel film perde 5 copriruota! Ancora oggi ci si chiede come sia stato possibile che siano riusciti a fare quelle scene perché le macchine americane dell’ epoca finché andavi dritto era tutto possibile ma alla prima curva dovevi farti il segno della croce (parola di Michele Mariotti, che ne ha una!).
Dopo le macchine per Steve venivano le donne? No, le moto, la Triumph, con gare di endurance massacranti che solo un uomo che non aveva niente da perdere, poteva correre senza protezioni...
Dopo le moto per Steve venivano le donne? Se proprio si deve, perché no? Tre matrimoni, due divorzi, uno da Ali McGraw, due figli, di cui una morta. E alla fine della sua vita lascia una vedova. Questo è stato il viaggio sentimentale di Steve McQueen e io credo che proprio in questo risieda il suo fascino: non aver bisogno di niente, un uomo che si bastava e che bastava con tutti i suoi difetti a chiunque gli si avvicinasse. Tanto è vero che il suo fotografo personale e successivamente suo amico William Claxton (di cui vi ordino di comprare il libro), disse del loro primo incontro:
- Quell’uomo mi guardò con i suoi occhi blu acciaio e seppe tutto di me in meno di un secondo!
Tanti auguri Steve, ovunque tu sia...

giovedì 19 marzo 2009

Marzo, il 19.


Oggi parliamo bene di un uomo che non viene considerato molto, ma che a un certo punto della sua vita NON ha preso una decisione e ha fatto comunque un figlio, o magari meglio per lui, una figlia, ed è a questa ragazza che vorrei parlare...
Quando parliamo di quest’uomo che ci conosce un po’ meglio solo da grandi dobbiamo considerare sempre il fatto che parliamo di un bambino che diventa ragazzo e poi uomo suo malgrado, ma non diventa mai adulto e tutte le cose della vita gli cadono addosso anche se lui non vorrebbe, perché sa di doverle affrontare senza sapere come.
È quell’uomo che a volte non ha un posto dove stare a casa, perché torna sempre per ultimo, e solo da vecchio lo trovi sempre sulla poltrona con un giornale e ti farà finalmente tenerezza: perché tuo padre è quell’uomo che ti ha insegnato ad andare in bicicletta tenendoti il sellino da dietro per non farti cadere.
È quell’uomo del quale ti ricordi solo all’ultimo momento di farti una foto con lui ai tuoi compleanni e se invece al suo ti scordi di fargli gli auguri non ci rimarrà male perché lui lo sa che non l’hai fatto apposta.
Sappi che quell’uomo, quando uscirai per la prima volta con un ragazzo, non dormirà tutta la notte aspettando il tuo ritorno, e il giorno dopo non ti chiederà come è andata non perché non gli interessa ma perché ha paura che tu ti sia trovata bene con un ragazzo che con te non c’entra niente.
È quell’uomo che quando trovi una sua foto da giovane, ti sembra
sempre fichissimo e ti dispiace di non averlo conosciuto allora quando
faceva lo scemo con tua madre.
È un uomo che ogni volta che esce con la macchina spera che piova per incontrarti e darti un passaggio.
Tuo padre è quell’uomo che quando tornavi troppo tardi ti sgridava ma dentro ti voleva solo abbracciare.
È quell’uomo che può litigare con chiunque per tutta la vita ma con te vorrà sempre fare pace in un attimo perché è quell’uomo che ti amerà come non ha mai amato niente nella sua vita.
Tuo padre è quell’uomo che quando ti sposerai compierà l’ultimo sacrificio che la vita gli chiede: portarti all’altare e guardarti da dietro mentre ti lascia la mano...
E ricordati, cara figlia mia, che se una volta, quando sarai una donna, dovessi attraversare un momento difficile in cui ti sentirai sola come mai ti è successo e non troverai nessuno accanto, dovrai girare la testa per guardare dietro di te. E troverai un uomo solo. Tuo padre.

lunedì 16 marzo 2009

Finché c'è vita c'è speranza



Finché c’è vita c’è speranza, cosa devo dire dopo aver letto le ultime vicissitudini di un uomo rinato a 56 anni, gonfio, stravolto dalle operazioni chiururgiche, dai tatuaggi assurdi e dalle transaminasi fuori controllo? Sto parlando di Mickey Rourke, che in realtà si chiama Philip André, nato da un padre omonimo, un’icona degli anni 80 che in film “divertente”, questo è l’aggettivo giusto per definire “9 settimane e ½”, mi ha fatto capire come dovevano stare le camicie e in vestiti in un armadio: le camicie solo bianche una sopra l’altra invertite con la fascetta della lavanderia, che io metto finta apposta per simulare, i vestiti solo blu su stampelle di legno di acero, le mie sono di Ikea, però sono tutte uguali, e di vestiti blu ne ho solo uno, comunque...
Finché c’è vita c’è speranza, come non potrebbe essere così se Mickey, da bel ragazzo qual era e definito all’epoca “un portacenere umano” da Kim Basinger, (e chissà allora oggi che potrebbe dire, un cassonetto?) oggi ancora trova una ragazza disposta ad amarlo così com’è? Un cane il suo migliore amico, ed è pure morto, mille film rifiutati tra i quali “Gli Intoccabili”, “Beverly Hills Cop”, “48 ore”, “Rainman” e “Highlander”, film che hanno fatto la fortuna di tutti quelli che ci si sono solamente avvicinati, preferendo invece film che uscivano direttamente in dvd per quanto erano brutti...
Finché c’è vita c’è speranza, e cos’altro devo pensare se Mickey Rourke ha ridotto a una larva una donna bellissima, Carrè Otis, modella di una bellezza straziante degli anni 80 e che ancora oggi, nonostante non voglia più vederlo (e si sia sposata con un ingegnere ambientale in Montana), ancora si commuove al suo pensiero? Nonostante le botte, gli abusi e i soprusi, le grida e le ubriacature moleste, se le chiedi di lui, lei piange sospirando “Mickey, Mickey how much I miss you... ”
Finché c’è vita c’è speranza, a voce alta può dirlo Mickey Rourke che di colpo oggi dopo essersi reso conto di quanto può essere bella la vita che ancora gli regala un tappeto rosso di futuro e gioie professionali, dichiara finalmente: “Sono stato all’inferno, e non ci tornerò!”. Non ce lo vogliono, mi dirai, perché tutti i dannati si sono coalizzati per cacciarlo: “pure ‘sta pena, no!”
Finché c’è vita c’è speranza, è proprio vero, chissà se vale per tutti o solo per lui, perché per quanto mi riguarda se sento questa frase mi viene in mente solo il film di Alberto Sordi che infatti s’intitola “Finché c’è guerra c’è speranza”.

mercoledì 11 marzo 2009

Ginger 51


“Quando ami una persona devi fidarti di lei, non c’è altro modo, devi darle la chiave di tutto quello che è tuo, altrimenti a che serve? E per un po’ ho creduto di avere un amore così”
Questa frase, che è la frase d’amore più bella di tutti i tempi, è stata scritta pensando a una donna che nel film si chiamava Ginger (che è il nome ideale di una donna per la quale vuoi perdere la testa: Ginger, amore, dove sei? Ginger, I love you). Nello stesso film all’uomo che le chiede di sposarla lei risponde:
“Tengo molto a te ma non ho quel genere di sentimenti per te, mi dispiace ma io non ti amo, scusami...” con la frase che DOVETE imparare a memoria per cavavervela in situazioni prematrimoniali dalle quali volete divincolarvi...
Una donna che ha dovuto vincere mille concorsi di bellezza, la cui iscrizione era pagata dallo zio, per poter credere alla sua; tanto da definirisi un “brutto e triste anatroccolo”! (già solo mettere triste...)
Il quoziente d’intelligenza di questa donna era di 154 a soli 14 anni e le farà poi dire più avanti che “la mezza età è per me un periodo di apertura mentale” ammettendo di essere diventata bisessuale...
Una donna che è sopravvissuta a un incidente stradale fratturandosi scapola e mascella ma senza andare al pronto soccorso perché non se ne era accorta.
Una donna che ha costruito una carriera su una alzata di gambe, anzi di gamba, l’unico caso al mondo in cui non avere uno slip addosso era più elegante che vederlo in trasparenza nel vestito.
Questa donna è una donna che mi ha salutato da una macchina blu che usciva da Via Condotti, muovendo lentamente le dita fasciate da guanti e sganciandomi un sorriso assorto.
Io amo questa donna, la vorrei accanto per tutta la vita, anche se so che la sua bellezza potrebbe portarmi in un gorgo dal quale non si risale più. Perché la sua bellezza non è nel suo sguardo fiero e in quella bocca col sorriso arrogante ma nell’intelligenza di un sentimento di compassione verso la miseria umana che lei legge negli occhi di tutti noi.
È quindi questa una donna che oggi compie 51 anni, e che si chiama Ginger? No: si chiama Sharon Stone!

martedì 10 marzo 2009

Barbie 50


Barbie, questa bambola feticcio, sarebbe meglio definirla bambolina, compie 50 anni, un compleanno assurdo, in quanto si festeggia un’idea, non certo una bambola di plastica. Io non la amo anche se probabilmente si tratta del primo seno toccato in vita dopo quello materno, e purtroppo chissà, è proprio quello che ha ingannato le aspettative di tutti noi. Si tratta di una bambola con un nome proprio, tra l’altro di un nazista, ma insomma con un nome suo, non come tutti gli altri pupazzi che si avevano in casa e che si potevano battezzare con un nome deciso appositamente, per esempio “pernacchietta”. Per questo anniversario mi sono chiesto: che ruolo ha avuto la Barbie di mia sorella nella mia vita? Io ero tagliato fuori per il fatto che avevo Big Jim, che senz’altro era un pupazzo più completo, se vi ricordate aveva il pulsante sulla schiena che gli faceva dare un colpo di karate con il braccio destro, braccio che si poteva anche flettere per mostrare un bicipite. Ma Big Jim aveva un piccolo difetto, Big Jim era un nano, era più basso di Barbie e quindi non la poteva baciare. Barbie era molto più alta e sofisticata di quell’operaio che aveva una tuta arancione e basta. Voi capite che tragedia era la mia, avere un pupazzo che non poteva entrare nella vita dell’altra pupazza che invece aveva addirittura la sua casa, i suoi vestiti (che faceva mia zia su misura apposta, con le nuove collezioni, bastava una pezzetta e mia zia le faceva un tailleur). Se Big Jim entrava casualmente in casa sua era solo per fare l’elettricista, l’antennista, l’idraulico o peggio il garzone che portava la spesa, doveva darle del lei e Barbie gli dava del tu, quando raramente gli si rivolgeva, visto che poi lo salutava Ken, quel cretino delegato a pagare le spese di casa che erano tantissime, perche tra l’altro mia sorella aveva svariate Barbie, e un solo Ken (da qui si capisce che ruolo aveva questo poveraccio che, adesso da grandi, a noi sembra un fortunato proprietario di un gineceo, ma da mia sorella era usato come un parafulmine, un liquidatore, l’unico amico di Big Jim). Se penso a quante chiacchierate mi sono fatto con Ken, visto che io doppiavo sia Big Jim che Ken, e non sapete cosa non è uscito da quelle bocche...
Comunque questa bambola sofisticatissima compie mezzo secolo e per celebrarla ogni industria si è messa al suo servizio: Kartell le arrederà casa, a prezzi modici, no? 50 designer le rifaranno il guardaroba e magari anche il suo profumo, che era alle essenze di cedro e noce moscata.
Io credo che alla fine sia colpa di questa esclusione che ho provato da piccolo dalla casa di Barbie, se oggi da grande sogno sempre queste entrate trionfali di gattine in casa mia. La realtà è un’altra: sono io che voglio entrare a casa di una Barbie, alta un metro e 75, con una quarta, anche finta a questo punto, bionda o mora non fa differenza, per passare una serata indimenticabile con una bottiglia di Krug e una boccia di Oyedo, ed essere accettato per quello che sono: un pupazzo!

giovedì 5 marzo 2009

Goody Music


Chi scrive ha avuto il privilegio di lavorare a 18 anni nel suo negozio preferito, Goody Music, un mito che ancora oggi resiste (anche nel numero telefonico 06-3610959 di proprietà mondiale di Claudio Donato): passare dall’altra parte del bancone poteva dare una sferzata a quelle aspettative che ancora sobollivano in cerca di ruolo! Ma la prima cosa che va imparata è che non appena apri la saracinesca del tuo negozio preferito di dischi, ti devi buttare sull’aspirapolvere per pulire la moquette, grigia, quella che meglio trattiene lo sporco, parliamo quindi di km quadrati percorsi in lungo e in largo nel corso degli anni in compagnia del mio primo Vorwerk Folletto, con questo profumo pazzo della capsula verde, di cui poi odoravo fino a sera. Poi appena arriva qualcun altro del negozio ti fiondi al bar con la scusa di portare a lui il caffè, nel mio caso a Walter Mariani, tra l’altro parliamo dell’uomo che mi ha fatto conoscere e amare gli Earth Wind & Fire...
Poi entrava a un certo punto il primo cliente della giornata, solo in quel momento avveniva l’accensione del mitico amplificatore di Goody, un SANSUI con la lucetta blu e la manopola del volume con la quale ho sbattuto la caviglia 3000 volte, ancora oggi zoppico un po’ al pensiero... Mi ricordo ancora di quando ho venduto io personalmente un disco di Barry White (BEWARE) a un signore che avrà avuto in realtà la nostra età di oggi, e mi sembrava un vecchio che si comprava l’ultimo di Barry White per farci chissà cosa la sera con una ragazza che senz’altro non avrebbe indossato Oyedo...
Il momento più temuto era l’arrivo di Claudio Donato, il titolare, un uomo il cui buongiorno variava da un rantolo a un grugnito a seconda dell’umore della giornata. Esempio: la mattina del 9 dicembre 1980, di poche ore la notizia del macabro assassinio di John Lennon, nemmeno un saluto ma solo un sibilo:
- Vai subito alle Messaggerie e prendi TUTTE lo copie del disco di Lennon, digli che poi li chiamo io...
Non aveva torto: vendute tutte nel pomeriggio! Erano commissioni da fare senza fiatare e senza commenti alle Discoteche Laziali, vicino alla Stazione Termini, dove una volta arrivavano i dischi tipo fermoposta, se potesse parlare quel portapacchi del mio vespone PX 125, io non lo so quante me ne ha lanciate e se penso a quante volte sono sopravvissuto agli sganci dei ragni, quei fili elastici che trattenevano a stento le casse di dischi con tutto il peso sulla Vespa sbilanciato dietro, con la pioggia senza parabrezza e senza casco: sono un miracolato. Se per un caso fortuito il “carico” era poco, alle Discoteche trovavo pure un ulteriore ordine:
- Ha detto Claudio che prima di tornare a negozio devi andare a prendere i sacchetti per il Folletto...
che si comprano a Via Germanico, e abbiamo imparato pure questa!
Finalmente la pausa pranzo, ore 1300. E poi il pomeriggio la riapertura alle 1530: comincia l’inferno, arrivano i dee jay, io li odiavo tutti, perché volevano metterli loro i dischi, non volevano farlo fare al povero commesso. Ma gli unici autorizzati erano Faber Cucchetti, che il sabato pomeriggio veniva con lo scotch per attaccare, alla colonna di specchi del negozio, la sua classifica personale che andava in onda su Radio Dimensione Suono, era scritta con la macchina da scrivere su un foglio di carta intestata con la scritta in celeste, la gente la COPIAVA!
Poi arrivava Alberto Manni, che per un periodo è stato il disc jockey del Piper, aveva una Mini 90, entrava con lo stereo in mano, perché gliene avevano rubato uno, io felice, perché Manni arrivava sempre con ragazze stupende che lo adoravano mentre comprava i dischi per il Piper!
E la sera, via! mentre tutti i dee jay e le loro ragazze si preparavano per chissà quali serate fantasmagoriche, io me ne andavo da Ciucci, il corriere a Viale del Vignola, per spedire il pacco con i dischi per Milano...
E quando a tavola i miei mi chiedevano “come è andata oggi, che hai fatto?”, io rispondevo come tutti i ragazzi rispondono ai loro genitori:
- Oggi? Niente!

mercoledì 4 marzo 2009

iPod: no thanks?


Il nostro caro amico filantropo Bill Gates ha commesso un piccolo stupido errore di tigna, la famosa tigna del portabandiera di Napoleone, (ma ne parliamo un’altra volta): ha proibito ai familiari di usare e quindi ovviamente comprare l’iPod e l’iPhone! Ma è fantastico, l’uomo più ricco del mondo, che vi ricordo possiede addirittura l’originale del Codice da Vinci, non il libro, quello ce l’abbiamo tutti, 18 euro, no, l’originale, il codice Hammer, è suo, sta sul comodino, può sottolinearlo, può attaccarci un chewing gum, può fare un’orecchietta alle pagine come segnalibro, è suo, può farci quello che vuole..., quindi l’uomo più ricco del mondo si è privato dell’acquisto dei due oggetti più belli del mondo, l’iPod e l’iPhone! E ha imposto questa assurda decisione a sua moglie Melinda a ai suoi tre figli, ma scusate se vi cito le dichiarazioni della moglie:
- Ci sono poche cose vietate nella nostra famiglia, e l'iPod e l'iPhone sono due di quelle...
E ti pare poco? Tanto è vero che più tardi cosa dice?
- Certo, ogni tanto guardo i miei amici e penso che non mi dispiacerebbe affatto avere un iPhone...
Ah-ha! Allora lo vedi che hai sposato l’uomo sbagliato? Non voglio poi pensare ai traumi dei figli, tu pensa a scuola:
- Ehi Gates, (a scuola si chiamano tutti per cognome) guarda qui: e gli fanno vedere un iPod, e il bambino piange... pensate alle prese in giro che turberanno per sempre le loro adoslescenze. Tornando a casa si lamenteranno col padre e lui cosa gli dirà?
- Domani ti porto dall’ufficio un bel ZUNE! (che sarebbe l’iPod della Microsoft) e i figli gli dicono che fa schifo!
Un altro aspetto drammatico poi è questo: quando Bill Gates faceva le convention per presentare le novità, i tecnici usavano solo computer Apple: “Non possiamo usare i nostri?” chiedeva allibito...
“No, Dottor Gates, non vanno bene, non sono stabili, non possiamo rischiare, non possiamo fare brutta figura!”
Quindi è solo un fatto di rivincita quello di Bill Gates. Si vendica con i poveri familiari che invece dovrebbero dirgli “vacci in giro tu con lo Zune, noi ci facciamo l’iPod!”
Insomma è come se la moglie del Presidente della Columbia non potesse andare a vedere i film della Warner, si priva di un film con George Clooney, può solo vedere i film con Richard Gere! Oppure la moglie del Presidente di La Perla, che non può comprarsi un Wonderbra della Playtex perché il marito glielo vieta! Oppure alla moglie dell’amministratore delegato di Trenitalia, che non può prendere l’aereo per andare a Istanbul, ma solo l’Orient-Express, bè quello è bello, meglio! Oppure alla moglie dell’amministratore delegato dell’Alitalia che per andare da casa sua all’aeroporto, deve comunque prendere un aereo!
È proprio vero: i soldi non sono la felicità, perché si sa la felicità è una piccola cosa, un sorriso, una parola detta bene, una carezza, una bottiglia di Oyedo, una di champagne, una gattina che gratta alla porta di casa, ma soprattutto un iPod, e nel caso di questa serata, direi proprio un TOUCH!

martedì 3 marzo 2009

Valore aggiunto today


Cosa s’intende oggi per valore aggiunto va chiesto a Christie’s, la famosa casa d’aste, che l’altra settimana ha venduto a prezzi dieci volte superiori alla loro già altissima valutazione, quel che rimane dell’appartamento di Yves Saint Laurent, faccio due esempi e poi ne parliamo un’ora e mezza: la finta boccetta di profumo dentro la finta custodia di cartone, realizzata da Marcel Duchamp con la collaborazione di Man Ray nel 1921, valutata tra 1 e 2 milioni di euro, è costata al felice (perché era pure felice) nuovo proprietario 8.913.000 euro. La poltrona già valutata tra i due e i tre milioni di euro, una poltrona, alla fine, rilancio dopo rilancio, è stata venduta per appena 21.990.000 euro. Cioè 45 miliardi di lire. È vero che è in pelle nera con i braccioli a forma di drago e ha pure gli occhi d' avorio ed è del 1917, però calmati, no? Che è successo insomma? Pierre Bergè, il ragazzo, o meglio il vedovo di Yves, ha pensato bene di disfarsi della paccottiglia che era a casa loro dopo la morte del congiunto, così, forse per dare una bella rinfrescata, e forse anche perché tutta quella roba, per bella che sia, tutta insieme alla fine stanca o meglio cozza. Come sapete esiste quindi la base d’asta, cioè sotto a quel prezzo non lo vendiamo e va bene, però come lo spieghi che la gente litiga fino a pagare una cosa dieci volte tanto, (pensate che tra l’altro da Dubai, hanno offerto di comprare tutto senz’asta, tutto quanto subito e basta!). Lo spieghi con il famoso valore aggiunto: siccome questa lampadina apparteneva al sarto più famoso del mondo, io la voglio, pure se la pago un miliardo! Vi ricordo che YSL, è autore del celeberrimo profumo OPIUM, è stato in quel momento che è diventato talmente ricco da comprarsi la qualunque (anche se OPIUM non è OYEDO, ho ottimi ricordi di colli inebrianti!). Allora io mi chiedo, valore aggiunto per valore aggiunto quanto potrà mai valere lo spartito, o meglio il foglio sporco di marmellata sul quale forse Paul McCartney ha scritto “Let it be”? Oppure la chitarra di Albano, dalla quale sono emersi gli accordi della canzone “I cigni di Balaka”, che pure Michael Jackson ha comprato? Anzi, ha rubato, perché costava troppo, vedi il valore aggiunto? Mi direte piuttosto che dramma deve oggi affrontare Pierre, che con questa casona enorme, ormai vuota (a parte la beneficenza che senz’altro farà), adesso come l’arreda? Gli posso dare un consiglio: fatti un salto all’IKEA, che una poltroncina “Ektorp Tullsta” te la porti via con poco...