martedì 30 giugno 2009

This is it


Ci sarei andato.

domenica 28 giugno 2009

Stop if you got enough.


Questa foto parla di due uomini, quello a destra è morto l’altro ieri, quello a sinistra vivrà nei nostri cuori in una vecchiaia che non ha mai conosciuto.*
Parliamo di quello a destra. Il suo notaio, non dormirà la notte nella speranza che probabilmente nessuno chiederà il rimborso dei biglietti per i concerti non tenuti di Londra (forse sarà l’incasso più alto mai avuto al mondo per uno show chiuso per lutto) pur di avere in mano l’ultima reliquia di Michael Jackson, e questo servirà a pagare qualcuno dei 500 milioni di dollari di buffi lasciati in eredità. Oltre a una montagna russa che presto verrà mangiata dal muschio insieme a tutta quell’altra paccottiglia di Neverland, che l’uomo a destra si era comprato per illudersi di avere ancora un’infanzia per giocare.
Parliamo di quello a sinistra. Quando il 13 ottobre del 1979 una vocetta assurda squarciò l’aere del Much More, la discoteca tempio di Roma, con “Don’t stop ‘til you get enough”, Michael Jackson per me non era nessuno, nemmeno un fratello di qualcuno e tanto meno un figlio di un maniaco violento. Ma quel disco “Off the wall” ha cancellato tutti i miei dischi di musica classica JOKER da £. 1200 (fa impressione il simbolo della lira, ve’?), e gli altri due che avevo “Hotel California” degli Eagles e “Oldies but Goldies” dei Beatles. Solo col tempo ho capito che dietro quei due accordi (Si e La) semplici e ripetuti un’infinità di volte c’era quello che, oggi che è morto, si può finalmente dire: un genio. Purtroppo una vita (che nessuna persona al mondo sana di mente vorrebbe provare) sugli altari lo ha fatto diventare talmente imbecille da prendere a pretesto un incidente sul set della Pepsi per andare sui tavoli operatori come noi andiamo al bar.
Un uomo che a dispetto dei suoi assurdi impegni è riuscito a venire a Roma, convocato dai pretori di Piazzale Clodio, per rendere conto di come diavolo avesse mai potuto ascoltare una sola volta in vita sua “I cigni di Balaka” di Al Bano per poi copiarla pur di non pagarne i diritti, uno che li ha comprato di tutte le 185 canzoni dei Beatles! Fred Astaire, parole sue, disse che ballava meglio di lui. Sophia Loren a Roma, prendendolo per mano a Villa Taverna lo portò a casa sua per fargli la pizza. Martin Scorsese gli ha diretto il video di “Bad”, John Landis di “Thriller”. Il mio amico Quincy Jones gli ha arrangiato i suoi primi tre album.
Mi piacerebbe ricordare solo quello a sinistra nella foto.

* elaborazione di Jacko a 50 anni se non si fosse fatto i giri nelle sale operatorie.

venerdì 26 giugno 2009

Jacko has left the building


It was a thriller.

martedì 23 giugno 2009

Plastiche 18enni


- A ma’ che per i 18 anni mi regali la plastica al seno?
- Certo, mamma ti porta subito...
Matte! Tutte quante, madre e figlia: io quando avevo 18 anni non sapevo di essere il ragazzo più bello del mondo perché il mio specchio non era quello dell’ascensore o l’obiettivo della macchina fotografica ma l’occhio della ragazza che mi piaceva cui ovviamente io facevo schifo. Tra tutte le mie confidenti, già mille all’epoca, ce ne era una che stava le ore, dico le ore, a sentire tutte le lagne che le facevo:
- Non mi chiama, hai visto come mi risponde, che devo fare, mannaggia adesso che le dico, eccetera...
Mi ascoltava e mi guardava, mi dava dei suggerimenti, mi chiamava in continuazione per sapere come stavo e io ero lì solo a lamentarmi.
Un giorno mi da un foglio di quaderno a grappe, era una lettera per me. Io ho pensato subito: è fatta! Quella che mi piace, sapendo che mi confido con lei le ha dato una lettera per me. Invece no, era lei, proprio l’amica mia, che mi diceva che non sapeva perché ma le piacevo da morire e che lei mi aspettava. Chiarisco subito che era questa la ragazza più carina della classe, e vi posso dire pure che era quella di cui ancora oggi con i compagni di classe dell’epoca, ci ricordiamo come bellissima, e aggiungo che era anche sofisticata e scriveva benissimo. Io che ho fatto? Niente, come uno scemo mi sono spaventato e non le ho più parlato, un cretino!
Queste ragazze che non appena compiono 18 anni, vanno dal mio amico chirurgo Roy De Vita, per chiedere qualche misura in più di seno, o per limare un naso interessante (“guarda che naso, facci caso”) per attirare, eventualmente, lo sguardo del ragazzo più scemo della classe e che non se le fila di pezza, fanno una follia perché non si rendono conto che devono piacere a loro e non al cretino. Io ho rinunciato alla più carina della classe per una che non mi si filava e che mi trattava male. Sarei stato più felice con la mia amica che mi capiva e a cui piacevo per come ero, mi sarei sposato e avrei fatto due figli, Alberto e Elena, stupendi, schicchissimi, che oggi avrebbero 28 anni e che sarebbero diventati avvocati e commercialisti, invece ho scelto la solitudine!
Tra l’altro vi dico anche una cosa, ragazze sceme che vi volete rifare a 18 anni, sappiate che la plastica che vi fate oggi ve la dovrete senz’altro ritoccare, bene che vada tra 20-25 anni, cioè a 38-43 anni, quando avrete l’età di vostra madre oggi, che se non sbaglio si è appena rifatta. Quindi tanto vale aspettare... tanto, credetemi, è un attimo!

PS: nella foto Barbra Streisand

martedì 9 giugno 2009

Nella borsa di una donna


Il segreto delle donne che riescono a fare quello che vogliono nella vita, la nostra e la loro, è racchiuso in un oggetto che da utensile è diventato, una protesi, un’appendice imprescindibile, financo capo di abbigliamento. Da quando è nata la moda, gli stilisti ci si sono buttati a corpo morto in un triplo tuffo carpiato. Mary Poppins ne ha fatto una ragione di vita e tutte le donne con lei: stiamo parlando della borsa! Nella borsa di una donna c’è un mondo che le fotografa più di una scatola nera e che ci fa capire quanto sia un essere superiore. Ogni oggetto ha un significato, una motivazione, ogni oggetto è qualcosa, lo è stato, e forse lo sarà, vallo a sape’... e soprattutto ogni oggetto ha un’anima. La tragedia è ovviamente il cambio di borsa, perché tutto quello che a una prima rapida occhiata sembra superfluo, può diventare in-di-spen-sa-bi-le in un attimo, perché la vita delle donne con la borsa cambia in ogni secondo, tutto il giorno, tutto l’anno.
Ecco perché nella borsa di una donna si trova tutto questo: al primo posto, la pochette del trucco con il rossetto, il lucidalabbra, il fard, la matita e il rimmel. Seguono alla rinfusa, giustamente, le chiavi di casa, del motorino e della macchina, ogni mazzo attaccato a sonaglini, campanelli e nastri di stoffa per meglio individuarli al buio, ovviamente un portafogli, un libretto degli assegni, mentine Golia Active Plus per un alito a prova di bacio dell’ultimo secondo, e le straordinarie gomme Daygum Protex in assenza dello spazzolino da denti, una salvietta rinfrescante delle Ferrovie dello Stato e una dell’Alitalia, per par condicio, una penna del ferramenta, una matita dell’Ikea, un’agendina, il telefonino, a volte due, un accendino Dupont regalato da un ex, un tampax, un biglietto dell’autobus (usato), 5 biglietti vecchi di un cinema “Una notte al museo 2”, visto con il figlio e i suoi amichetti, un paio di guanti, un portachiavi minitorcia comprato al ristorante dai cinesi, scontrini vari, i fazzoletti di carta, gli occhiali da sole, un cornetto portafortuna, un elastico per capelli, uno zucchetto, la scatoletta del byte del figlio, e last but not least, un campioncino di profumo, magari Oyedo.
Se un giorno noterete una ragazza con una borsa con tutte queste cose dentro, tenetela d’occhio. E se per caso la sera in cui esce con voi non porta la borsa ma solo una pochette con nulla o quasi dentro perché con voi si sente sicura e non ha bisogno di nulla, sappiate che vi trovate davanti alla donna della vostra vita!

lunedì 8 giugno 2009

Quando un amore finisce


Quando un amore finisce non finisce la tua vita
ma quando un amore finisce c’è una parte che hai perso di te:
è la parte che meno conoscevi e che era la più vera.
Quando un amore finisce non finisce la tua vita
ma quella parte di te che non ha visto nessuno, nemmeno tu, eccetto chi ti guardava senza che tu lo sapessi:
tua madre quando dormivi, tuo padre quando rientravi tardi di nascosto, il professore quando facevi il compito in classe, il tenente quando sopportavi una punizione ingiusta, il prete al tuo primo funerale di qualcuno che conoscevi bene, il postino quando hai ricevuto la lettera che non avresti mai voluto leggere.
Quando un amore finisce non finisce la tua vita
ma quella parte di te che può essere schiacciata da un pianoforte che cade dall’alto in silenzio, senza che tu te ne accorga.
È quella parte di te che lasci nel letto quando ti alzi e che solo le lenzuola possono raccontare,
quella parte di te che solo il tuo specchio ha visto,
quando mangi, quando pensi, quando sei solo.
E quando sorridevi a quella tua ragazza e tutti ti guardavano,
quella parte di te era in mano ad altri e tu non lo sapevi...
Ecco, è questa la parte di te che non c’è più
e quella parte sei tu.

mercoledì 3 giugno 2009

Effetti di un talent show


Susan Boyle, la signora scozzese rivelatasi alla tv inglese con una voce da usignuolo e che si autodefinì “un garage”, con una felice quanto disarmante allegoria, è stata ricoverata in una clinica per il “suo stato di spossatezza”. Così è stato definito lo stress di aver perso la gara del programma che l’aveva lanciata in tutto il mondo. È arrivata seconda contro un gruppo di teenager ballerini acrobatici. Ha detto subito che era contenta per loro e gli augurava ogni bene, poi è andata in albergo e ha sbroccato. Giustamente, perché lei era molto più brava. Il direttore dell’albergo, che io già m’immagino sarà stato un direttore alla Hector Elizondo, quello di Pretty Woman per capirci (aggiungo anche che era l’ispettore Sunday di American Gigolo, quello cui Richard insegna a vestirsi), che ha chiamato un’ambulanza per condurre la signora in una bella clinica privata, quella dove vorremmo entrare ogni qualvolta la vita ci da una sberla, no? Quella clinica dove le infermiere profumano di Lexotan numero 50 (gocce), sono tutte carine, sorridenti e con la gonnellina appena sopra il ginocchio; gli infermieri sono tutti palestrati, non si sa mai e hanno una pistola a spruzzo di Serenase. Parentesi: ma non sarebbe davvero una bella idea non appena un amico ci tradisce, la ragazza ci lascia, un superiore ci tratta male, in banca non ci danno il mutuo, invece di stare a rompere le scatole a tutti i nostri amici rovinandogli le serate, di fare un salto in una clinica dove ti fanno una carezza e un’anestesia, e poi il problema, “tac!”, sparito?
Chi scrive conosce benissimo che vuol dire assaporare il magico turbinio di stelle di gloria, nei corridoi degli studi televisivi e radiofonici è una continua tentazione di cadere nel lubrico mondo dello spettacolo, dello showbiz italiano fatto di tappeti rossi e miliardi di euro, no? Una volta assaggiato il miele è difficile rinunciarvi...
Ma è vero che ogni qualvolta si assiste a un talento non sfruttato si rimane male e ci si dispiace se le cose non girano poi per il verso giusto nei confronti di chi se lo merita. Il filmato di Susan Boyle che lascia a bocca aperta e occhi spalancati tutta la giuria di “Britain Got Talent”, è stato visto su YouTube 200 milioni di volte, e chissà adesso quanta gente vorrà ancora vederlo...
Questa donna quindi non è una qualunque che esce da un reality e poi vediamo che succede, ma un talento assoluto che avrà dietro una squadra pazzesca che l’aiuterà a girare per il mondo a fare ascoltare la sua magica voce. Infatti l’anno prossimo Susan Boyle guadagnerà 9 milioni di euro in contratti per serate, concerti, dischi, un libro e addirittura un film sulla sua vita.
Vogliamo quindi rilevare il vero problema di Susan anche per il futuro? Il fatto è che Susan è un mostro, vero, quindi se non vuole ridursi come la cantante lirica sovrappeso di “Racconti d’estate” con Alberto Sordi (“Ada mia, quanta brutta gente!”), con gli spicci che le rimarranno, dopo la clinica si buttasse in un centro di bellezza, in modo da passare da una doccia di Lexotan a bibitoni di Activia col bifidus regularis e vedrai che un uomo che attacca il sombrero prima o poi lo troverà...

martedì 2 giugno 2009

Andiamo a teatro? Ma certo...




Un uomo fa una promessa a sua moglie, e la mantiene. Tutto qui, che altro si può dire per commentare un gesto che non poteva non prevedere l’uso dell’Air Marine One, dalla Casa Bianca a NYC, e di una limo blindata per andare a vedere uno show a Broadway (“Joe Turner's come and gone” che parla di neri che emigrano, non certo “Mamma Mia”che parla di matti in vacanza). Del resto Obama che poteva fare per non usare i mezzi che ha a disposizione per legge? Affittare lui un jet privato, per poi prendere un taxi? NON PUO’, anche se volesse, non glielo permetterebbero per motivi di sicurezza. Lei in un abito nero, splendida con le sue famose braccia nude, lui in completo grigio ferro senza cravatta, un saluto al marine di guardia e via verso lo skyline di New York al tramonto.
Dopo due Martini e una cenetta al Blue Hill, un tete a tete senza il disturbo di nessuno, senza l’emozione dei camerieri, senza la curiosity degli altri clienti del bistrò che avevano la loro cenetta da fare, un applauso finale come saluto, la coppia pià bella del mondo è andata a vedere lo show. E poi è tornata a casa, come tutti. Al rientro nella White House, la stessa guardia che li aspettava gli avrà chiesto:
- Come è andata la serata?
- Molto bene John, grazie...
- Allora buonanotte, Signor Presidente!
- Buonanotte...
Obama ha messo uno scialletto sulle spalle di sua moglie e sono andati a dormire. Come un uomo e una donna che, per una sera. sono andati a teatro.