martedì 30 settembre 2008

Tanti auguri!



Insomma come si festeggia un compleanno? Allora: ci si presenta con un elicottero e si fa un arrivo trionfale con un bambino che ti sta vicino, che rappresenta la vita che continua. Si arriva in un posto pazzesco tipo una piattaforma petrolifera, un ristorante in cima a una collina, un rifugio in alta quota, dove insomma non si arriva facilmente, dove ovviamente ci sono i tuoi invitati che ti aspettano, che ci sono arrivati prima. Questo gli permetterà anche di darsi un tono con gli altri amici che non sono stati ovviamente invitati perché non se lo meritavano, perché magari durante l’anno ti hanno fatto uno sgarbo, non ti hanno risposto al telefono perché stavano sotto la doccia, o perché il loro bambino piangeva, e allora non li inviti, “mi dispiace vediamo se l’anno prossimo... ma dubito”. Insomma al compleanno si invitano solo le persone che ti sono state vicine durante l’anno appena passato, non s’invitano tutti gli altri, quelli che “siccome lui m’invita sempre allora lo devo invitare”, no! S’invitano quelli che vuoi tu, è tuo il compleanno? E allora decidi tu, è la TUA festa, mica quella degli altri. Allora, si arriva con l’elicottero, o in un modo eclatante, gli altri ti DEVONO applaudire, felici del tuo arrivo e ti devono venire incontro. Nessuno scatta foto: c’è il fotografo ufficiale che scatta in continuazione lui, nessuno deve distrarsi dall’apoteosi del mio compleanno. Tutti concentratissimi! Dopo gli aperitivi, si cena a TAVOLA, no buffet! Seduti! Tutti devono sorridere e mangiare e dire “che meraviglia sono stato invitato, l’anno scorso non c’ero riuscito...”. Menù: solo le cose che piacciono al festeggiato! Poi fiumi di vini da dessert e arriva finalmente il momento dei regali. Ecco la regola MAI REGALI A CASACCIO, te li tiro in faccia, perché vuol dire che non mi hai pensato abbastanza e comunque già ce l’ho! E per non sbagliare dopo il 40° compleanno si regala solo roba di consumo: pelati, pasta, sughi, bottiglie di champagne, caviale beluga, calzini di Schostal, è inutile che mi regali oggetti che poi porto in parrocchia al mercatino.
Ovviamente non si aspetta la mezzanotte per il brindisi finale, quello è un errore formale, ma alle 2330, prima che tutti si rompano, si alza il calice, arriva il millefoglie di Cavalletti già tagliato da Brunetto, il maggiordomo dell’Avvocato Agnelli che avete preso per l’occasione, e si salutano tutti con la frase che farà piangere tutti: “amici, vi ringrazio per avermi fatto passare la più bella serata della mia vita!”

Lettera a Paul



Ciao Paul, sei stato il mio compagno di sogni quando andavo a vederti nelle sale parrocchiali a 500 lire il sabato pomeriggio. Eri stupendo con la tua voce italiana di Giuseppe Rinaldi e quando ti ho visto ne “La Stangata” con quei vestiti e quelle atmosfere, io che avevo 10 anni pensavo che il mondo dei grandi potesse essere così “fico”, con le donnine allegre che ti facevano la corte, e tu le guardavi con quei baffi di traverso e quel sorriso che seduceva anche le pecore. Nella scena finale stavi con lo smoking e io ho chiesto a mia zia di farmi lo smoking per Big Jim con il quale passavo pomeriggi d’avventure nel giardinetto sotto casa mia, in smoking in mezzo alla terra e alle erbacce. Parentesi: sempre nel finale de “ La Stangata” quando con il tuo amico Robert Redford muori, io sono morto con voi e solo quando si è visto che era una caramella in bocca a fare l’effetto rosso sangue sono rinato, e per tre notti non ho dormito dallo spavento.
Quando poi sono cresciuto, con il mio videoregistratore Sony Betamax che non aveva nessuno, ho registrato “La gatta sul tetto che scotta”, l’avrò visto mille volte, ma non riuscivo comunque a capire come mai rifiutavi quello schianto di Elizabeth Taylor, e ho creduto che fosse fantastico dire di no in quel modo a una donna, ho provato a farlo anche io, ma ho poi visto che si trovavano subito d’accordo con me e mi lasciavano in un secondo.
Quando sono ulteriormente cresciuto ho visto “Il verdetto” e ho capito che il modo giusto per fare colpo su una donna matura era farsi trovare ubriaco appoggiato a una porta di uno studio legale. Mi sono iscritto a legge e al primo esame che ho dato, storia del diritto canonico, ho preso uno xanax e mi sono vestito così come lo eri tu con la camicia bianca e un gilet sdrucito, e il direttore della facoltà mi ha cacciato fuori dall’aula. Insomma per una vita ho cercato di emulare il tuo modo magnifico di essere, le camicie bianche a maniche corte e la cravatta scura in “Detective Harper acqua alla gola”, quel profilo da medaglia, magnifico che avevi, quegli occhi blu di ghiaccio ma disperati, quegli addominali da urlo, che pretendevi per contratto di poter esporre in tutti i film, con un asciugamano a nido d’ape stretto in vita, quello di Eau Savage per intenderci, il modello Kennedy, insomma tutti gli asciugamani di casa mia, che ho comprato da Frette, quel tuo Rolex Daytona che indossavi alle corse, (quello mai comprato), ma nonostante tutto non ci sono mai riuscito.
Ora che sei morto, caro Paul, non mi rimane che una cosa da fare purtroppo: diventare grande.

sabato 27 settembre 2008

C'è qualcosa che non va nella vita...



 ... ma ci metterei la firma!