giovedì 31 maggio 2012

Ero pazzo di lei

Ero pazzo di lei, semplicemente. Perché, manco me lo ricordo. Si potrebbe dire per “Pretty Baby”, ma in realtà quella bella era Susan Sarandon, Brooke era una bambina troppo truccata con un capoccione. “Laguna Blu?” Ma per favore, uno dei più brutti film al mondo. Allora “Amore senza fine” di Franco Zeffirelli, un film così così ma tratto da un romanzo di Scott Spencer che illustrava l’amore assurdo di un adolescente, qualcosa che prima o poi abbiamo passato tutti pensando di avere trovato la donna della nostra vita troppo presto (molti si sono sposati e hanno divorziato in tre anni con figli e case da spartire). Ma non è nemmeno per colpa di quel film che persi la testa. No, ora me lo sono ricordato. Sbroccai per una frase detta da lei, ma scritta da un altro, per la campagna dei primi jeans firmati da uno stilista (Calvin Klein). La frase era: “Volete sapere cosa passa tra me e i miei jeans Calvin Klein? Niente!”. All’epoca, sempre 1981 ovviamente, bastava e avanzava. “Ah, quindi questa fa la modella?” mi dicevo e via a comprare tutti gli Harper’s Bazaar, Vogue, Cosmopolitan, per vedere le sue foto: pagine e pagine di roba straordinaria e inutile ma sfogliare lentamente quelle immagini pazzesche con il sottofondo del Concerto in sol di Ravel era esaltante, mentre imparavo a memoria i nomi dei fotografi che all’epoca erano ragazzi fortunati di trent’anni e oggi sono considerati dei guru dell’immagine, peraltro miliardari e sposati con modelle di tuttora stupefacente bellezza. Scrutare, ammirare, guardare quelle foto, comunque bellissime, ha inconsapevolmente fissato uno standard impossibile da eguagliare in bellezza, appunto, ma anche glamour e forse stile di vita, quello dei fotografi?
Oggi Brooke compie 47 anni. Chissà con chi chissà perché.
Posso anche farle gli auguri, ma solo perché di lei ero pazzo.
Visto che oggi ho capito che mi ha rovinato.


lunedì 21 maggio 2012

lunedì 14 maggio 2012

I Fratelli Gibb

Una bella notizia di un paio di settimane fa ci aggiornava sul risveglio dal coma di Robin Gibb, uno dei Bee Gees, ad opera di Barry, suo fratello, che per giorni al capezzale gli ha cantato personalmente una canzone nell’orecchio: sono i vantaggi di andare in coma e avere un fratello cantante... Nella fattispecie si trattava di “Crying” di Roy Orbison, quello di “Pretty Woman”. Il pezzo non ha un titolo tipico da risveglio, da coma tra l’altro, e anche ad ascoltarlo su YouTube si ha la sensazione che in passato qualcosa non abbia funzionato a casa Gibb. Ma io dico: ma se devi svegliare tuo fratello dal coma cantagli almeno una canzone delle vostre, no? Tipo, “Stayin’ Alive”, che anche solo dal titolo è meglio, no? Però, vallo a sape’, se a Robin piaceva quella... in effetti si è svegliato. Magari per dirgli soltanto: “ahò, e basta co’ ‘sta pizza!”.
Comunque facciamo tutti gli auguri ai fratelli Gibb che personalmente mi sono sempre stati simpatici e con il loro capolavoro nel 1977 ci hanno fatto credere di essere capaci un giorno di rimorchiare anche solo ballando. E se ci pensate un attimo ci sono riusciti: quando nelle cene di oggi, un pazzo che si è stufato si alza e con l’iPod connesso allo stereo di casa fa partire un pezzo de “La Febbre del Sabato Sera” qualcuno sicuro rimorchia quella ragazza, ora donna, che gli era sempre piaciuta ma non aveva mai osato dirglielo!

PS: A Barry, meno male che non gli hai cantato la vostra “Tragedy”.