
Se c’è qualcuno, durante questi caldi assurdi, cui penso con una certa pena, è lo studente prossimo maturando. Quel ragazzo che tra poche settimane dovrà dimostrare di essere “maturo” a una persona che non ha mai conosciuto, con pensieri suoi, elaborati in 18 anni di vita di cui 5 di liceo. Praticamente un poveraccio. Oggi sta contando le settimane che lo separano dal duello, calendarietto del cellulare alla mano, e sta pensando tra sé e sé “ma in fin dei conti in 7 settimane ce la faccio a ripassare tutto!”. “Ripassare” o “studiare” per la prima volta? Diciamo la verità, diciamocela in faccia una volta per tutte: NON SAI NIENTE! Non hai studiato perché il lunedì e il giovedì andavi a nuoto, il martedì e il venerdì a pianoforte, o a chitarra o a violino, le mattine andavi a scuola, e la sera eri uno straccio e quando studiavi? Quando? La sera, a tavola, i tuoi sono mesi che ti dicono “ai miei tempi, quelli sì che erano esami, adesso che ci vuole?”. Sei caricato di responsabilità, anche i professori ti stressano con le loro raccomandazioni, tu sai chi sono i loro cocchi, i secchioni che loro amano, mentre a te lanciano solo uno sguardo che fonde il rimprovero alla compassione. Fa caldo, apri la finestra ed entra il polline, la matita 2B della Faber Castell ti scivola tra le mani come un anguilla e se cerchi di cancellare una sottolineatura che ti sembra superflua la gomma impatta con la pagina in un crash test pazzesco: ha vinto la gomma e la pagina ormai sembra un origami, per stirarla con la mano sudata tutti gli appunti presi a matita sbavano come una lumaca stanca. Ti vuoi sparare, e in tutto questo ti ritrovi pure sotto una tempesta ormonale unica in tutta la tua vita, (la riproverai così violenta soltanto tra tren’anni, quando ti separerai da tua moglie e ti accorgerai di tutte quelle nuove ipotetiche che ti guardano con cupidigia) e pensi solo a Cristina che non ti si è mai filata un secondo della sua vita. Che ne sarà di te? Ti vedi vecchio a 40 anni (tranquillo, ti sentirai scemo quando li farai veramente), solo, senza Cristina (quello sicuro!) senza maturità (non credo), senza una meta, senza una lira, col violino all’angolo della strada, sporco, lacero, consunto, nessuno ti cerca, nessuno ti vuole, e per colpa di chi? Di Verga, dei Malavoglia, di Euripide, delle Baccanti, della II Guerra Mondiale (“che mi frega? C’è Rai Educational, La Storia siamo noi”) della geometria, (“ma quando mi servirà mai calcolare l’area del triangolo?” Ti servirà, ma tu ancora non lo sai, quando dovrai parlare con il tappezziere per la tenda della terrazza che hai fatto fare perché tua moglie, non Cristina, la voleva “strana”). Insomma tutto ti sembra inutile e la vita è racchiusa in queste sette sporche settimane di sudore, grafite, polline, tè freddo, sandali, magliette, bermuda, tutti sudati. Sogni il giorno in cui l’esame di maturità sarà solo un ricordo lontano e tutti i problemi della vita ti sembreranno una sciocchezza in confronto a quest’esame maledetto. E quando finalmente arriverà quel giorno ti verrà da piangere, perché non lo potevi sapere, ma oggi tu SEI FELICE!