giovedì 30 aprile 2009

To fax or not to fax?


Per un banale pretesto oggi parlerò di una regola di bon ton, in quanto Daniel Day Lewis, chiamato dagli amici DDL, tipo decreto legge, ieri avrebbe compiuto gli anni, 52, ma in fin dei conti chi se ne importa, onestamente, non mi sembra il caso di festeggiare un uomo che, al di là dei meriti artistici, (un bel curriculm non dico di no, anche se io l’ho odiato: nel Bounty faceva uno degli ufficiali fighetti contro Mel Gibson, quindi come ti permetti...), si è permesso di lasciare la propria donna, dalla quale aveva pure appena avuto un figlio, con un metodo che è passato alla storia, un metodo peraltro già vecchio, con un FAX!
Parliamone: prima cosa NON si lascia mai una donna, non è elegante, non si fa, non si pensa nemmeno, se proprio si deve, si chiederà a lei di lasciarci, facendoci un favore, ma in realtà sapendo che le facciamo un regalo noi, togliendoci dai suoi piedi, perché sia chiaro che quando un uomo pensa di avere avuto questa decisione per primo, in realtà lei lo ha già capito da sei mesi e per pura pietà nel frattempo ci ha illuso di stare ancora con noi.
Secondo: NON si lascia Isabelle Adjani, la donna con la bocca più baciabile del pianeta Terra, la protagonista della storia d’amore più struggente dell’America del Nord, Adele H, ma come si fa?
Terzo: scusami DDL, tu che fai? Lasci una donna, una donna che si chiama Isabelle Adjani, che è pure la madre di tuo figlio, e la lasci con un fax? Non hai nemmeno il coraggio di dirglielo a voce? E per fare il moderno o per toglierti il pensiero nemmeno glielo scrivi per lettera ma con un fax, appunto?
L’unica cosa che mi consola è che questo fax era del 1989, quindi di 20 anni fa... e io so che Isabelle Adjani, bella, stupenda, triste e altera quando nelle sere solitarie, che senz’altro per colpa tua ancora passerà, con un figliolo ormai ventenne che uscendo di casa le chiederà:
- Mamma, io esco... che hai, sei triste?
- No, niente, figlio mio, esci pure divertiti, mamma questa sera vuole stare un po’ da sola...
aprirà quel cassetto dove custodisce un foglio di carta ormai ingiallito e arrotolato su se stesso, su quel foglio non troverà più nessuna scritta infamante né recriminazioni dell’epoca su un amore ormai finito, perché il tempo galantuomo ha provveduto a farle sparire visto che quel fax era su carta termica: questo mi consola...
Purtroppo l’unica cosa che sta ancora su quel foglio sono soltanto le lacrime dell’umiliazione di una donna lasciata per fax: quindi, Daniel Day Lewis, DDL, mi dispiace, ma gli auguri per il tuo compleanno non te li faccio!

sabato 25 aprile 2009

My Barbra


Ieri era il compleanno di una leggenda che è responsabile di tutti gli innamoramenti al velluto rosso, quello dei sipari dei miei “teatrini”:
Barbra, Barbra, milady mia! Barbra Streisand pazzesca! Non dico l’età, non si dice di una signora, 67, ecco fatto! Andate sul suo sito barbrastreisand.com e fatele gli auguri!
Una donna una cantante, praticamente un panzer, del resto una che sfondava le classifiche negli anni in cui spopolavano giustamente i Beatles, che le voi di’? Lo dico perché lo sappiamo tutti che la Signora Streisand ha un caratterino tipico delle vere star, se no come potrebbe aver raggiunto questi risultati? Dopo Funny Girl, fu costretta a girare il seguito “Funny Lady,” più brutto come molti numeri due e da quel momento decise di non farsi più mettere i piedi i testa e infatti ha poi vinto qualsiasi cosa, 2 Oscar, 11 Golden Globe, 10 Grammy, pure 2 David di Donatello, tu pensa a Rondi quando glielo ha dato,
ha pure una stella per strada a Hollywood al 6925 di Hollywood Boulevard. Una donna che non risente mai i suoi album, non ne può più, non esercita mai la voce e non canta mai in privato. Ma se vuole organizza per i suoi amici vip i suoi concerti nel giardino di casa, e tutti ovviamente ci vanno, anche perchè tra l’altro si magna benissimo a casa Streisand. Tre mariti, tra cui Elliot Gould, un figlio, fallito ovviamente, da piccolo la madre gli ha cantato tutte le canzoni dei film di Disney tipo Cenerentola, la Bella Addormentata, Dumbo, insomma le più commoventi, pensa che Natali che questo ancora si fa:
- Mamma, che fai la canti “Tu scendi dalle stelle”?
- Certo caro, se insisti...
Non dimentichiamoci che è un’attrice, e ne “Il principe delle maree” lei è pazzesca, guitta da morire, seducentissima, con quelle forme ormai morbide come burro fuso, dove Nick Nolte, con quelle camicie pazzesche, prese peraltro dal mio armadio, aveva tutto il catalogo Brooks, s’innamora di lei che lo ha liberato dai fantasmi del suo passato...
Ma se mi chiedete perché io uso sempre questa musica così smooth quando apro la porta di casa, è perché io voglio ancora sperare di conoscere una donna che rincontrerò qualche anno dopo il nostro amore ormai finito, per poterle chiedere come Robert Redford:
- Tu non cambi mai, eh?
e lo voglio chiedere per sentirmi rispondere una cosa sola:
- Mai!

mercoledì 22 aprile 2009

Rita Levi Montalcini 100th


Rita Levi Montalcini è nata nel secolo scorso e su questo siamo in tanti ad avere questo merito, però è pure vero che si trattava nella fattispecie del 1909, quindi parliamo di una donna che ha avuto delle difficoltà di tutti i generi per fare anche le cose più semplici, che poche persone oggi possono raccontare, che lei peraltro aveva già intuito:
- Mamma, posso andare al cinema?
la madre rispondeva:
- Che cinema? Non esiste! Che vai fino a Los Angeles?
- Mamma, dov’è la radio?
- Lo sai, cara, che non esiste, perché mi chiedi della Bbc se ancora deve cominciare le trasmissioni nel 1922!
E fino al 1948, quindi a 39 anni (!), RLM, Rita Levi Montalcini, non ha potuto pronunciare la parola LONG PLAYING, non esisteva, quindi per fare una seratina con qualche amico a ‘sto punto doveva chiamare un’orchestra a casa! Non ti dico per scattare una foto, non ci siamo riusciti noi con il colore fino agli anni 70, figurati lei con le lastre, i dagherrotipi, ti passava la voglia!
Certo, problemi di orientamento non ne avrà mai avuti, in fin dei conti il faro esisteva dal 280 AC, così come la pietra miliare inventata dagli antichi romani, però prima di farsi un elettrocardiogramma ha dovuto aspettare fino al 1924, 15 anni. Io a 15 anni ne avevo già fatti 100! (tra un po’ ce lo faremo anche con l’iPhone, attacchi il cavetto e via, te lo tieni sulla scrivania del computer in formato pdf). La RLM si divertiva a immaginare il RADAR, che tra l’altro è una parola palindroma molto bella, uno se la dimentica sempre nei quizzes, ma non è esistito fino al 1933. Non ha potuto dire questa parola fino all’età di 9 anni:
- Mamma, dov’è il maglione con la ZIP?
Non lo poteva dire, non esisteva e anzi qualche anno dopo casomai avrà detto la “chiusura Lampo”!
- Non trovo le calze di nylon...
non l’ha potuto dire fino al 1937, cioè a 28 anni! Ma come si fa?
Insomma diciamo che stiamo parlando di una donna senza distrazioni e chissà forse è proprio per quello che è diventata un genio. Il fatto è che la parola studio è stata inventata da altre persone, lei giocava con le cellule, mica le studiava, lo studio NON esisteva! Si chiamava in un altro modo, si chiamava gioco, intrattenimento, quando poi hanno inventato i giocattoli, la play, la nintendo, il wee, l’iPod , internet, il fax, il cordless, il cellulare, la televisione, il frigorifero, il forno a microonde e così via, solo dopo è diventato “studio”. Prima non si diceva “che pizza, devo studiare”, dicevi “che bello, devo giocare” e nel frattempo scopri il FATTORE DI CRESCITA NERVOSO che ha cambiato la vita di tutti noi, e che le ha valso il premio Nobel per la medicina! Ecco perché la RLM, che ormai è un marchio, dopo i 100 anni comunque lo si diventa, è diventata Premio Nobel, perché nella sua vita ha sempre e solo “giocato”! E quindi Rita, ce lo lasci dire: 100 di questi giorni!

lunedì 20 aprile 2009

Donne senza trucco


Elle France ha fatto posare senza veli di trucco e senza Photoshop, il truccatore più bravo del mondo, tre bellezze come Monica Bellucci, Sophie Marceau e Eva Herzigova al loro naturale, come un tonno cotto al vapore, al naturale! Parliamo prima di preferenze, io metto all’ultimo posto la Marceau, che onestissima, ha rivelato di avere due calamari sotto agli occhi che nemmeno Maga Magò... Poi l’Herzigova, che è bella ma quasi eccitata come dopo una doccia fredda, cioè nel momento in cui urli “datemi un accappatoio!” e ovviamente la nostra Monica Bellucci che è bella e basta!
Insomma cosa si può dire al riguardo? Senz’altro va registrata questa bella mossa del mensile francese che in questo modo da’ coraggio a tutte le donne del mondo che non disponendo di vite molto comode o prodotti di bellezza al top, o massaggi quotidiani fatti da massaggiatori affascinanti come George Clooney, si possono consolare ben sapendo che la loro vita dispone spesso solo di un rossetto per tirarsi su il morale tanto è vero che il rossetto è diventato un indicatore della crisi, nel senso che più rossetti si vendono e più siamo in crisi, perché appunto è la cosa più economica che permette a una donna di darsi una sistematina...
In questo la donna è grandissima e in fin dei conti queste tre bellezze non hanno fatto altro che essere appunto tre donne allo specchio la mattina. E io personalmente trovo comunque molto bella una donna solo per il fatto che ha avuto il coraggio di farlo... Voi direte:
- Vabbè Riccardo, sono donne stupende, che ce vo’?
No! Sapete a quante donne amiche mie ho detto:
- Ma che hai fatto oggi? Sei bellissima! - E loro:
- Ma Riccardo che dici? Oggi sono un mostro!
E invece poi scopri che hanno solo dormito bene e non hanno ancora litigato con nessuno, è questo il vero trucco per essere belle. Infatti una donna appena sveglia, magari dopo una notte d’amore, è bella come una rosa appena colta, solo che per conservarsi bene a lungo proprio come una rosa, ha bisogno di un aspirina nel vaso della nostra vita dove la vogliamo mettere per sempre (e dove loro tutto sommato ci starebbero pure ma senza tutte le arrabbiature che volenti o nolenti gli procuriamo!). Solo più tardi, quando la giornata avanza con tutti i problemi che gli riserva, quel volto comincia a irrigidirsi, e le linee morbide del loro viso trovano un po’ di pace solo verso sera, magari con l’aiuto di un drink che riesce a distenderle...
Quindi, uomini, stasera quando tornate a casa vi ordino di portare dei fiori a vostra moglie dicendole:
- Cara, questi sono per te, non c’è un motivo o meglio, ci sono tutti i motivi del mondo ma adesso non c’è il tempo per dirteli tutti!
E questa sera sapete io chi porto a cena? La Bellucci, a un patto però:
Monica, devi venire così come sei, ti voglio come sulla copertina di Elle France, senza trucco, come stai stai, e tranquilla: stasera pago io!

venerdì 17 aprile 2009

Un saluto da Henry Mancini


Cominciamo con un ordine, iPod alla mano ascoltate i titoli indicati leggendo di seguito.
iPod: “Uno sparo nel buio”
Il 16 aprile si festeggia il compleanno di un uomo che non c’è più ma che in realtà, volente o nolente, noi viviamo ogni giorno della nostra vita e per di più senza rendercene conto. Amici di questo blog io oggi sono in grado di dare un nome a una sensazione, a un profumo, a un’emozione fino a oggi appunto anonima, perché oggi ricorre il genetliaco di Enrico Nicola Mancini, al secolo, Henry Mancini.
iPod: “Pink Panther Theme”
certo, anche questa musica è sua... e adesso che facciamo? E anche quella che abbiamo sentito prima, era uno spot della Micra. Quest’uomo nato in Ohio, a Cleveland ma di origini abruzzesi, di Scanno, è riuscito a tradurre in note le nostre sensazioni più profonde nel linguaggio internazionale, la musica, che tutti capiscono senza essere andati mai a scuola, ecco perché le note della Pantera Rosa chissà perché ci evocano qualche sotterfugio losco!...
iPod: “I giorni del vino e delle rose”
4 oscar, 18 nomination, 20 grammy, 500 canzoni e 300 milioni di dischi venduti in tutto il mondo, questo è stato Henry Mancini, cresciuto nell’orchestra di Glenn Miller, s’innamorò della cantante del gruppo e ci fece 3 figli, io credo oggi miliardari... Ma in un attimo eccomi mentre sto sfogliando l’album delle fotografie della mia vita, quel periodo della vita che mischia i ricordi alle aspettative, quindi un mix di struggente bellezza e commozione, quando pensi che tutto sia andato perduto ma ancora riesci a scorgere una luce in fondo al tunnel buio della tua esistenza...
iPod: “Colazione da Tiffany”
Invece con questa il futuro non c’è più, solo ricordi strazianti di un’infanzia ormai perduta per sempre e forse mai vissuta... quando il sonno ci vinceva sul divano a guardare un cartone animato che ancora non esisteva e un adulto più giovane di noi oggi, ci prendeva e con il plaid a scacchettoni ci depositava sul lettino con lenzuolino di batista di cotone sussurando buonanotte...
iPod: “Lujon”
Attenzione! Quante volte abbiamo cercato un mood per esprimere un certo tipo di amore? Uno squillo al citofono, un fremito attraversa il nostro corpo, che sta succedendo? Grazie Henry Mancini! Ecco come per incanto apparire una boccia di Oyedo, e una di Krug, un filo di perle avanza dentro casa nostra attorcigliato come un pitone a un collo lungo alla Modigliani, fasciato da un doppio filo di cachemire nero petroleum, due stivali che corrono oltre il ginocchio, e un incedere conturbante che non lascia spazio all’immaginazione... io ho capito che questa vita non esiste, siete d’accordo, no? Però almeno per oggi, nel giorno del compleanno di questo magnifico abruzzese fatemelo credere, ancora per oggi, tanti auguri Henry, ovunque tu sia!

mercoledì 15 aprile 2009

Divergenze non conciliabili


357 milioni di euro, 700 miliardi di lire potrebbero non bastare a una signora di Los Angeles, tale Robyn Gibson, la ancora per poco moglie del più famoso Mel, Mel Gibson.
Ma facciamo un passo indietro, cosa può aver portato una donna brutta, noiosa, pedante, pure coetanea di Gibson (53) a chiedere il divorzio? Cosa può aver scatenato tanta furia da poter chiedere anche una chiesa cattolica in California da 27 milioni di euro, un'isola privata alle Fiji, un ranch in Costa Rica e una proprietà in Malibu a Mel Gibson, uno degli uomini più affascinanti del mondo, l’uomo dagli occhi azzurri più paragonabili a quelli di Paul Newman?
L’uomo che ha infranto i cuori di tutti in “Gallipoli - Gli anni spezzati” dicendo la battuta “ci vediamo quando capita se non capita prima”? L’uomo che ci ha fatto credere in “Un anno vissuto pericolosamente” che fosse meraviglioso innamorarsi in Indonesia negli anni 60 di Sigourney Weaver facendo il giornalista prendendo la pioggia con una camicia a righe celeste pazzesca? L’uomo che ne “Il Bounty” ci ha fatto capire che si poteva rispondere male a un superiore, che peraltro era pure Anthony Hopkins, e prendersi la responsabilità di oltrepassare la linea d’ombra della propria vita e andare a vivere per sempre in un’isola pazza dal nome Pitcairn grande quanto il DVD del film? L’uomo che per ben 4 volte in “Arma letale” ci ha fatto credere in un amicizia maschia virile e soprattutto per una volta anche divertente? Cos’è che quindi ha fatto capitolare questa donna dopo 28 anni di matrimonio? Qualcosa sarà pure successo, tanto da scollare una delle coppie più resistenti di Hollywood, no? Le cronache ci parlano di “divergenze non conciliabili”, che al paese nostro vogliono dire solo una cosa: un’altra! Ma certo, Mel è stato pizzicato con una bella mora violoncellista pare, russa peraltro, quindi fantastica, solo così posso definire una donna che nasce con l’amore nelle vene, per di più musicista. E quindi io vorrei augurare al mio amico Mel di divorziarsi presto e di proseguire la sua splendida vita abbracciato a questa bella slava, tanto... Mel, ti posso dare un consiglio? Fregatene! Te ne rimangono comunque altri 700, di miliardi, visto che secondo le leggi matrimoniali della California devi dividere tutti i tuoi averi al 50%, e alla violoncellista regalale sin da ora uno Stradivari, però poi basta!
Invece vorrei far riflettere Robyn Gibson: ma io dico, dopo 28 anni di matrimonio ci può pure stare, no? Anche perché un altro ingenuo come Mel, che all’epoca non ha fatto il precontratto matrimoniale, oggi, lei, vedova Gibson, dove lo trova, eh? Quindi Robyn, ti do del tu, dammi retta: facci pace!

mercoledì 1 aprile 2009

Terence Hill 70


Terence Hill 70, vuol dire solo una cosa: che fino a quando i miti di quando si era bambini ancora esistono e resistono, tutto sommato si è ancora ragazzi... Nel mio caso ho scoperto Terence Hill dopo che mio padre, tornando da un viaggio aveva visto, credo sull’aereo, il primo film “Lo chiamavano Trinità”, ci ordina di andarlo a vedere, ovviamente l’avevano già tolto, e al cinema parrocchiale, l’unico dove potevamo andare, per l’esattezza il cinema Panfilo, a Via Paisiello, Roma, davano già il secondo “Continuavano a chiamarlo Trinità”: ovviamente al cinema sono impazzito, tanto che il cornettaro mi sgridava per il macello che facevo in sala squittendo dalla gioia, e quando il giorno dopo in classe mi vantai di aver visto questo film, stupendo, scoprii che era il secondo, con tutti gli equivoci sul titolo, ero quindi arrivato in ritardo, tutti mi dicevano che il primo era molto più bello ... A casa litigate con mio padre, che non sapeva del secondo, una tragedia...
La verità è che noi abbiamo sempre sognato di poter fare a botte così, poi si scopre che non è possibile, e soprattutto che non è possibile essere trascinati da un cavallo su quella specie di barella che Terence Hill gli aveva attaccato dietro, e anche se ci provi a casa facendoti trascinare da tua sorella che deve fare il cavallo, mentre stai sulla sedia rigando tutto il parquet, o peggio, appoggiando una sedia al tavolo mettendoci sopra una coperta, poi cadi e sbatti il mento e poi ti portano al San Giacomo a metterti tre punti e quando torni ci sono ancora tutte le gocce di sangue sul pavimento che le guardi come un rallenty all’indietro dalle scale di casa rientrando poi dall’ingresso e in corridoio fino alla camera tua dove c’è la pozza ormai secca, turpe testimonianza dell’incidente, e tua madre ti sgrida per quanto sei cretino, che quello è un film! E tu le rispondi, “Sì, è un film, e io lo voglio rifare, l’ha fatto pure lui: Trinità!” e ti viene da piangere...
La verità e che da grande scopri che quelle meravigliose vallate della pampa sterminata erano girate in Abruzzo a Camerata Nuova, vicino Camposecco! Scopri che Terence Hill in realtà si chiama Mario Girotti, che ha lavorato pure con Luchino Visconti nel Gattopardo, ma quando lo rivedi nei panni del Conte Cavriaghi, e lo riconosci, urli comunque “Terence Hill!” e scopri pure che Bud Spencer in realtà si chiama Carlo Pedersoli ed è stato il primo italiano a scendere sotto il minuto nei 100 metri stile libero e aveva fatto pure un film con Alberto Sordi...
Insomma quando poi cresci e li conosci, io sono pure riuscito a lavorarci (con Terence Hill per Don Matteo, e come ufficio stampa di Extra Large, un serie di telefilm con Bud Spencer) e li devi salutare così... professionalmente, vedi che loro lo sanno quando ti guardano negli occhi, che davanti a loro non c’è un collega ma un ragazzino che ha sempre sognato di poter fare a botte come loro!
Tanti auguri Terence!