venerdì 17 luglio 2015

Il grande cocomero

Ieri sera a cena, ristorante, al mare, caldo, ma meno del giorno, arriva il cameriere che chiede da sopra una fiamminga colma di pezzi già tagliati: “Chi vuole l’anguria?”. Era una domanda gentile, il cocomero era rosso, tagliato a blocchetti, tutto intorno polpa di ghiaccio, insomma invitante. Ma il mio amico Paolo, con un soffio di voce, bella e piana, dice:
- Io la odio.
HA RAGIONE LUI!!!
Il cocomero è pericolosissimo: non vi è mai capitato quell’amico, invitato a cena, che ti dice, “guarda che ho portato?” tutto bello tronfio col suo cocomero gigante. Che ti ridi con quel ghigno? Mi hai appena regalato un problema. Primo: taglialo! Con che? In casa non ho un coltello, seppure professionale, che riesca a tagliarlo con ordine. Serve almeno una scimitarra, o un machete. Dividilo in due, e mettilo in frigo: non entra! Io ti odio, ma non puoi dirlo. Allora cominci a tagliarlo, in quattro, mettilo in frigo: non entra! Io ti ammazzo, ma non puoi dirlo. Mi stai rovinando la cena, io sto in cucina a tagliare st’anguria, che sgocciola da tutte le parti quell’acqua rosa che non ha carattere, piace solo alle formiche già in colonna, io sono tutto appiccicato, prendo il domopack, che non si attacca alla bestia, allora comincio a preparare le fette che sto tagliando con un coltello finalmente di proporzioni normali, e poi dico “come lo faccio?”. A piramide, a cono, a fette, a pezzi, alla romana, mille dubbi, sudo, il vapore acqueo dei paccheri che stanno bollendo e forse si stanno addirittura scuocendo mi sta accecando, la cucina è un bagno turco, e già penso a quando di questo frutto della terra non rimarranno che le bucce orrende, abbandonate sul piatto, che dovrai buttare subito e non entrano nemmeno nel secchio della spazzatura di Ikea: anche da morto, un cocomero dà problemi. Improvvisamente mi ricordo che IO SONO IL PADRONE DI CASA, e mi sta cambiando l’umore, avevo messo la musichetta carina, avevo preparato tutto e adesso sto dietro a questo tuo maledetto regalo, mentre tu stai di là a fa’ lo scemo con le amiche mie, io non saluto nessuno e tu invece fai la star. Perché ti ho invitato? A ripensarci non trovo un motivo, sei uno di quelli che sbaglia i regali, che non ha la percezione della circostanza, sei uno di quelli che porta un oggetto voluminoso da 12 chilogrammi, un cocomero! Ma portami una bottiglia di champagne piuttosto, no? Quella scicchissima bolla elegante fresca mi avrebbe permesso al terzo flute di abbandonarmi a questa considerazione: il cocomero va lasciato, giustamente, solo a Linus e alle sue speranze. Noi invece dobbiamo solo struggerci nel ricordo di quando si provava di notte con i motorini senza casco ad andarlo a rubare da un campo sulla provinciale di Nettuno, cercando in realtà d’intercettare l’alito fresco di mela di quella biondina che ci ansimava vicino con un accendino per vedere se lo si trovava nel buio di una notte con la luna a metà, sperando in un’esitazione, in quel fatale attimo di silenzio che poteva forse permettere di darle quel bacio eroico…
E adesso fammi una cortesia, vattene e porta giù il sacco con le cocce! E stai attento per le scale, perché scola!

venerdì 3 luglio 2015

Ghosting

È vero? Non è vero? Ma se Charlize Theron non risponde, anzi scompare (come un fantasma) pure lei, da uno che si chiama Sean di nome e Penn di cognome, che vuol dire? Voi sapete che in questo blog da anni si teorizza la teoria dello scomparire, di cambiare numero di telefono, mail, insomma di cancellare tutto per non farsi ritrovare ma solo PER TIGNA. Nel senso che è divertente vedere l’effetto che fa:
- Ti ho cercato ma mi diceva “il numero è inesistente” (piange mentre lo dice)
oppure
- Ti ho scritto una mail, ma mi è tornata indietro
 Ovviamente per rispondere sempre male:
 - Ho cambiato tariffa, gestore, telefonino, mail, ho cambiato tutto, anche te!
Ma era per tigna, insomma per far prendere uno spavento (occhio che lo rifaccio, intesi?). Ma se invece una con la fortuna di Charlize, con quella faccia, quel corpo, quella classe capace di alzare un sopracciglio e far capire l’inopportunità della nostra vita al suo cospetto, pure quella di Sean Penn, ricorre al "ghosting" come ormai si chiama, qualcosa è successo. Ve lo dico io: la noia. Semplicemente. Certo, perché dal 7 agosto prossimo, Char come la chiamano gli amici (non è vero ma mi piace pensarlo) compie il primo giretto di boa, 40 anni, e quindi una che ha già avuto tutto, non ha la forza nemmeno di alzare quel famoso sopracciglio. E scompare, nel senso che di fatto sta ferma. Suona l’iPhone 4s? (Char non ha comprato il 5 né il 6: troppa fatica) e lei lascia squillare, putacaso avesse mai lasciato la suoneria, oppure ha messo il numero di Sean fuori dai preferiti. Il portiere le dice “Signora, hanno mandato dei fiori per lei”,  - “Li regali a sua moglie, Giuseppe” - “Ma non guarda nemmeno chi glieli manda” - “No, lo so chi è, butti pure il biglietto” - “Allora... grazie!”...
I 40 anni dovrebbero passare lisci come olio e lei non vuole un problemino nemmeno piccolo piccolo come Sean che, nell’immobilità della reazione mancata ha sbroccato capendo di essere fracico di lei, ma nel silenzio, nell’assenza di lei che ora ragiona così: “Troppo tardi, mi sono già stancata, mi annoi, non so che dirti, che vuoi farci...”.
Fatemi aggiungere anche che se un manesco come Penn (che ha sdrumato psicologicamente, e non solo pare, quell’angelo meraviglioso di Claire Underwood, ops Robin Wright, di cui sono personalmente pazzo da “Le parole che non ti ho detto”) per una volta se la prende lui una lecca, e per giunta psicologica che fa male sul serio, io sono contento e pure voi, no?
Tanti auguri Char, non ti chiamo per gli auguri il 7.