venerdì 1 agosto 2014

Fuori da scuola

Oggi sono passato davanti scuola. Non lo so perché. Ero in motorino, (lo chiamo ancora motorino, ma è un 300, non un 50 a pedali), e dietro una curva che potevo evitare sapevo che c’era lei. Non so se mi aspettava, ma sapevo che era là. Chiusa. Ferma. Morta. E mi ha guardato. Da morta. Con uno sguardo che mi ha spaventato: “so chi sei tu.”
- Sei stato qui dentro e mi ricordo di te. So come andavi. Cosa pensavano di te i “miei” professori, so cosa dicevano ai tuoi, nei colloqui dei primi martedì del mese. So cosa facevi in classe, so quando facevi sega, so quale ragazza ti è piaciuta per anni, e lei manco uno sguardo. So tutto, che vuoi? Perché sei passato?
- Volevo vedere come stavi, che facevi...
- Non faccio niente, lo sai... aspetto...
- I nuovi alunni?
- Certamente, tra un mese e 10 giorni qui ricomincia tutto, con i vecchi, e anche con i nuovi.
- Gli farai paura, ai ragazzini?
- Lo so, saranno terrorizzati, ma che ci posso fare? Sono loro che si mettono in questa condizione, io non c’entro niente: hanno paura di una nuova esperienza, hanno 14 anni, sono cuccioli e quelli più grandi di un paio d’anni gli sembrano leoni, non c’è più la maestra che gli tiene la mano nelle foto di classe in cortile.
- Ma qui cresceranno...
- Ah, ora lo capisci, eh? Ma all’epoca non la pensavi così, quando sei entrato qui dentro. Vedi: si dice sempre che nella vita si ricordano solo le paure. Non è vero, qui dentro si è stati felici senza saperlo: i voti buoni, un giorno in meno di scuola, “di me”, uno sciopero, una “bomba” finta: guarda che lo so che eravate voi stessi dal telefono della scuola accanto a chiamare in presidenza e non era vero niente. Qui dentro si soffre e si ride. Tutti eccetto me.
- Perché?
- Ci hai mai pensato che sto qui da una vita e l’unica cosa che posso notare è la vita che scorre negli altri? Dentro di voi. Vi vedo entrare spauriti come Bambi, vi vedo odiarmi, vi vedo rimanere qui dentro senza il vostro desiderio, senza alcuna volontà e poi, finalmente, quando ve ne andate verso la vita per la quale vi avrei preparato, io rimango qui, sempre ferma a guardare una strada, immobile, vi vedo sparire.
- Ma allora, in un certo senso, la vita te la diamo noi...
Silenzio. Quello stabile con qualche vetro rotto, i cancelli chiusi sotto il sole, non mi parlava più. Ho acceso lo scooter, ma da dietro mi ha fermato ancora la sua voce:
- Vattene in vacanza adesso, e fammi una cortesia...
- Dimmi.
- Non passare più a trovarmi.

lunedì 27 gennaio 2014

Io conosco tua madre

Io conosco tua madre e l’ho vista mentre ad Halloween ti mascherava da mostro, anche quella volta quando per mancanza di tempo, e vorrei sapere come avrebbe potuto trovarlo, era riuscita a farti soltanto una maschera di carta e tu sei tornato a casa piagnucolante dalla festicciola dicendo che eri l’unico mostro con la camicia.
Me la ricordo quando ti ha accompagnato sulle montagne russe per non lasciarti solo, anche se anni prima (e proprio con me, se lo vuoi sapere) aveva giurato che non ci sarebbe mai più salita in vita sua dalla paura!
Ha trepidato per te quando per la prima volta ti ha visto innamorato con gli occhi brillanti per una ragazzina (stupida, aggiungo io): me lo ricordo bene quel pomeriggio quando ti ha accompagnato, scappando subito dopo per non essere vista da “quella”, perché tu ti “vergognavi”... Eppure tua madre non si offese, anzi ti chiese com’era andata quella tua prima dichiarazione.
Ogni volta che faceva la spesa per te, dal macellaio, dal fruttivendolo, dal fornaio, dal pescivendolo nemmeno parliamone, l’unica richiesta era: “... mi raccomando, è PER mio figlio!”.
Ha organizzato tutti i tuoi compleanni compresi i pigiama party, dove lei non riusciva a chiudere occhio, cucinando non solo per i tuoi amichetti ma anche per i loro genitori cui non pareva vero di venire a riprenderli dopo l’ora di cena “già mangiati”. E pensa che continuerebbe ancora a organizzarteli se tu glielo permettessi!
Ti ha scarrozzato in giro per la città portandoti a nuoto, a inglese, a chitarra, o a una festa (più brutta delle tue) quando tu non sapevi nemmeno che cos’erano i taxi ed eri troppo piccolo per prendere un autobus da solo. Vogliamo ricordare di quando veniva a scuola? Parlava con i tuoi professori sapendo benissimo che quella di fisica ti odiava senza motivo, ma blandendola per non peggiorare le cose.
Ti ha “coperto” con tuo padre una volta (una?), e me la ricordo quando è corsa disperata al pronto soccorso quando ti sei fatto male per la prima volta e piangeva dalla paura fino a quando non ha parlato con il chirurgo che ti aveva messo tre punti (tre, non tremila) sul ginocchio.
Hai notato? Queste righe sono scritte al passato, perché non sappiamo ancora cosa farà lei per te nel tuo futuro quale esso sia. Puoi aspettarti ancora grandi cose perché quello che ha fatto finora tu non sei riuscito a farlo per lei. Perché è tua madre.
Quindi occhio quando parli a me di tua madre. Perché io so chi è e tu ancora non l’hai capito.

PS: Anche perché io l’ho conosciuta PRIMA di te, CHIARO?