venerdì 28 novembre 2008

Il guardaroba essenziale


Amici, in questo tempo di crisi sono pronto a darvi la lista degli abiti che devono comparire nel guardaroba essenziale dell’uomo moderno (e che tra l’altro sono di Giorgio Armani in un’intervista del 1981 e da me riveduti e corretti!).
Le giacche sono due, una blu e un tweed, basta! Pantaloni, uno grigio scuro, uno cachi, e ovviamente un paio di intramontabili jeans, e basta! Un completo, uno solo, magari un gessato anche di vostro padre, quello del matrimonio... Camicie: due bianche, e devono essere proprio due, perché se una è sporca, l’altra sta nel’armadio che ci aspetta. Poi se volete ve ne comprate una a righe più sportiva e basta!
I maglioni, solo a girocollo, e sono 3: blu, verde, bordeaux, e basta! Non voglio sentire ragioni, con quei coloracci pastello degli anni 80 che si vedono durante i TG nelle interviste che fanno per strada a quelli che fanno shopping, hanno sempre maglioni gialli o rosa o azzurri che fanno schifo! Sono quelli che poi non comprano niente, infatti hanno sempre quei maglioni, che, ve lo dico io, sono quelli che gli vengono regalati a Natale, riciclati da nemmeno un’ora! I calzini per favore solo blu, e basta, solo blu, blu, blu!
Per uscire un giubbotto di pelle vecchio, non ce l’avete? Al mercatino te li tirano in faccia, un impermeabile o una giacca a vento, e basta! Abbiamo finito, al limite un cappotto blu giro manica, non raglan, giro manica blu presidenziale, quello di Obama per capirci. Le scarpe, attenzione non scivoliamo su una buccia di banana, sono quattro: una marrone traforata elegante all’inglese, non facciamo nomi di marche, Church’s, una sportiva con gomma per l’inverno quando diluvia, una nera per la sera e solo per la sera, quindi dopo le 17 d’inverno, dopo le 20 d’estate. E un paio di scarpe da ginnastica, o come si chiamavano una volte scarpe da tennis, quando l’unico sport ammesso era il tennis, in quel caso quindi le Stan Smith con il tassellino blu e non verde troppo giovanili, se sei giovanile non sei giovane.
Per la donna parliamo ovviamente di pochissime cose perché basta che si mettano un paio di jeans con un cinturone di cuoio, un pullover a collo alto nero di cachemire e un decoltè di Sergio Rossi tacco 12, fatto! Che ci vuole? Tanto poi si leva tutto in un attimo e lei rimane schicchissima solo col tacco 12, no? Perfetta!

martedì 25 novembre 2008

Adolescenza now we can


Abbiamo visto quanto sia terribile vivere da adolescenti l’adolescenza, perché è ovvio poi come sia molto meglio viverla e avere 40 anni, te la cavi molto meglio, sapresti fare tutto con l’esperienza degli anni vissuti, sapresti rispondere ai professori:
- Rossi, interrogato in greco!
- Professoressa, adoro quando mi chiama alla cattedra ma oggi non mi sento all’altezza e vorrei evitare una brutta figura proprio con lei...
- Se mi dici così Rossi, mi costringerti a metterti 2!
- Faccia come crede Professoressa, forse impreparato potrebbe essere una soluzione?
- Mi sembra un’ottima idea...
- Cosa fa stasera?
- Niente d’importante, perché?
- Pensavo di passarla a prendere, potremmo andare a cena, e magari dopo le andrebbe di rispiegarmi l’aoristo?
- Allora ti aspetto, Riccardo.
- Va bene per le 9?
- Ma certo...
Oppure pensate al primo appuntamento con la ragazza che ci piaceva da morire, di cui eravamo innamorati ma ovviamente lei ci schifava perché come minimo avevamo i brufoli e la voce rotta dall’emozione:
- Domani, ti volevo chiedere, se per caso, ti andava, magari, cioè, io potevo passare, col motorino (anche se piove) noi, io, tu, noi, ci copriamo, andiamo in giro...
- Sparisci, sgorbio!
Finito tutto, invece con la testa dei 40 diventa tutta un’altra cosa, già come glielo chiedi:
- Domani per favore fatti trovare pronta alle otto e mezzo, mettiti carina, ti mando una macchina...
- Va bene...
Passerà un autista che le apre la porta e la chiamerà Signorina, ha 14 anni, e la porterà sotto casa mia, io scendo dopo aver salutato i miei e averli rassicurati che non farò più tardi di mezzanotte, ho 16 anni sono adolescente, la macchina ci porterà al Teatro Sistina, mentre fuori piove, per sentire Paolo Conte dal vivo, due poltronissime centrali alle quali saremo accompagnati dalla direttrice del teatro, non prima di essere passati in camerino a salutare Paolo, che sarà ovviamente felice di conoscere la ragazza e alla quale poi dedicherà “Via con me” dal palco salutandola per nome. Subito dopo il concerto, mentre tutti si affanneranno a cercare un taxi sotto la pioggio, noi invece avremo Luigi, l’autista, che ci aspetta con l’ombrello BRIGG, l’unico ombrello al mondo degno di tale nome, by appointment, e ci porterà al tavolo già prenotato da McDonald, è ovvio abbiamo 16 anni, la fila la fa lui e ci porta il cheese burger, a lei il filet-o-fish, sta già a dieta, la coca light e una candela accesa sul tavolo, piccola di Ikea, per non dare nell’occhio... Poi la riporterete a casa, scendendo dalla macchina, l’accompagnerete sulla porta e prendendole la mano le direte a voce bassa:
- Mi hai fatto passare la più bella serata della mia vita!
- Che carino, grazie...
E vi darà un bacio che voi rifiuterete:
- Per favore, non corriamo, vai a dormire, ci vediamo domani in classe...
Quella muore! E sarà vostra per sempre, con questo semplice trucco. Quindi ricordate: adolescenza si grazie, ma a 40 anni!

lunedì 24 novembre 2008

Adolescenza never again


Sgombriamo il campo dall’equivoco sui bei tempi dell’adolescenza, la realtà è che si tratta di anni terribili, e per un solo motivo, perché per la prima volta nella nostra vita fanno la loro comparsa i veri nemici dell’essere umano, sia uomo che donna: GLI ORMONI. Questi succhi mi hanno rovinato la vita, prima si stava tanto bene, con tutti che ti vezzeggiavano:
- Ma come sei carino, quanti anni hai?
- 7!
Invece quando arrivano gli ormoni non sei più niente, sei in loro balia, ti cambia la voce di colpo:
- Pronto!
- Scusi, ho sbagliato numero...
- Mamma sono io!
- Oddio, un mostro!
I peli: quando spuntano, ti vergogni di tutto, perché ti sembrano volgari, “oddio, ma che sono miei?”
Ma anche se non spuntano, non va bene, con le madri che si confidano guardandoti da lontano:
- Ma tuo figlio ancora niente?
- No... sai, lui è in... ritardo!
Ma io veramente non me ne ero accorto. E poi le ragazze che ti guardano in modo diverso, ti devi cominciare a vestire carino se no sei un soggetto, ogni cosa che dici deve essere fantastica, giusta, se no sei un soggetto, devi avere per primo un gadget qualsiasi, da esibire, se no sei un soggetto!
In discoteca, di pomeriggio, devi avere il coraggio di ballare, con lei che già lo sa che ti vergogni e si diverte e vedere che soffri...
- Scusa, ché balli?
- No!
Oppure, peggio, quando ci devi provare con una ragazza, senza nemmeno sapere ancora bene perché:
- Scusa io volevo sapere se ci mettiamo insieme...
- No, non è possibile.
- Allora ciao, però rimaniamo amici...
- Si certo, che mi frega?
Poi arriva uno dopo di te, che ti sembra un orco, che poi era Claudio Amendola, che manco glielo chiede, la prende e le da un bacio con una lingua così, e lei sviene subito! Perché era già Amendola, già da piccolo...
Torni a casa e ti confidi con Nonna:
- Riccardo, ricordati: chi pecora si fa, il lupo se la magna!
Quindi vi dico che io non voglio tornare adolescente, perché come diceva Jovanotti:
“Vorrei passare dai 10 ai 30
per non subire questa tortura
il primo amore, la prima casa
dover vestire quest'armatura
il primo amico che ti tradisce
o che magari tradisci tu
il primo treno che non ci sali
e che magari non torna più.”

giovedì 20 novembre 2008

Uomini in circolazione...


In questo caso non c’è bisogno di premesse in quanto già sappiamo tutti che l’uomo è stupido, quindi va aggiunta un’altra caratteristica, la ricchezza, tanto per bilanciare...
MEDIA BELLEZZA E INTELLIGENTE: ce la farà anche se povero, un sorriso fatto bene aiuta, è un uomo che non spaventa, buon amico di tutti e tutte.
MEDIA BELLEZZA E STUPIDO: è un tipo d’uomo purtroppo molto diffuso, nei salotti della buona borghesia lo si trova spesso a parlare di stupidaggini, sbagliando su tutto, su qualsiasi argomento dice un inesattezza, e non finisce mai una frase, non si ricorda mai un nome, una tragedia, una pizza:
- Come si chiama coso, quello che sta con cosa, che ha fatto un figlio con quello, dài coso, su hai capito...
Anche con il tempo atmosferico: fa freddo? va in giro in maniche corte, e non si ammala. Fa caldo? Sta col pullover sulle spalle, “sai la sera rinfresca”, è banalissimo...
BRUTTO E INTELLIGENTE: è il più fortunato di tutti, perché la donna vera non rimane impressionata dalla bellezza nulla, ma dall’intelligenza, ecco che si fionderà tra le braccia di quest’uomo che alle spalle sarà inviaditissimo da tutti quelli belli e stupidi.
BELLO E STUPIDO: al momento ne siamo pieni, può essere anche povero, diventerà molto ricercato dalle signore sole, che lo usano come un gigolò gratis, nel senso che loro sono ricche e quindi non gli fanno mancare niente. Se invece ricco, verrà cercato dalle suocere in quanto genero ideale facile da dirigere per le decisioni da prendere sui capitali, i film sono pieni di questi tipi...
BRUTTO E STUPIDO: sparati! E se sei ricco devi stare anche molto attento al tuo patrimonio con una squadra fidata sin dai tempi di scuola di amici avvocati e notai. Se sei pure povero, cerca almeno di diventare amico del tuo peggior nemico, almeno prenderai gli scarti del...
BELLO E INTELLIGENTE: una rarità, e può essere anche povero, troverà comunque la donna della sua vita, ma se è ricco sarà un uomo felice perchè potra scegliere chiunque e si innamorerà di quella bella, molto più intelligente e anche poverissima. Insomma l’unica che in tutta la vita gli ha detto di no!

mercoledì 19 novembre 2008

Donne in circolazione...


Premesso che non esiste una donna, una sola che sia stupida, perché comunque sarà sempre più intelligente di qualsiasi uomo esistente sulla faccia della terra, vorrei fare il gioco degli incastri delle categorie:
MEDIA BELLEZZA E INTELLIGENTE: arriva dove vuole, sono le vere donne di potere, quelle che stanno accanto a uomini importanti, le segretarie perfette, quelle che fanno di un uomo quello che vogliono. Si mettono anche con uomini più brutti, perché ci vedono qualcosa...
MEDIA BELLEZZA E STUPIDA: può essere la donna più felice del mondo, purtroppo senza saperlo, cioè felicità senza coscienza, perché troverà tutti gli uomini del mondo, in quanto con la bellezza non gareggia con le altre donne e con l’intelligenza media non spaventa. È quella che a Roma chiamiamo “fregame piano”, sta anche in “Grasso Grosso Matrimonio Greco”, in quella scena dove due donne dicono che dovranno far finta che sia il maschio ad avere l’idea vincente che in realtà hanno avuto loro...
BRUTTA E INTELLIGENTE: può essere la più sfortunata, perché si sentirà sempre scalzata da quelle un po’ più belle di lei, potrebbe essere rancorosa, odiare le sue amiche che solo per il fatto di essere più belle di lei riescono a raggiungere gli stessi obiettivi più facilmente. Per ogni cosa dovrà avere più pazienza, ma i risultati arriveranno...
BELLA E STUPIDA: la donna preferita da tutti gli uomini del mondo ma solo per poco tempo, è secondo me una categoria che deve darsi da fare per ottenere un po’ di più dell’attenzione di una sera, deve cioè studiare di più, leggere di più, fare un corso di qualcosa...
BRUTTA E STUPIDA: sparati! Purtroppo non è colpa sua
ma attenzione deve fare amicizia con la sua peggior nemica, la...
BELLA E INTELLIGENTE: una donna sola! Spaventa tutti: gli uomini non ci provano per paura della buca, le amiche la odiano perché è troppo bella, un inferno! Insieme possono aiutarsi e conoscendo i difetti l’una dell’altra, si accontenteranno di quello che offre il mercato, o meglio, quello che passa il convento.

martedì 18 novembre 2008

On the bus


Sull’autobus c’è un campionario di tipi psicologici senza fine. È difficile immaginare che così tante persone così diverse da noi siano tutte proprio sul NOSTRO autobus, eppure è così. Attenzione alle persone che siedono sul posto di corridoio anche se quello vicino al finestrino è libero. Sono quelli che contano sul fatto che non ci andrà di chiedere “È libero?”. E quindi con la loro arrogante seduta impediranno a mezzo autobus di non sedersi per un non meglio precisato senso di colpa di disturbo non dichiarato. Bene: anche se ci manca una fermata, gli si chiede di farci accomodare, lui sbufferà e noi olimpici ci siederemo al finestrino. Ma ecco la meraviglia e la stizza dipingersi sul suo volto quando noi dopo nemmemo un minuto gli chiederemo di scansarsi per farci scendere! APPOSTA, si fa APPOSTA in questo modo: vedrete che la prossima volta scivolerà in automatico accanto al finestrino... E fateci caso, tutti quelli che stanno accanto al finestrino sono tutte persone carine, a differenza di chi occupa quello di corridoio che è sempre ingrugnato.
Ovviamente sappiate che se vi capita di sedere accanto a una ragazza che sta ascoltando l’iPod e alzandovi lei vi guarda sorridendo, è molto probabilmente la donna della vostra vita. E dovrete scendere con lei.

lunedì 17 novembre 2008

Il primo deejay della storia


George Gershwin, senza di lui amici noi oggi non saremmo qui, un uomo nato a Brooklyn e morto a Beverly Hills come John Belushi! 39 anni e basta vissuti tra il 1898 e il 1937, poveraccio, un uomo che ha scritto le più belle canzoni del mondo, anche più dei Beatles, un uomo che a 16 anni lavorava per un negozio dove suonava il pianoforte a bacchetta per aiutare i clienti a scegliere le canzoni che una volta venivano vendute solo su spartiti, il primo supporto di sempre: George, il primo deejay della storia, un juke box vivente ...
È stato l’uomo che ha fatto entrare il jazz, nelle sale da concerto, sdoganando questo genere in ambienti più elitari, diciamo così, e la cosa che mi piace da morire di Gershwin è la sua compattezza, con due dischi hai risolto ed è tutto di prim’ordine:
- Rapsodia in blue, 1924, gli venne commissionata da una orchestra jazz, fatto, 16 minuti saccheggiati da tutto il mondo per comunicare un atmosfera, un orgoglio, un pentimento, un sentimental! C’è tutto in quei 16 minuti...
- Un americano a Parigi, 1928 quando andò da Ravel a chiedere lezioni di arrangiamento e Ravel gli rispose:
- Perché essere un mediocre Ravel quando si è già un fantastico Gershwin?
- Allora vado?
- Si, vai caro...
- Me ne vado?
- E vattene!
e scrive “Un americano a Parigi” semplicemente andando in giro per Parigi, ai giardini delle Tuileries, per gli Champs!
- Porgy and Bess, 1935, voleva scrivere un’opera, e trova un libretto dalla trama assurda, ma chi se ne frega della trama, lasciamoci prendere dalle melodie fantastiche che George ha trovato nell’aria, così come Mozart le trovava per caso. La cosa strabiliante di Gershwin è che se, quando ascolti la sua musica in una sala da concerto, ti ritrovi a stringere la mano della ragazza che ti sta accanto, è quella ragazza che deve diventare la donna della tua vita!

giovedì 13 novembre 2008

Alla mia età


Alla mia età diventa più difficile fingere un sorriso
quando sai che chi ti guarda si accorge che dentro non ce l’hai
Salutare qualcuno e chiedergli come stai
diventa uno sforzo che non vorresti fare mai
Alla mia età cominci a contare gli amici della vita,
quelli che conoscevi da più tempo e che ora non cerchi più
e quelli che prima non volevi e adesso li cerchi tu
Alla mia età quello che ti piaceva più di tutto
all’improvviso diventa brutto,
e il pianto che a volte ti consolava
diventa un oasi senz’acqua e lontana
Alla mià età pensi agli errori che hai fatto
e che non dovevi cercare differenza tra rimorso e rimpianto
quando amavi e non lo sapevi, quando giocavi e poi perdevi
Se non riesci alla mia età a dire chi sei, che fai, come mai,
non sei niente e probabilmente non lo sarai mai
Alla mia età ti chiedi anche se hai fatto del male
e scopri che i lividi che ti senti addosso
sono quelli dei pugni che hai dato tu
Ma vedi, amico, e su questo non c’è età,
so che devo dire grazie a chi sa perdonare me, alla mia età.

PS: con questo titolo, strepitoso, by Tiziano Ferro, non potevo non provarci.

mercoledì 12 novembre 2008

Il pranzo della Domenica


Vanno preferiti i ristoranti tradizionali, anzi i posti dei vecchi! Con quelli non sbagli mai e soprattutto per le ragazze sono posti mai visti perché tutti per stupire ti portano al posto nuovo, nuovo per nuovo, ci sei mai stata? No! E allora io ti porto alla Campana, dove ci vanno i vecchi la domenica, arrivano sempre all'una meno cinque dopo la messa di mezzogiorno, con il blazer blu con i bottoni d'oro e la cravatta regimental del 63, le signore hanno tutte il cachet viola nei capelli, il filo di perle, il tailleur a scacchi e il rossetto che gli ha sbavato sui denti. C'è il tavolo prenotato, che ti permette di parlare in un modo diverso, più elegante, più da uomini di mondo:
- Mario, il mio tavolo?
- Eccolo Signor Rossi, prego in fondo...
Come ci aiuta Mario a scegliere?
- Signora, mentre decidete gradisce un carciofo?
- No caro, prendo dopo una verdura per contorno...
- La cicoria ripassata?
Embè sì perché i signori mangiano come pazzi, se ne fregano della dieta, almeno di domenica. Ordine tipico: un po' di prosciutto con la focaccia mentre aspettiamo, ci mettiamo vicino due fiori di zucca? Un frittino per due soltanto, due mozzarelline? Per primo è appena uscita una bella lasagna calda calda, oppure un tagliolino al doppio burro? Per il dottore la solita amatriciana e la signora mezza lasagna, va bene?
- Se no, Mario, che altro c'è? Una cosa diversa per cambiare?
- Bè ci sarebbe il piatto del locale, che sarebbe "fettuccine con panna, piselli e prosciutto, che è il nostro piatto, la nostra specialità...
Capirai... la boscaiola, no? E' sempre lo stesso dappertutto...
- Per dopo? Allora... porto un abbacchio al forno con le patate, no per lei la cicoria di prima, due cotolette a scottadito, per l'avvocato va bene l'abbacchio, un bel pezzo, magro, va bene, la signora gradisce un roast beef? Tagliato fino? Il sughetto? Niente, m'avete portato l'amica vostra che non mangia, un insalata verde? No, carote e finocchi, olio e limone, vado! Ah, da bere? un litro bianco, il nostro, no? Una minerale? Mezza, in caso d'incendio! Ah ah ah.
Dopo il pranzetto, l'avvocato chiede a Mario di portargli il "comodino", che è il carrellino con tutti gli amari, mentre la signora senza battere ciglio e senza più rossetto, chiede olimpica:
- Mario, che dolci ci sono oggi?
- Allora la bavarese, il montblanc, il millefoglie, m'è rimasta una fetta di mimosa, poi ovviamente le nostre mousse di fragola, di cioccolato, il creme caramel, le crostate, i semifreddi
- Non c'è il tiramisù?
- E come non c'è? Per lei invece una macedonia, no? Certo!
A questi straordinari camerieri è un piacere lasciare la mancia, lauta, dopo aver chiesto il conto, che ti portano sempre piegato in un modo che non capisco lo piegano a due terzi, perché? Per farmi leggere l'intestazione? Lo so, ci sto dentro! Comunque bella mancia sempre in cash, mai con la carta di credito, mancia che ti permette di fare una domanda in confidenza:
- Scusi Mario, ma chi era la signora con il Dott. Taddeucci? La moglie?
- Non credo: ha pagato in contanti!

martedì 11 novembre 2008

I wanna be the First Gentleman


Ho capito finalmente qual è il lavoro della mia vita: il First Gentleman. Da quando i Bush hanno aperto la Casa Bianca agli Obama, è chiaro che la vita più divertente la farà Michelle, la nuova First Lady. Vi dico solo che Michelle ora possiede il catalogo del mobilio della Executive Mansion, (non lo vorreste a disposizione per un weekend?) anche se le bambine vogliono assolutamente arredare loro le proprie stanzette. Mi chiedo quanto possano rosicare i genitori dei bambini non invitati alle festicciole che le piccole Obama surely organizzeranno. Pensa ai discorsi dei genitori che le vanno a riprendere,
- Che c’è Mister Obama?
- Oh, Signor Rossi che mi dice?
- Eh sta crisi, i tassi che pizza! Stasera che fate?
- Mah, ci mangiamo una cosetta, che fate rimanete? Michelle, stasera i Rossi si trattengono, oh due spaghi niente de che, va bene?
- Ma certo, ma la macchina dove la metto?
Insomma io preferirei che mia moglie facesse il Presidente degli Stati Uniti d’America e per il resto faccio tutto io, non ci sono problemi, falla tu la Mrs President che io faccio il First Gentleman:
- Le bambine a scuola ce le porto io amore, non ti preoccupare... Sì, dal macellaio ci vado io, da Annibale, ordino tutto là...
Quali sono alla Casa Bianca i problemi che DEVE comunque affrontare la First Lady? L’albero di Natale, e l’uovo di Pasqua. Io so benissimo come risolverli, infatti l’albero lo faccio già molto presidential! Ovviamente finto, fintissimo, di pura plastica, a meno che non si abbia un giardino dove da piccoli hai piantato un abete che miracolosamente ha preso. Gli addobbi sono soltanto uno: un filo lungo un km di luci bianche, e final touch, il puntale come la torre centrale del castello di Biancaneve di Disneyland, quello con la palla sotto, ma di titanio! Albero fatto, passiamo all’uovo: da Moriondo e Gariglio, a Roma, stavano sotto al Quirinale, in un buco, e ci è andata pure la Regina Elisabetta quando è venuta a Roma nel 1980, perché hanno i cioccolatini più buoni del mondo. Quindi l’uovo si compra là, ci metti le sorprese che ti piacciono di più e non quelle schifezze che ci trovi dentro e che le butti o le porti al mercatino della parrocchia, come al solito... Finiti i problemi alla Casa Bianca!
Comunque la nuova First Lady deve essere un genio, perché come la vuoi definire una che come prima cosa ieri non appena arrivata alla White House, ha chiesto del ciambellano per dirgli che non ha alcun bisogno dell’ufficetto accanto allo studio ovale, quello che per capirci Hillary Clinton volle a tutti i costi. Perché era lì che Clinton ci nascondeva Monica Lewinski!
PS: nella foto eccomi mentre vado a visitare le camere da letto...

lunedì 10 novembre 2008

Luck be a lady tonight



Con una donna così, non serve certo fare la ricognizione del Dna come adesso promettono a Zurigo per trovare l’anima gemella. Guardate la foto, guardate come è vestita: simple sartorialist! Una maglia a coste su un pantalone che mi svela la coscia scattante mentre attraversa la strada. Solo un paio di occhiali in mano, non cellulari né chiavi, né portafogli, né niente. Non serve niente, baby, ho tutto io il resto che ci serve per essere felici, stappo lo champagne se mi dici si!

venerdì 7 novembre 2008

Dove sei Pussy Galore?



È chiaro che prima di cominciare qualsiasi discorso su James Bond la premessa obbligatoria senza la quale non si va avanti è che James Bond, l’agente segreto con licenza d’uccidere al servizio segreto di Sua Maestà è solo e soltanto Sean Connery. Solo lui può dire, con la voce splendida di Pino Locchi, “il mio nome è Bond, James Bond”.
La cosa pazzesca è che quando non esistevano le cassette betamax, tantomeno le VHS, c’erano le magnifiche riedizioni dei film, come si chiamavano allora. D’estate, quando tutto chiudeva, come oggi peraltro, al cinema Adriano a Roma si poteva rivedere quindi un film di 007 di qualche anno prima e che puntualmente riusciva l’autunno successivo ma nelle sale parrocchiali a 500 lire. E fu quindi nel buio del cinema Euclide, che il vostro cronista vide per la prima volta “Agente 007- Missione Goldfinger”. Con la prima scena con Sean Connery (all’epoca aveva solo 34 anni) che esce dal mare con una muta e sotto sta in smoking! Lo voglio fare anch’io...
Aston Martin DB5 che il produttore Broccoli regalò (il modellino) al principe Carlo, principe oggi come allora, del resto, vedi come non cambia niente? La partita a golf con Goldfinger, la palla era una Slazenger! E quel’assistentaccio di Goldfinger, Oddjob, che aveva la bombetta truccata con la lama circolare, che la vorresti sempre nel traffico quando incontri qualcuno che guida d’estate con il braccio fuori dal finestrino, no? Un bel lancio di bombetta e via! Oh, pardon...
E quelle ragazze? Brutte? Una si chiamava Pussy Galore! Ma che nome è? Ci voglio uscire solo perché si chiama così:
- Pussy, amore, non trovo il termometro, dove l’hai messo?
- Sul comodino, Richard, l’hai lasciato tu li...
Ce n’era un’altra, Jill Masterton, che alla fine veniva trovata tutta coperta d’oro, molto sexy, non rifatelo a casa che poi muore!
E lo stesso Goldfinger che soffriva, ma non era vero, era una scusa, di agorafobia, la paura degli spazi aperti: impari questa cosa e poi anni dopo la verifichi al ginnasio quando scopri che in greco “agorà” significa piazza: un film didattico!
E poi l’orologio della bomba situata dentro Fort Knox e di cui James Bond avrebbe dovuto impedire l’esplosione: c’era un countdown con i secondi in primo piano, mio padre mi chiese:
- Secondo te a quale secondo ce la fa?
- All’ultimo, a 001!
- Secondo me invece al settimo secondo! Perché così il contatore si ferma a 007!
Fantastico! Era vero! Sean Connery anche nella vita era un po' comunque come James Bond, tanto che nel 1964, subito dopo aver girato Goldfinger, è andato per fatti suoi al Casino di Saint Vincent che sta in Italia, va al tavolo della roulette in smoking, tutti lo guardano, punta sul 17, esce e lascia la vincita, 35 volte la posta, gira la pallina, e riesce il 17, rilascia la vincita, 35 volte la posta che era già 35 volte la vincita di prima, rigira la pallina, ariesce il 17! E che è? Ma chi sei? 007?

giovedì 6 novembre 2008

Elogio del perdente



Oggi amici parliamo di un perdente. Il perdente numero uno, il Senatore McCain, che poche ore dopo il verdetto delle elezioni più pazze di tutti i tempi, non ha esitato a riconoscere con i suoi sostenitori di aver perso la corsa alla Casa Bianca. Davanti a una platea che fino a un minuto prima sperava e un minuto dopo piangeva, davanti alla platea dei suoi sostenitori che non voleva sentire quelle parole, è riuscito a calmarli e a dire “ho perso, e la colpa è solo mia!”
Ieri il Senatore McCain, un uomo che ha combattuto in guerra dove esistono solo vincitori e vinti, ha dato una lezione a tutto il mondo: riconoscere con la morte nel cuore la sua, e solo sua, sconfitta con Barack Obama. Pochi minuti prima aveva avuto l’onore, così ha detto, di riconoscere proprio al vincitore di aver perso. È stato importante, è stato praticamente un atto di amore, perché nella vita non ci sono vincitori senza vinti. E senza quella telefonata oggi Obama non sarebbe davvero Presidente degli Stati Uniti.
Ho perso, ho sbagliato, non sappiamo più dirlo. Eppure è proprio nella sofferenza e nella consapevolezza di essere arrivati secondi e quindi ultimi, che si trova la forza per accettare la sconfitta. Se nella vita si riuscisse a dire nel momento della sconfitta “ho perso” sarebbe più facile vivere. Sarebbe più facile per tutti, anche per chi ha vinto, perché non sarebbe solo sulla montagna a gridarlo al vento. Nella vita di tutti i giorni mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. Nel lavoro mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. Nell’amicizia mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. In amore mi piacerebbe dirlo: ho sbagliato. Se ci riuscissi sarebbe bello, e mi sentirei meglio. Perché è nel riconoscere di aver perso una battaglia che si trova la forza di guardarsi allo specchio la mattina dopo, come dopo una sbornia, cercando di rimettersi in piedi, di ritirarsi su, di ritrovare se stessi. Per avere il coraggio di dire: io oggi sono un uomo migliore.
Perché io oggi ho perso.

mercoledì 5 novembre 2008

Nice to meet you, Mister President!



Se anche Mike Bongiorno riconosce che Obama non poteva non vincere facendosi scappare un "ma avete visto come sale le scale?", vuol dire che Barack DOVEVA vincere. L'eleganza torna alla Casa Bianca. Tirate fuori gli smoking, lucidate le scarpe, imparate a farvi il fiocco a mano del papillon, sbarbatevi, chiamate una ragazza e chiedete di farvi, a voi per una volta, da chaperon, da First Lady, imparate le buone maniere, sfoderate un sorriso, inchinatevi leggermente e fatele un baciamano, troverete un polso con un goccio di Oyedo, e un filo di perle, il rossetto poco, lo charme tanto... E andiamo a 1600 Pennsylvania Avenue con una macchina:
- Permesso? Mi aspetta il Presidente!

martedì 4 novembre 2008

Una nonna per amico



Un uomo chiamato Barack Obama questa notte ha perduto la donna che lo ha cresciuto tra mille difficoltà, contro tutto e tutti, una donna che lui stesso ha definito “la pietra angolare della mia famiglia”. Questa donna, amici, non era sua madre, era sua nonna: il suo nome era Madelyn Dunham e lui la chiamava affettuosamente “toot”, “nonna” in hawayano. Stiamo parlando di una donna che ha tirato su il forse futuro Presidente degli Stati Uniti d’America. Ma prima di tutto un uomo che, in questa campagna elettorale che abbiamo vissuto oltreoceano, è riuscito a incantarci con le sue parole, con il suo atteggiamento e, personalmente, con il suo discorso a Berlino. Quando era chiaro ormai che la fine di questa donna si avvicinava, Obama non ha esitato a interrompere la campagna elettorale più incredibile della storia degli Stati Uniti per darle un saluto, che non poteva essere che l’ultimo, come poi i fatti hanno dimostrato stanotte.
Perché una nonna vale più di una madre, perché è madre due volte, è tra nonna e nipote che si stabilisce un dialogo adulto, non come quello di una madre per il quale il figlio sarà sempre un cucciolo mai cresciuto. Una nonna arriva al cuore del nipote come una vecchia fidanzata che rincontri per caso dopo anni, è fuorigioco. Non ha aspettative, lei ti parla, lei ti spiega, lei ti consiglia, poi sta a te. Se non segui i suoi consigli non ci sono punizioni, ma solo la vita che si spiega davanti a te.
Voglio quindi credere che se domani il Presidente degli Stati Uniti d’America fosse Obama, il merito sia di una donna che non ha avuto nemmeno il privilegio di vedere se quello che ha insegnato sia poi servito veramente. Quello che è certo è che comunque vadano le cose, un uomo dopodomani prenderà un aereo per dare l’ultimo saluto alla donna che lo ha cresciuto.
Barack Obama forse sarà Presidente o forse no, ma quel che più conta sarà semplicemente un uomo, suo nipote.