
Quelli che non hanno mai soldi spicci, in nessuna situazione, spesso alla cassa del supermercato, in fila, o peggio contando con una lentezza esasperante gli ultimi centesimi dicendo “ce la faccio, ce la faccio” e invece poi non ce la fanno e finalmente tirano fuori il pezzo da 50: quindi tre operazioni invece di una!Quelli che ti stanno sempre addosso anche negli spazi vuoti, tipo quelli che in farmacia ti stanno dietro le spalle ascoltando tutti i tuoi malanni, o che nel bagno turco o al cinema ti siedono accanto anche se è vuoto come un forno. Vogliamo parlare un attimo anche di quelli che si sposano? Sempre a luglio, col caldo, sempre di sabato, meglio l’ultimo del mese, rovinando il weekend, quello nostro: loro partono il giorno dopo. Quelli che dal dottore, con la sala d’attesa piena, comunque non guardano nessuno e provano a dire alla segretaria “io devo chiedere solo una ricetta”. E i rappresentanti delle case farmaceutiche?Che solo dopo un po’ che li guardi capisci che stanno benissimo e non gli serve niente ma devono rifilare al tuo medico tutti quei blocchetti di carta con il nome della ditta o quelle penne orribili e i campioncini che scadranno prestissimo?E che tanto lo sai che alla fine le medicine sono sempre quelle tre, che Aulin è più forte dell’Oki e che ci devi prendere sempre un protettore gastrico se non ti fa male lo stomaco? E invece quelli che sfilano il bancomat allo sportello e invece di andarsene, lo rinfilano perché si sono ricordati di dover fare un’altra operazione, illudendoti che finalmente sia il tuo turno? Per non parlare di quelli che si appostano per un parcheggio che si sta liberando e se ti avvicini ti ringhiano addosso “c’ero prima io!”. E se per caso sei tu che stai liberando un parcheggio loro arrivano come falchi e ti mettono fretta con lo sguardo. Sono gli stessi che però, se sono loro a liberarlo, fanno finta di non vederti e ci mettono tre ore a infilarsi i guanti, poi il casco, poi si accorgono di avere messo il bloccaruota e si rilevano i guanti, non trovano le chiavi perché le cercano in tasca, quando stavano già infilate sull’accensione e poi ti sorridono pure perché loro ci mettono il tempo che serve e quindi devi avere pazienza: tu, con loro. Quelli che sulla banchina della stazione del metrò non aspettano che tu esca dal vagone, anche se è pieno come un uovo, no: entrano prima loro perché hanno paura di perderlo, stesso discorso per gli autobus, stesso discorso per il treno, dimenticandoci dei taxi, quando piove. E quando piove? Quando stai attento a non bagnarti, quelli che non vedono la pozzanghera, chiamiamola pure lago, perché stanno al telefonino e con lo sguardo cercano solo di prendere il verde e col pensiero di seguire il discorso e ci piombano sopra creando dal nulla uno tsunami che ti investe, ovviamente solo a te.
Insomma sono quelli che “veniamo sempre prima noi” e non si accorgono invece che quelli come noi sanno che al mondo esistono anche quelli come voi.