lunedì 16 marzo 2009

Finché c'è vita c'è speranza



Finché c’è vita c’è speranza, cosa devo dire dopo aver letto le ultime vicissitudini di un uomo rinato a 56 anni, gonfio, stravolto dalle operazioni chiururgiche, dai tatuaggi assurdi e dalle transaminasi fuori controllo? Sto parlando di Mickey Rourke, che in realtà si chiama Philip André, nato da un padre omonimo, un’icona degli anni 80 che in film “divertente”, questo è l’aggettivo giusto per definire “9 settimane e ½”, mi ha fatto capire come dovevano stare le camicie e in vestiti in un armadio: le camicie solo bianche una sopra l’altra invertite con la fascetta della lavanderia, che io metto finta apposta per simulare, i vestiti solo blu su stampelle di legno di acero, le mie sono di Ikea, però sono tutte uguali, e di vestiti blu ne ho solo uno, comunque...
Finché c’è vita c’è speranza, come non potrebbe essere così se Mickey, da bel ragazzo qual era e definito all’epoca “un portacenere umano” da Kim Basinger, (e chissà allora oggi che potrebbe dire, un cassonetto?) oggi ancora trova una ragazza disposta ad amarlo così com’è? Un cane il suo migliore amico, ed è pure morto, mille film rifiutati tra i quali “Gli Intoccabili”, “Beverly Hills Cop”, “48 ore”, “Rainman” e “Highlander”, film che hanno fatto la fortuna di tutti quelli che ci si sono solamente avvicinati, preferendo invece film che uscivano direttamente in dvd per quanto erano brutti...
Finché c’è vita c’è speranza, e cos’altro devo pensare se Mickey Rourke ha ridotto a una larva una donna bellissima, Carrè Otis, modella di una bellezza straziante degli anni 80 e che ancora oggi, nonostante non voglia più vederlo (e si sia sposata con un ingegnere ambientale in Montana), ancora si commuove al suo pensiero? Nonostante le botte, gli abusi e i soprusi, le grida e le ubriacature moleste, se le chiedi di lui, lei piange sospirando “Mickey, Mickey how much I miss you... ”
Finché c’è vita c’è speranza, a voce alta può dirlo Mickey Rourke che di colpo oggi dopo essersi reso conto di quanto può essere bella la vita che ancora gli regala un tappeto rosso di futuro e gioie professionali, dichiara finalmente: “Sono stato all’inferno, e non ci tornerò!”. Non ce lo vogliono, mi dirai, perché tutti i dannati si sono coalizzati per cacciarlo: “pure ‘sta pena, no!”
Finché c’è vita c’è speranza, è proprio vero, chissà se vale per tutti o solo per lui, perché per quanto mi riguarda se sento questa frase mi viene in mente solo il film di Alberto Sordi che infatti s’intitola “Finché c’è guerra c’è speranza”.

1 commento:

Anonimo ha detto...

speriamo che valga anche per me!!!!
Ti bacio ric
DANI