martedì 15 settembre 2009

Meteo Bernacca


Oggi, 16 anni fa, il Colonnello Bernacca, decideva di andare tra quelle nuvole che aveva studiato tutta la vita, forse per capirci qualcosa di più, del resto i satelliti all'epoca non c'erano, e l’uomo doveva affidarsi a strumenti vecchi come il mondo, da laboratori delle poche lezioni di chimica al liceo: il pluviometro, la manica a vento, un quadernino con gli appunti...
Lo zio che tutti avremmo voluto avere, era il vero Mago Merlino della tv italiana, con il garbo tipico del bianco e nero di quegli anni, andava in onda prima del telegiornale della sera, con quella sigla pazza di flauti e xilofono, che forse onomatopeicamente rappresentavano venti gentili e piogge leggere, il massimo dei disastri che potevano accadere, quando anche il tempo atmosferico era in bianco e nero, quindi garbato. Stiamo parlando dell’uomo che ebbe il coraggio di scusarsi pubblicamente per una previsione errata di una Pasqua non proprio in linea!
Immaginatevi quindi la giornata di Bernacca, la mattina appena sveglio un caffè, per guardare i fondi, scendeva e incontrava il portiere:
- Colonne’, mi fanno male i reni, che vorrà di’? Mi sa che cambia il tempo...
- È possibile...
e dava un’occhiata al cielo per scrutare il volo degli uccelli. Tornava in casa, e sul balcone uno sguardo al pluviometro suo personale, al barometro, al termometro, annotando tutto, e nel tardo pomeriggio si recava negli studi di Via Teulada, ossessionato da un solo pensiero:
- Ma che gli racconto stasera a questi?
Prendeva il gessetto e su quella lavagna cominciava a tracciare le perturbazioni e le pressioni A e B, mentre riceveva un cablogramma con le temperature registrate in Italia (con molti “non pervenuto” in verità”), preparando la previsione del giorno dopo con le dita incrociate. Ma, come per magia, alla partenza della sigla, con la sua voce baritonale ci consolava se aveva piovuto e ci dava la speranza che domani sarebbe andata meglio.
Oggi, dove un temporale è un’alluvione e il caldo è solo torrido, è sempre allerta maltempo, e dobbiamo fidarci dell’umore delle meteorine e del loro stentato italiano, un pensiero gli rivolgo mentre me lo immagino quando il giorno dopo uscendo di casa lo fermavano per strada:
- Colonnello, ce coje sempre... Ma come fa?
- Ti posso dire la verità? Non lo so nemmeno io!

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Ric,

ti sei dimenticato che il colonnello aveva un asso nella manica.
Il bussolotto!

Mario

Anonimo ha detto...

Ric, sei sempre così tenero, così vero nei tuoi commenti, specie riguardo ai grandi personaggi che hanno segnato la nostra adolescenza.....Mi fai commuovere
Dani

Sara ha detto...

Oddio, le meteorine no... Piuttosto l'inchino di Giuliacci!