giovedì 16 ottobre 2008

Pubblico e menù



Oggi è giovedi. Quindi gnocchi si direbbe, invece oggi è un giorno buono per andare a teatro, perché ci sono i CRAL che riempiono, l’attore è contento di vedere la platea pienotta, è il giorno in mezzo alla settimana, non è di qua ne di la, e infatti ti mangi gli gnocchi, perché non sai che mangiarti... A differenza del venerdi... pesce! Ma a teatro il pubblico è contratto dall’adrenalina di tutta la settimana lavorativa, e nella fattispecie quelle del venerdi, sono serate organizzate solo dalle mogli che hanno prenotato sia il teatro che la cena dopo, i mariti ci vengono ancora con la grisaglia dell’ufficio e non appena si siedono e si apre il sipario la prima domanda che fanno è: “A che ora finisce?” perché di fatto non gliene frega niente, e guardano subito l’orologio per vedere quanto manca alla spigola che li aspetta da Quinzi e Gabrieli, o quanto manca agli involtini di Santopadre. Io li capisco perché tra l’altro quando ci vado io a teatro, come mi siedo, tac, mi viene fame! Qual è il dramma del venerdi? Gli applausi, che ci sono, ma meno, è il suono di quegli applausi che non mi piace, sono applausi di ferro con quelle belle manone che sbattono...
Il sabato trippa! Hanno dormito un po’ di più, sono più rilassati, è il giorno dove incassi di più, insieme alla domenica (pollo con patate), ci sono tutte le madri degli amici tuoi che vengono a teatro un’ora e mezzo prima perché hanno paura di fare tardi con l’autobus... È un pubblico calorosissimo, partecipa, ride, applaude. C’è solo l’incubo della caramella, o meglio dello scarto della caramella contro la tosse. Perché le signore per fare piano scartano lentamente, invece il trucco è di corsa, velocemente con le manine rapide da roditore, e poi giù al volo: fatto! Poi viene il martedi: sarebbe notoriamente il giorno più vuoto ma è quello con il pubblico più caldo perché ci sono quelli motivati che proprio vogliono venire a vederti, se vengono di martedi invece di starsene a casa, come pure il mercoledi che è il giorno che preferisco perché ci vengono tutte le ragazze cui non frega niente di vedere le partite di coppa, quelle di cartello pazzesche, dove ci si gioca sempre la vita, secondo il loro fidanzato, che non lo muovi manco a cannonate dal divano, è cucito sopra con un amico della stessa squadra. Però attenzione se c’è l’Italia, in quel caso le mogli sono precettate per la cena che deve avvenire tra il primo e il secondo tempo. Io le ho viste quelle sante donne che al 35 minuto del primo tempo si alzano e chiedono “quanto darà di recupero?” “tre minuti!” gli urlano tutti e loro si regolano per la mezza manica cacio e pepe, che avendo 12 minuti di cottura, deve essere buttata in quel preciso momento, in modo da arrivare in tavola ed essere mangiata in 15 minuti netti prima che riprenda il secondo tempo. Tra l’altro quello è il momento dove le mogli mollano e rimangono a tavola per continuare a chiacchierare mentre i mariti si alzano. Lezione di vita: se non amate tanto il calcio, rimanete con loro, perché è lì che le donne dicono cose meravigliose sulla vita in generale: quello che si impara durante il secondo tempo delle partite della nazionale, non esiste una scuola capace di insegnarlo!
Il lunedi il teatro è chiuso in tutto il mondo, riposo per tutti e infatti che ti mangi? Il minestrone!

1 commento:

Anonimo ha detto...
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