martedì 12 maggio 2009

Bacharach 81


Oggi compie 81 anni un uomo che disprezzo, ma che in realtà io amo disperatamente per avermi catapultato in scene che non esistono, per avermi fatto vivere sensazioni struggenti come la sera che volge al termine, ma anche il braccio fuori da un decappotabile, un trench chiaro buttato su una spalla, una sciarpa di cachemire persa e ritrovata:
Burt Bacharach. Ma allora perché lo odio? Primo perché rifarlo a orecchio è difficilissimo ma quando ci riesci gli occhi ti si illuminano compresi quelli di chi ti guarda; secondo perché rosico, come Salieri con Mozart, e terzo perché io “sento” a naso che anche lui qualche problemuccio con il Mozart che è in lui ce l’ha: il dramma personale di Burt Bacharach è che di faccia non lo conosce nessuno e quindi la gente non sa che è proprio lui, quel bell’uomo di 81 anni che sembra uno di Beautiful ma con pullover orribili, i capelli bianchi e le scarpe da ginnastica, uno che sembra uscito dal libro sulle vacanze in crociera di David Foster Wallace, “Una cosa divertente che non farò mai più”, compratelo, ad aver scritto le melodie più pazze, senza regole musicali, con salti melodici, fraseggi scomposti, ma che ci sono entrate nella testa con un imprintig degno di Intelligenza Artificiale, come le risenti sussulti anche da morto e ti viene in mente di tutto. Un uomo che come io la matriciana (mi viene anche a occhi chiusi, a mani legate, senza assaggiare) così lui ha usato gli strumenti di un’orchestra inventandosi il fatto che un flicorno potesse dare le sensazioni più seducenti di un arpa.
Ma la gente non sa che è lui l’autore di queste melodie, tanto è vero che ogni volta prima di un concerto Burt comincia ad arringare il pubblico dicendo che TUTTA la musica che ascolterete questa sera è stata scritta dal pianoman come lui si autodefinisce, e non va avanti fino a quando non scatta l’applauso, insomma ti pare che questo genio deve avere ancora l’insicurezza di dire che le ha scritte lui, ma se hai il teatro pieno, chi glielo ha detto secondo te? Solo dopo questa doverosa premessa si siede e comincia a suonare le sue canzoni, finalmente, tra l’altro con delle mosse vezzosissime anche perché non può cantare, quello è l’altro dramma, la voce, un raglio roco, simile al mio, io e Burt abbiamo la stessa voce roca e fastidiosa ma che tanti amici amano in privato. Bacharach non ha mai potuto cantare le sue canzoni e quindi, di necessità virtù, le ha fatte cantare ai più grandi cantanti del mondo, una tra tutte la cara Dionne Warwick, ma anche Elvis Costello, e il rapper Dr. Dre, addirittura nel 2005 gli ha mandato un po’ di ritmi:
- Burt, facci quello che ti pare, basta che fai un nuovo disco!
Certo, ogni concerto finisce con lui che accenna “Alfie”, ma insomma è una cortesia, un gentleman agreement tra noi pubblico e lui maestro, tra l’altro nel film per il quale è stata scritta la canta Cher...
Burt Bachrach ha avuto 4 mogli, tutte bellissime, una di queste è stata Angie Dickinson, le gambe più belle d’America assicurate per un milione di dollari, e io penso alle seratine che ha organizzato per sedurle, si sedeva al pianoforte e gli faceva “Close to you”, per forza ci cascavano tutte in un attimo... e vi dico subito che quando arriva a Roma il 24 luglio è proprio questa la domanda che gli farò
- Burt io che ti odio ti chiedo una canzone per amare...
e che mi risponderà?
- Chiama la Streisand!
Quindi tanti auguri Burt, te possino!

Nessun commento: