martedì 24 febbraio 2009

Mardi gras


Ecco un’altra festa che non solo è triste ma che io personalmente odio per motivi che, ve lo dico subito, sono personali, personalissimi. C’è una foto che lo testimonia: una classe, credo una quarta elementare dove davanti una schiera di ragazzini perfettamente mascherati con vestiti completi omologati, da Robin Hood all’Uomo Ragno, da Superman a Zorro, un ragazzino con pantaloni di velluto a coste larghe, corti al ginocchio, color miele, un pullover a maglia inglese rosso fatto a mano dalla zia con Lana Gatto, scarpette correttive Balducci, calzini blu traforati di Schostal, stringe una spada di plastica con la mano sinistra sul fianco come a simulare la presenza di una guaina che non c’è. La mano destra impugna la medesima spada verso il fianco sinistro come fosse pronta a sguainarla per l’appunto. In testa un cappello di carta nero, con la Z rossa, senza nemmeno la maschera. Ci troviamo quindi davanti a un abbozzo di una maschera di Zorro, uno Zorro presente solo nella testa di una madre che non aveva mai visto Zorro. Quel ragazzo trova anche la forza di sorridere e quel ragazzo si chiamava Riccardo Rossi. Soltanto anni più tardi quel ragazzo ormai uomo, ritrovando questa foto in un cassetto, ha trovato la forza di piangere per quella pagliacciata senza senso. Davanti a tutti gli altri perfettamente vestiti, equipaggiati, Riccardo era vestito parzialmente da Zorro, parliamo quindi di un trauma infantile che mi ha segnato, perché io vi chiedo: quanto si può soffrire dentro al cospetto dei tuoi amichetti che invece hanno il vestito completo da Superman? Comunque il tempo è passato ed ecco sotto i nostri occhi il risultato. Fatto sta che negli anni successivi di scuola la procedura non è cambiata, i vestiti delle eventuali feste in maschera erano rigorosamente fatti in casa. Esempio: lo spazzacamino, una scoppoletta, con il nero fumo sul viso, quello del tappo di sughero bruciato, un secchio e un piumino da spolvero. Il cowboy che dovevi comprare solo il cinturone e poi andava bene la camicia a quadri e i jeans, e poi da scozzese con il kilt e i calzini a quadri, sempre di Schostal (since 1870).
Tuttavia io un modo ce l’avrei per festeggiare oggi il Carnevale... Suona il citofono, squilla la porta, ci si precipita a prendere la mantella della nostra First Lady che scivolerà via in una nuvola di Oyedo... Il vestito è un solo collant che avvolge tutto il body della gattina, la maschera in questione... quindi parliamo di una Eva Kant al top della sua forma, io ovviamente novello Diabolik con 8 chilogrammi in meno e uno smoking di Giorgio Armani, mi precipiterò a riempire i due flutes regolamentari di Krug gelato tra mille coriandoli che butterò in aria con la mano sinistra dietro la schiena, dopo il brindisi sarà facile inciampare tra le stelle filanti che stanno a terra pronte ad accoglierci e a ricordarci in un caldo abbraccio di carta e cachemire quanto è bello il martedi grasso o meglio, il mardi gras!

8 commenti:

Ted ha detto...

Rido.

Anonimo ha detto...

La foto sta a significare che sembrano tutte mascherate così conciate?
Dani

Ric ha detto...

No Dani, è una foto di gattine, grazie per l'arguzia!

Anonimo ha detto...

L'idea che hai per festeggiare il martedì grasso è identica a quella che hai per trascorrere in letizia tutte le sere della tua vita.
Bravo
Federica

Anonimo ha detto...

senti....io sono stata mascherata da mia madre nei modi più perfidi, di cui uno da geisha, truccata che manco luxuria dei tempi d'oro!! roba da telefono azzurro!! per non parlare di maria stuarda con un vestito di velluto pesante il doppio di me...e potrei andare avanti parecchio...mentre io mi volevo vestire da Maria la sorella di Actarus....nonostante questo, ho approfittato degli anni in cui ho potuto decidere da sola di mascherarmi come mi pareva e piaceva perchè continuo a trovarlo divertente. ti neghi il piacere del ridicolo secondo me, perchè se lo decidiamo noi è un'altra cosa.
Valeria
p.s. ma non starai usando troppo Oyedo?

Leo ha detto...

bhè, caro Rossi, se ti può consolare siamo in 2 ad aver pianto davanti a quella foto...
Ebbene sì! Anch'io ne possiedo una e ancora oggi mi vergogno a mostrarla agli amici.
Il ritratto fotografico (rigorosamente in bianco e nero, era il 1975) mi mostra, figura intera all'interno del cortile di casa (fortunatamente da solo, senza nessuno quindi a prendersi giuoco di me...) "equipaggiato" in maniera identica allo sfortunato Riccardo!
Ragazzi, tutte le vostre puntate sono un "crogiuolo" di raffinata comicità...ma quella di oggi ha suscitato in me emozioni veramente particolari: grazie!

Massimo,Riccardo e Roberto vi AMO!

Leo (un brizzolato di Mantova)

Anonimo ha detto...

Caro Riccardo, dovresti aprire un censimento, anzi una “bad bank”, sui “ cattivi costumi” di carnevale dei genitori italiani , anni 60 -70.
Io ho indossato a partire dai quattro, fino ai dieci anni lo stesso maledetto costume da UNGHERESE, mio dio come può essere vestita una ungherese??? Oggi come me sicuro, da HM o ZARA, ma prima della caduta del muro, forse non aveva i collant a portata di mano, ma nell’immaginario collettivo del genitore italiano l’ungherese era una figura popolare, solo incredibilmente folk, con annessi e connessi :gonna a palloncino di feltro, coroncina con nastri penduli, camicia gitana. Insomma se tanto mi dà tanto, contemporaneamente, la piccola ungherese si mascherava da italiana sfoggiando, non Colombina, neanche la “mondina”, ma proprio il look della piccola altoatesina o ciociara in erba.
Roba, quel travestimento, che ho portato la prima volta con curiosità, la seconda con disonore , la terza e così via con enorme tristezza. Tutto l’armamentario mi si rimpicciolì addosso fino alla pre-tempesta ormonale. In tutte le foto il rimmel, messo da mia madre, colava per le lacrime, la coroncina fu sempre sbilenca, dal 1968 al 1972. E anche io, caro Riccardo, come te che desideravi essere Superman, ho sempre desiderato essere quella fata blu o quella dama perfettamente congegnata o a seguire: Minnie, ape, fiorellino. Vicino a me sempre mio fratello un astronauta senza visiera in un pagliaccetto di cuki alluminio, che, con una lacrima sommessa, desiderava essere qualcun altro, intorno a lui: cow boys perfetti, zorri ineccepibili,pippi, pluti e topolini, tutti vincenti tranne lui , chiaramente membro dell’Apollo 13.

Anonimo ha detto...

A te in effetti è andata peggio di me: stessi anni, stessa scuola pubblica, classe femminile composta da 30 bambine, tra cui la sottoscritta, di 8 anni (ebbene sì, esistevano ancora le classi monosex); tutte parate alle 8,40 in classe, tutte con regolamentare maschera (Colombina, Fata, Strega, Biancaneve, ecc.) e io arrivo senza nulla!!! La Signora Agasi, la mia mitica Meastra UNICA (SI !!!), mi guarda, scuote la testa, si intenerisce (forse) e cosa fa? Va in V maschile (quella tua forse?) e prende una maschera avanzata di Arlecchino; così nasce la foto che ho ancora oggi, mascherata anch'io, alla faccia di tutte le altre 29 bambine.

Però, forse, e soprattutto involontariamente, l'ho sottratta a TE!!!

Ciao Stefania 64...