lunedì 19 settembre 2016

Chi ti conosce bene

Chi ti conosce poco in realtà è chi ti conosce meglio, perché conosce la parte più vera di te, cioè la peggiore.
Il buongiorno si vede dal mattino, no? E infatti lo scanner della tua vera personalità comincia proprio dal primo caffè al bar sotto casa, dove a volte nemmeno serve salutare se non con un sopracciglio, e i baristi al bancone ti guardano e ti osservano (spesso senza nemmeno volerlo) tutti i giorni della tua vita per 5 minuti e da quello che ordini hanno già capito tutto di te. La persona che loro preferiscono è ovviamente quello che del “un caffè” e basta, (comunque un “chiuso”), ma il resto della clientela è costituito da persone che ordinano varianti a tutto: un caffè corto, macchiato-caldo, macchiato-freddo, lungo, macchiato, corto-schiumato, cappuccino con latte tiepido, con latte a temperatura ambiente, con latte freddo, col cacao, oppure il peggiore di tutti: un bel cappuccino caldo! Perché, gli altri sono brutti? Oppure, un caffè lungo in tazza grande con un po’ d’acqua calda a parte...
- Un americano!
- No: non è americano, è all’americana!
Il cornetto, mal cotto, cotto male (che è diverso), cotto poco, liscio, vuoto, semplice, normale, pieno, de che? marmellata? quale? albicocche o amarena? un danese, ma senza uvetta, ma senza canditi, ma con la crema, ma poca, allora non lo prendere... insomma: come vuoi che ti giudichino? Hanno in mano tutte le tue paranoie, le insicurezze di cui sono figlie, tutte cose che con altri tieni nascoste per non fare brutte figure, ma al bar non ci stai attento! Solo a un amico puoi chiedere di avere la pazienza di sopportare tutti i tuoi difetti, è lui che può avere, dovrebbe avere, quell’indulgenza che si riserva alle persone con le quali hai condiviso talmente tante cose che ormai la confidenza è come quella che hai con te stesso. Quando avrai un dispiacere troverai sempre quella spalla sulla quale appoggiarti, ma quando avrai bisogno di un consiglio dove serve un po’ di distacco, l’amico è troppo coinvolto e non può avere quella lucidità richiesta dalla questione che poni. È troppo coinvolto, e quindi non vuole rischiare di addolorarti, magari per non perderti come amico.
Questo compito lo possono assolvere altri interlocutori, per i quali non sei un amico, sei un cliente. Insomma il peso netto di una persona lo si ricava da brevi, “brevi”, continuativi momenti vissuti insieme, con regolarità, in modo da tessere un filo che li leghi per emettere una sentenza. Spesso impietosa ma onesta.
Ecco perché quando ti vuoi sposare una ragazza per la quale hai perso la testa, fossi in te, la porterei prima al bar, farei ordinare tutto a lei, farei decidere tutto a lei, ma poi guarderei lui.

Il barista.

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