lunedì 6 giugno 2011

L'imprinting del 2 giugno


Voi mi dovete spiegare perché qualsiasi pensiero abbia in mente, ovunque mi trovi, nel momento in cui passa una qualsiasi banda che intona l’inno nazionale mi viene un groppo in gola che nemmeno un film della Disney riesce a scatenare. Succede in questa sequenza: da lontano senti dei suoni che non ascoltavi da tempo, un misto fritto, anche un po’ sgangherato di trombe, tamburi e piatti, ti giri, cerchi con lo sguardo e poi riconosci quattro note che si aprono un varco dentro di te come la separazione dei flutti. Non riesci a pensare “uh, la banda” che già piangi cantandoci sopra urlando, con le vene del collo gonfie pensando: SONO ITALIANO! La parata del 2 giugno nel 150° anniversario dell’unità d’Italia, l’ho voluta seguire TUTTA sin dall’inizio annunciato dal rombo delle Frecce Tricolori che, ascoltato dal vivo, è pelle d’oca pura. E mentre quelle Frecce volavano via io mi sono ritrovato dritto al primo giorno d’asilo nella scuola Guido Alessi di Via Flaminia in Roma. A 5 anni faccio finalmente la mia prima cosa “da solo”: una porta si apre in un corridoio di quella scuola ed entro in una classe senza banchi ma con un pianoforte verticale scalcagnato suonato con veemenza da una ancora più scalcagnata signora che intimava ad altri miei futuri colleghi di classe d’intonare insieme a lei una canzone. Il titolo era “Fratelli d’Italia”. Questa marcia, facilissima da cantare, si è quindi fatta strada in quel cervello cinquenne con una facilità estrema. La signora urlava, noi dietro a lei, in una parola era fatta! E quando te lo dimentichi l’inno nazionale una volta che lo impari così? Mai! Insomma un imprinting in piena regola. Ecco perché la festa del 2 giugno è un appuntamento fisso della nostra memoria. Di tutti. Tanto che solo pochi anni fa, nella notte del primo giugno, il mio amico Paolo Infascelli mi fece scoprire dove si trovavano TUTTI i mezzi che avrebbero sfilato la mattina successiva: tutti parcheggiati lungo la Cristoforo Colombo per chilometri e chilometri. Di notte, carrarmati e aeroplani, ambulanze, mezzi tecnici, insomma l’ESERCITO, sta lì pronto che riposa: pazzesco! E anche un po’ pauroso, devo dire: un dietro le quinte di un grande show che si appresta ad andare in scena la mattina dopo, quando, tra tutti quei battaglioni cercheremo con lo sguardo la mascotte, quel cagnolino che, secondo me, fa la vita più bella del mondo. E ditemi se per una sola volta nella vita non abbiamo mai pensato di essere noi accomodati su quella splendida Flaminia 335 dalla quale il Presidente Napolitano ha salutato tutti. Insomma il cerimoniale ha quel non so che di teatrale che mi è sempre piaciuto e che tutto sommato una funzione in questi tempi troppo informali ce l’ha ancora: quella di farci credere in un paio di valori da coltivare senza avere niente in cambio. Un bambino all’asilo non si fa tante domande ma quarant’anni dopo ancora si commuove al passaggio di una banda e se poi quando arrivano i Bersaglieri gli si gonfia il petto dall’emozione che vi devo dire? W l’Italia!

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Caro Riccardo, non ho sempre il tempo necessario per leggere i tuoi post, ma quando lo trovo e ti leggo, mi chiedo: Ma perchè non li leggo tutti? sei grande, mi piace troppo quello che scrivi. Bravo, grazie. Firmato: la tua amica di Santa Cecilia...!

Anonimo ha detto...

Gli italiani sono così, si commuovono di fronte ad un'inno brutto (non ha paragoni con quello russo o con quello francese) e poi quando tutto il mondo ci prende in giro se ne fregano. Ormai l'inno di questo paesino da vent'anni è la sigletta di canale 5 pim pu rim pu pi pum pim pa

Ric ha detto...

Non per tutti, e quando passa una banda si vede!

Anonimo ha detto...

il nostro inno nazionale non è brutto ..... è il Nostro Inno, punto. Sono sicura che molti come me sono fieri di essere Itaiani e si commuovono a cantarlo per il senso di identità nazionale, fratellanza e unione che evoca.
Non ricordo quando l'ho sentito per la prima volta, ma il significato delle sue parole e la melodia della lingua italiana da allora fanno parte di me ... e allora viva l'Inno, viva l'Italia!

Anonimo ha detto...

UN INNO SI SCRIVE SENZA ACCENTO.

Brunella ha detto...

Eeehm....veramente sarebbe l'apostrofo, perchè inno è sostantivo maschile!La banda per quanto nazional-popolare, un po' sgangherata,quando suona il nostro inno, evoca sentimenti che troppo spesso scordiamo.
Buona giornata a tutti dall'uggia, grigia umida di pioggia, del nord
Brunella

Circe Circense ha detto...

Sì, anche io non ho mai gradito molto il nostro Inno, l'ho sempre trovata una marcetta un po' così. Ma negli ultimi anni qualcosa è cambiato, mi commuovo anche io quando lo sento. Sono stanca di sentormi ridere dietro dall'Europa e dal mondo intero, perfino ad Atene in un distributore mi hanno detto : "Italia, Berluscone, uahahhaha!".
Certo quel signore non ci fa fare molte belle figure ma il dolore e la rabbia piu' grande me la fan venire gli italiani che non hano piu' rispetto per il proprio Paese e invece di dire la loro, di fare in modo che le cose vadano meglio preferiscono dire che l'Italia fa schifo e che non vedono l'ora di andarsene. Bene, che vadano allora.
Siamo diventati pigri e ignoranti, ci lasciamo prendere in giro da chi ci governa, benissimo ma sta a noi dire basta, le critiche sterili non portano a nulla. "Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo." Ciao Ric...shanti

Brunella ha detto...

Cara Circe,
il vento pare cambiare, Milano e Napoli sono state una bella sorpresa e un nuovo segnale potrebbe arrivare lunedì dalle urne, buon voto a tutti.
Brunella

Circe Circense ha detto...

eh si Brunella quel vento frizzantino speriamo spazzi via un po' di cose...Buon voto a tutti anche da me.

Anonimo ha detto...

Oltre alla prova notturna ci sono quelle diurne a Guidonia:
http://www.youtube.com/watch?v=H3SPSzPbee4&playnext=1&list=PL2F81B28D137549D2

Magale ha detto...

Quando io ero piccola, abitavo all'eur, e andavamo sempre a vedere i mezzi corazzati (c'erano davvero i carri armati di quelli che facevano tremete rurro il quartiere) e le truppe che uscivano dalla città militare della cecchignola per prepararsi alla parata ! che spettacolo che emozione che ricordo !
Guai a chi ce la toglie !