lunedì 12 aprile 2010

Vite che scorrono in quelle degli altri


Vedere un ex che ha cambiato per sempre la sua vita, può essere un fulmine a ciel sereno: un incontro che non ti aspettavi e che ti può cambiare la giornata, un periodo, o addirittura mettere in discussione tutta la vita che fino a quel momento hai passato senza di lei. Può capitare. E bisogna essere forti per trattenere il riannodarsi di certe sinapsi che si erano sciolte tempo fa. Perché poi, di fatto, ormai entrambi svolgono una vita propria a prescindere dall’altro. Vite che prima s’incrociavano come uno scambio ferroviario nei pressi di una stazione importante. In realtà esiste una vita propria ed esiste una vita che scorre da sola in quella degli altri. È quella delle mattine quando ti svegli presto e pensi a lei, se sta già correndo. Quando vai in palestra all’ora di pranzo ti getti sul tapis roulant per smaltire le sambuche col ghiaccio della sera prima, all’improvviso sull’iPod nano da 4 giga, passa la canzone che ti ricorda quella sera quando vi eravate conosciuti. Dopo il bagno turco, con tutti gli altri che parlano del campionato “de sta roma, de sto inter”, ti fai la barba e accanto a te senti il profumo del dopobarba che ti aveva regalato lei (che era comunque il tuo preferito da anni, sia chiaro) e adesso lo senti addosso a un altro, ricacciando indietro subito il pensiero “ma che adesso gliel’ha regalato a ‘sto mostro?”. Per non parlare delle strade che avete percorso insieme, i ristoranti, le pizzerie, i cinema, i teatri. Tutto ti ricorda tutto, giorno dopo giorno una vita come questa, la sua, è scorsa da sola nella tua. Tutto inutile. Perché le vite sono altre, ormai. È colpa tua? È colpa sua? Che importa? Avete perso tutti e due. E quegli scambi sono diventati binari che scorrono felici (più o meno) per conto loro. Quindi un incontro del genere può capitare e bisogna essere forti. Non esistono convergenze parallele. Ormai lei sta con un altro (situazione da valutare con euforia se pensiamo “ammàzza quanto è brutto”, o da accettare con depressione se pensiamo “non è male”). Diamo per scontato che voi siate soli mentre la vedete con il nuovo codice fiscale che le sta accanto. Quindi calma e gesso. Evitare rancore anche se giustificato, tipo che non la salutate tirando dritti, e alzando il mento o peggio con ciao di ghiaccio (che in realtà è sciolto e lei se ne accorge, compatendovi). Evitare anche il saluto isterico del “facciamo finta che tutto va ben!” squittendo di gioia con sorrisi che in realtà trattengono lacrime. No. Dritti come fusi, voce bassa, un saluto cordiale ma asciutto, guardandola negli occhi e presentandovi immediatamente al codice fiscale. Avete già vinto la battaglia prima di entrare in guerra. Via adesso: non vi girate mai, mai. Dritti come robot senza telecomando verso il vostro binario unico sola andata e che lei ha perso. Può capitare, sì! Ma, ATTENZIONE, se lei nell’incrociare il vostro sguardo lascia quella mano che stringeva fino a un attimo prima, vuol dire che allora ancora ci pensa. In questo caso potete anche ignorare questo post.

7 commenti:

direfarebaciareletteratestamento ha detto...

È colpa tua? È colpa sua? Che importa? Avete perso tutti e due. E quegli scambi sono diventati binari che scorrono felici (più o meno) per conto loro....

Gaber diceva in un brano splendido che non dimenticherò mai.. "E' colpa sua? Colpa mia? No io a queste cose qui non ci credo.. L'errore deve essere all'origine... (L'equazione)
.. Complimenti per questo post bellissimo, che condivido. :)

nonsisamai ha detto...

eh, la vita e' l'arte dell'incontro diceva qualcuno...

Anonimo ha detto...

Bellissimo questo post, come del resto tutti gli altri!

Bernardino ha detto...

Riccardo, lasciatelo dire: davvero bello!

Ric ha detto...

Grazie Ber, e a tutti gli altri complimenti!

Monica ha detto...

è vero.. succede proprio così!
bello, complimenti!

Barbara ha detto...

L'ho inconrato ieri. l'ho salutato oggi. La colpa di entrambi ci ha permesso di salutarci con un bacio che ancora volteggia, finalmente entrambi felici abbastanza per non restare a guardare dove si poserà.