domenica 15 luglio 2012

I quadri

I quadri. Un nome spaventoso: non sono quelli di casa. Sono quelli di scuola. Appesi in una bacheca di legno chiaro, da poco, con il vetro sottile, con la toppina della serratura, quasi da casa delle bambole. Basterebbe appoggiare leggermente una mano per mandare tutto in frantumi, compreso quello che c’è dentro: i risultati dell’esame di maturità. Nemmeno la Gioconda è stata mai guardata con tanta cupidigia come quei pezzi di carta formato A3, recanti in una parola o nella sua negazione, un giudizio universale. Forse non c’è in tutta la nostra vita un timore più legato all’incertezza come quello sguardo febbrile a quei pezzacci di carta che recheranno la prima sentenza della nostra vita. Come una mannaia sulle nostre teste, una lama che potrebbe fermarsi, ma non è detto fino a quando non leggi, fino a quando non senti che si blocca, fino a quando il sibilo dell’aria smossa dalla lama non si arresta all’improvviso... un pollice che, a prescindere da COME sia andato l’esame, rimane orizzontale fino alla completa comprensione della lettura della parola micidiale: MATURO. È solo insicurezza, d’accordo, ma c’è. E non la togli: magari impazziscono tutti e scrivono la parola sbagliata che nemmeno vuoi pensare. In quel caso immagina pure un boia vestito da ferroviere che s’incammina sul binario numero uno della tua vita, arriva alla fine della pensilina, prosegue a piedi sulle rotaie incurante della scritta “non attraversare i binari” per arrivare a una grande leva. Alza le braccia, le appoggia sopra un pomellone e ride sardonico verso il tuo sguardo umido: sta spostando la leva di uno scambio che ti manda dritto dritto verso un’altra vita, non quella di tutti i tuoi compagni di scuola ma chissà dove, “è andata così, mi dispiace, io eseguo gli ordini” ma sotto sotto gli viene da ridere, vorresti ucciderlo ma è impossibile, è tutta un’immaginazione, no? Ma certo pensa pure che “tutto andrà bene, in fin dei conti lo scritto pare che l’hanno toppato tutti, io all’orale sono andato benino, no?”. Te lo ripeti come una litania e anche gli altri vedi che lo ripetono tra sé e sé. Anche se pensano al traghetto per la Grecia, che non hanno prenotato apposta per tripla o quadrupla scaramanzia al contrario con salto mortale!
Quella mattina andrai a scuola per l’ultima volta della tua vita, a maniche corte con una maglietta che speri di bagnare presto con gavettoni di felicità! E mentre leggerai MATURO, non farai in tempo a urlare la tua gioia che incontrerai lo sguardo di una biondina che, non lo sai ancora, ma ti farà scordare quella che pensavi essere l’ultima paura della tua vita! Te li farà prendere lei gli spaventi veri e io te l’auguro perché della maturità non ti rimarrà nient’altro che un incubo ricorrente ogni 5 anni. Circa.


8 commenti:

federico castelnuovo ha detto...

Ottimo! Anzi..60/60 !

Gianni e Federica ha detto...

Io presi 39/60!!!! Inutile dire che il mio è un incubo ricorrentissimo!

Sissi ha detto...

Anche i tuoi racconti sono "quadri", un intreccio di pensieri
sceneggiati ed evocativi (spesso nostalgici) di realtà che ci
appartengono...per i miei quadri correva l'a.s. 1989-1990...ma
l'incubo ricorreva ogni anno poichè la mia omonima, dalla quale
mi separava la sezione, era un'asina patentata fin dal ginnasio
e io temevo lo scambio di persona.
Senza pensare al fatto che lo sport preferito di molti privati
cittadini era fare il tour dei licei a ficcanasare i voti dei figli
dei conoscenti e mia madre temeva la magra figura!
Scommetto che tu eri un secchione!
Ma perchè alla fine ci deve sempre essere una biondina
ammiccante e mai una morettina?!
Maturata (mora) ma solo sulla carta!

Giuditta ha detto...

E' vero...nonostante presi 56/60 spesso ho sognato anch'io di dover ancora fare gli esami di maturità. Incubo ancor più forte gli esami universitari. Ciclo di vita che si chiude, spensieratezza che svanisce, ti ritrovi immerso in un mondo cinico dove pochi vanno avanti per il merito...Allora capisci che a volte è meglio rimanere apparentemente indietro, ma mantenere in vita un po' di quella spensieratezza di allora cercando ancora d'inseguire la felicità, ben altra cosa rispetto al "successo", perchè legata ai pochi che ti conoscono e ti vogliono bene nonostante ti conoscano.

Anonimo ha detto...

ultimo anno di liceo ......... liberazione da un'incubo, "la matematica" e pensare che ho fatto lo scientifico!!! Ho vividi ricordi del fatidico giorno del compito di matematica ... un disastro!!! Ma dopo aver parlato di Dante, Leopardi, Pascoli e di Giolitti mi sono conquistata l'agognata MATURITA' e via di corsa incontro alla mia vita! Complimenti Ric

maestrina dalla penna rossa ha detto...

limonezenzero, abbiamo capito che la matematica era il tuo
incubo - addirittura con l'apostrofo! -, e l'italiano?! :)

Sara ha detto...

Aaaaaaaaaargh!! Sono uscita dalla scuola dieci anni fa e ancora sogno di doverci tornare e di avere l'insegnante di economia aziendale che tutto faceva, fuorchè insegnare. Che brutti ricordi!!

Anonimo ha detto...

ciao Riccardo,
i quadri...ancora me li sogno
purtroppo l'altra parola (la negazione, il boia, lo scambio...) l'ho vissuta ed è umiliante; non si dovrebbe definire quell'esame come " di maturità ". Come diceva Moretti in un suo film, le parole sono importanti; Per motivi indipendenti dal mio profitto scolastico, che non verrò a raccontare per ovvi motivi, sono stato dichiarato NON MATURO, fa male... Cambiamo nome a questo esame, eviteremo tanti incubi futuri a PROMOSSI o BOCCIATI, DIPLOMATI o NON DIPLOMATI... e lasciamo che la maturità venga decisa non da una parola su un foglio in una bacheca, ma che maturi (scusa la ripetizione cacofonica) secondo il naturale accumularsi delle esperienze.