Il 21 maggio di 20 anni fa ho conosciuto Quincy Jones a Roma. Andò così.
Pochi giorni prima del 21 ero a cena al Bolognese con un gruppo di giornalisti per annunciare la presentazione del mio "Pagine Rossi" edito da Mondadori: per la prima volta si sarebbe presentato un libro in una serata-show al Teatro Sistina di Roma. Giornalisti al tavolo, molta curiosità da parte loro, finta leggerezza da parte mia. Tra un carciofo e una mozzarella, arriva un cameriere che sospira all'orecchio dell'ufficio stampa che nella saletta accanto era arrivato Quincy Jones (si trovava a Roma per il concerto "We are the Future" al Circo Massimo). Pazzesco: meglio non poteva andare perché in "Pagine Rossi" è presente il pezzo sul presunto plagio da parte di Michael Jackson nei confronti di Al Bano nel quale ipotizzavo che fosse stato proprio Quincy Jones ad aver proposto a MJ il 45 giri di Al Bano), e nella serata al Sistina di pochi giorni dopo sarebbe stato addirittura il mio "bis"!
Mi "ordinano" quindi di andare al suo tavolo per regalargli il libro e chiedergli una foto: "sentite: io ci vado, ma prima qualcuno gli deve spiegare come mai, se no sembro un pazzo qualunque che gli chiede un autografo su un libro che non ha scritto lui...".
Non so chi gli legge (traducendolo all'impronta) il mio pezzo su Michael Jackson senza capirci niente, come vedremo, e poco dopo mi chiamano dicendomi "Quincy ti fa l'autografo". Vado al suo tavolo, lui seduto a capotavola: un re, sua maestà "Q", come lo chiamano gli amici, mi guarda fiero, il più grande produttore di musica black di tutti i tempi, 26 Grammy vinti, ha prodotto Frank Sinatra e Michael Jackson, io mi sento male, lui mi saluta, io gli do il libro, lui me lo firma, ci fanno una foto (che poi è uscita sui giornali), gli dico grazie e me ne vado, tristissimo, per aver conosciuto un mio mito in un modo assurdo. La serata prosegue e buonanotte a tutti!
Ma... il giorno dopo trovo la forza di leggere la dedica che Q aveva scritto sul mio libro, "Ciao brother, il dolce far niente, viva la vida, Quincy Jones". Insomma non c'aveva capito niente.
Divento una furia: adesso basta! Lo voglio conoscere come dico io. Chiamo Antonello, il maître del Bolognese:
- Antone', mi dovete dire qual è l'albergo dove sta Quincy Jones!
- Sta al Grand Hotel!
Chiamo il Grand Hotel, mi passate Quincy Jones? - Chi lo desidera? - Riccardo Rossi - Un attimo soltanto - Hello? Mr. Jones? - Yes, it's Quincy speaking...
- Hello Quincy, my name is Riccardo Rossi, we met yesterday at The Bolognese, you signed a copy of my book, do you remember? - Yes... - I'm calling you just to ask you 10 minutes of your time, just to let you know I much I love you, I'm a your fan, please consider that I own the VHS "Listen Up" (che è il sul film autobiografico che non ha visto nessuno)
Lì capisce:
- Oh my God: Listen Up! Ok for you tomorrow? At 14.30 here, at The Grand Hotel?
- Yes, thanks! See you tomorrow!
Incredibile ma vero. Chiudo, chiamo mia sorella e le ordino di tradurmi in inglese tutto il pezzo su Michael Jackson. Lei esegue, (a qualcosa servono le sorelle), lo stampo e il giorno dopo vado da Quincy per spiegargli tutto, non tramite Olga Fernando che non poteva, ma grazie alla mia amica Anna che non solo sapeva bene quanto fosse importante per me Quincy, ma da terza persona poteva anche spiegargli chi fossi io nel mio lavoro.
Sono quindi le 14.30 precise del 21 maggio 2004 quando varchiamo l'ingresso monumentale del Le Grand Hotel in Roma: un maggiordomo, bianco, ci porta su da Quincy che in persona ci apre la porta della sua suite! Dopo i convenevoli di rito (senza piangere, giuro) gli chiedo di leggere il pezzo in inglese. Cala il silenzio, io mi accovaccio ai piedi del divanetto basso sul quale si era accomodato, cercando di capire dal suo sguardo se capiva il senso: mi sembrò di sì perché aggiunse una battuta che da quel giorno ho inserito. Alla fine mi guardò e mi chiese "la gente ride per questo?" e io gli risposi "Certo! È il mio bis!". Comunque ne parliamo un po': come sapete lui non prese parte a quella produzione, il quarto album di MJ dove compare "Will you be there", perché era impegnato con la colonna sonora di "Il colore viola", mi parla anche di MJ, che ormai ci metteva una vita a fare un album, mi firma tutti i cd, la videocassetta di "Listen Up" e alla fine ci salutiamo:
- Quincy, a last request: do you know Al Bano?
- Who? I have no idea who he is!
E questo è tutto. Che in inglese si dice "This is it!".
1 commento:
Aneddoto stupendo. Il tuo pezzo sul plagio di Al Bano mi fa morire. Anche io ho incontrato Quincy a Roma, credo fosse il 2003. Ero molto giovane ed emozionato, ho la sua firma sul libretto di Thriller.
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