giovedì 14 ottobre 2021

Compagnie aeree



Il primo lavoro di mia madre è stato alla LAI, Linee Aeree Italiane, è rimasta lì qualche anno, prima che venisse chiamata Alitalia. L'ufficio si trovava in Via Barberini, in un palazzetto accanto al Cinema Barberini e accanto alla Compagnia di Navigazione Marittima "Italia" (proprietaria della motonave Andrea Doria, il precedente e unico modo di andare a New York, via mare, 10 giorni di viaggio). Mia madre era stata assunta perché parlava tre lingue oltre all'italiano educato degli anni 50, era giovane, aveva 21 anni, e non le pareva vero di stare lontana da casa, e da sua madre, almeno 10 ore al giorno. Lavorava all'ufficio prenotazioni e riceveva chiamate da chi all'epoca faceva parte del jet-set senza nemmeno saperlo, un club esclusivo la cui tacita iscrizione era concessa dal semplice fatto che si potesse comperare un biglietto aereo andata e ritorno. Nel 1957, conosce mio padre, che lavorava sempre alla Lai, ma al "cargo". L'aeroporto era quello dell'Urbe sulla Salaria, poi è stato Ciampino, e il check-in si faceva a Via Barberini: i passeggeri "imbarcavano" i loro bagagli negli stessi pullman che li avrebbero poi portati direttamente all'aeroporto! Solo dopo le Olimpiadi del 1960 si cominciò a decollare dall'aeroporto Leonardo Da Vinci, a Fiumicino.

Nel 1958 viene chiamata alla SAS, le linee aeree Scandinave, in Via Bissolati, che insieme a Via Veneto, era la strada della dolce vita, anche geograficamente: una volta passati davanti a Palazzo Margherita, sede dell'Ambasciata Americana, era inutile scendere a destra per il secondo tronco di Via Veneto. Sul curvone con un enorme platano al centro, c'erano solamente l'IRI, le banche e qualche albergo. Invece scendendo dritto per dritto trovavi appunto tutte le compagnie aeree. C'erano la British Airways, l'ELAL, la MEA, la PAN AM, la TWA, la stessa ALITALIA: nomi che ti facevano sentire "international". Anche il bar, si chiamava "California" e lì potevi fare qualche acchiappo: i turisti che andavano a verificare il biglietto nella compagnia di bandiera, non resistevano alla tentazione di un "italian cappuccino" al bar. Insomma andare a farsi un giro a Via Bissolati tra una vetrina e l'altra era come andarsi a fare un giro per il mondo in 80 vetrine. 

Dicevo, da quel momento, grazie alla SAS, a casa mia venivano oltre alle sue colleghe italiane, anche quelle svedesi, alte, bionde, occhi azzurri, non ci capivo più niente e senza volerlo hanno condizionato per sempre i miei gusti! Quando poi nel 1980 Calvin Klein disegnò le divise anche per chi non lavorava a bordo, vedere mia madre elegantissima a casa la mattina quando usciva mentre io ancora andavo al liceo era comunque una cosa...

Racconto tutto questo perché la sera a tavola gli argomenti erano su questo lavoro, mio padre nel frattempo aveva cambiato mille compagnie aeree, e i miei per non farsi capire da noi ragazzi cominciavano improvvisamente a parlare inglese o francese, quando la dicevano troppo grossa su qualche collega, e noi, petulanti, insistevamo per sapere quale fosse mai quel pettegolezzo cui non avevamo accesso... 

Racconto tutto questo perché le colleghe italiane del booking office, mi hanno visto crescere, da neonato a ragazzo "ribelle" ("che vuoi farci Sandra: è l'età..."), regalandomi negli anni le fiabe sonore, le macchinine Legoland, qualche libro per ragazzi, qualche 45 giri "Vengo anch'io, no tu no", qualche felpa; mi hanno addirittura consolato quando i litigi a casa erano la regola, e tutto questo al telefono perché loro vivevano al telefono fisso dell'ufficio. 

Racconto tutto questo perché sono state madri tutte, tanto che la mia preferita, Birthe, danese di Copenhagen, l'ho chiamata mesi fa e nel suo italiano pazzesco mi ha detto "Rigardo, ma... aspetta, mi verso un bighiere di vino, è troppo fforte la sopresa". Non voglio sapere quanti anni ha, vive in un villaggio sulla costa della Danimarca, e oggi, che Alitalia fa il suo ultimo volo con quel nome pazzesco, ho pensato a tutte loro: le ragazze delle compagnie aeree...




2 commenti:

Anonimo ha detto...

Sei troppo forte Riccardo

Cinzia Cappelli ha detto...

L'ho già detto ma mi ripeto, a costo di sembrare noiosa: il tuo dono per la scrittura unito alla tua simpatia e alla tua sensibilità, rendono un piacere leggerti, oltre che ascoltarti. Scrivi ancora, scrivi sempre! Regali emozioni!