domenica 16 agosto 2009

Un ferragosto


Ferragosto. Ore 0630: sveglia, senza cellulare. Di corsa in costumeria per vestirsi, le ragazze non ricordo, noi da tuareg, trucco blu in faccia per tutto il giorno, con uno straccio addosso anche sulla testa. Caffè a tutti i clienti nelle 300 stanze, alle donne una rosa. Tutto il giorno accampati nelle tende a fare finta di essere tuareg, offrendo te caldo alla menta che, notoriamente, raffresca, anche a 40 gradi all’ombra, non lo voleva nessuno, oppure a vendere paccottiglia della boutique, che non voleva nessuno, i soliti giochi per l’aperitivo, per il caffè, sempre con il costume addosso e il trucco che lentamente cala rilasciando un odore pauroso... Si fa pomeriggio mentre con la juta avvolgo una scritta di 14 lettere di ferro non so come...
Alle 19 una tregua per una doccia blu che lava via quel poco trucco rimasto misto a sudore, si ricomincia con il buon appetito al ristorante, forse non più mascherati, la cena, lo spettacolo serale. Vado a dare fuoco alla scritta di ferro con la nafta e, puzzolente, torno in spiaggia dove nel frattempo hanno dato fuoco a una catasta alta 6 metri di cassette di frutta, tutti i clienti a guardare questo rogo finale. Io piango dalla stanchezza, un signore di Milano mi dice:
- Bello il fuoco, ve’?
- Si...
- Pensa: ancora oggi non riusciamo a spegnerlo in un palazzo alto più di 4 piani!
Era un vigile del fuoco in vacanza al Villaggio Valtur dell’isola di Santo Stefano, arcipelago della Maddalena, Sardegna, Italia, 1983. Io ero animatore di contatto.

1 commento:

Sara ha detto...

83?? Ci sono nata!! E pure in Sardegna! Ma a Sud!