venerdì 10 maggio 2013

Un tavolo innamorato

Ieri sera in una storica trattoria romana, Otello alla Concordia, ma come molte, ora quasi esclusivamente frequentata da troppi turisti, c’era un tavolo innamorato accanto al mio. Una coppia: lui 70 in forma, lei 65 pure ma capelli da vecchia con una brutta messa in piega. Si erano ovviamente regalati una “vacanza romana” e visto che erano là, dove ero io, non avevano sbagliato niente, nemmeno una cena. Lei ordina farfalle al pesto (belle, mi dimentico sempre di farle), il piatto di lui tarda ad arrivare, lei amorevolmente cerca di aspettarlo, lui amorevolmente le fa notare che si fredda. Lei lo finisce, finalmente arrivano i suoi rigatoni cacio e pepe cremolati alla perfezione, io bava alla bocca visto che per dieta stavo con una tagliata al rosmarino senza patate e una boccia di Nepi verde! Lui mette il piatto al centro per farlo assaggiare anche a lei, un po’ come Biagio (il Vagabondo) fa con Lilli quando col muso spinge verso di lei la polpetta. In quel momento mi sento male “ma guarda questo ancora che le offre il piatto giusto da ordinare dopo che lei si è sfondata di farfalle!”. Non ricordo gli altri loro piatti, perché ero completamente immerso nella mia cena dietetica, ma incrociavo spesso i loro sguardi stravolti dal mio gesticolare esagerato, i continui richiami ai camerieri, il sale, un’altra boccia d’acqua, quando arrivano gli spinaci? Guarda quella come s’è vestita, senti quello come urla, ma si può parlare inglese così: “mai fader uos veri frend ov Marcello Mastroianni, dis is mai son, bello, eh?”. Questa era l’atmosfera che attorniava questo tavolo innamorato. Sentivo che provavano la sensazione di essere in un film di Minghella: “È proprio così Roma... che bello amore, sei contenta? Lo vedi questo accanto come gesticola? Siamo in Italia, i nostri figli stanno bene a casa loro nel Wisconsin, noi siamo ancora in salute con le polizze sanitarie in regola, ci siamo fatti un mazzo così tutta la vita, e adesso abbiamo viaggiato in Magnifica, siamo a Roma, vicino a Spanish Steps, ci stiamo bevendo un Chianti e guarda questo accanto a noi come urla, mi ami?”. Devo dire che rosicavo, mentre azzannavo la cicoria parlando della vita con un mio amico, alla vista di questi due in love. E poi arriva il conto. Il loro. Il cameriere lo porge a lui, lui lo apre lentamente come una lettura a poker, davanti a lei, un’occhiata furtiva e la carta di credito copre il saldo. Lei VOLGE LO SGUARDO DALL’ALTRA PARTE!!! E io sono morto. Perché oggi, nel 2013, osservare l’esercizio di un pudore figlio di un’altra epoca in una trattoria romana da parte di due stranieri innamorati, è veramente un privilegio. Perché allora è vero che esiste ancora l’amore che dura oltre tre anni, esistono ancora Lancillotto e Ginevra, Paolo e Francesca, Giulietta e Romeo, la Bella Addormentata e il Principe Azzurro. Si sono alzati e con un sorriso ci hanno salutato in francese (la lingua dei cugini). Che devo dire? Chapeau! Loro perfetti, come la loro serata.
Nonostante il tavolo accanto. Il mio.