venerdì 27 febbraio 2009

Richard vende casa: astenersi perditempo


Anche Richard Gere vende casa: sette stanze, dieci bagni, piscina e parco vicino, New York, tutta in legno con nove milioni di dollari è vostra. www.myluxury.it andate a vedere le foto!
Il concetto è che siccome noi equivochiamo la persona con il personaggio, ovvio che se una donna incontra Richard Gere DOPO averlo visto 2000 volte in American Gigolò o in Pretty Woman pensa che lui sia proprio il personaggio, e quando entrerà nella camera da letto di Richard, il primo pensiero è che la camera non è come quella del film: e vorrei proprio vedere....
Io m’immagino quei poveracci che avendo 9 milioni di dollari in più, decidano di acquistare un’altra casa, chiamano l’agenzia e gli chiedono:
- Che ciavète in zona Hamptons con 7 camere da letto?
- Dunque... una 7 camere, c’è quella di Richard Gere!
Subito ci si dovrebbe chiedere come mai la vende? E l’agenzia che deve dire? Come rispondi, rispondi male:
- Guardi si è stufato, guardi ha bisogno di soldi, guardi è malato...
No, devi dire una cosa assurda, così ci credono, gli sta antipatico il giornalaio...
- Ah, va bè... e la vanno a vedere... In realtà il motivo è perché, pensate, Richard Gere la casa l’ha pagata 2 milioni e 7 nel 2001, ora ne chiede 9, il motivo è chiaro no?
Quindi quelli che la vanno a vedere chiedono una sola cosa, che Richard sia presente in casa, se no niente, quelli dell’agenzia chiamano Gere e gli chiedono “per forza lei ci deve essere, se no qui non viene nessuno” e lui a malincuore acconsente perché già sa a cosa va incontro, visto che la coppia di acquirenti sarà così composta: lui davanti a Richard Gere si sentirà un “collega” maschio che anche lui ne ha sedotte migliaia, lei invece si sentirà subito sedotta da Richard non appena quello dirà “Buongiorno”, perché tra l’altro per farci una plus valenza di 6 milioni di dollari DEVI essere gentile, no? Anche se quelli sono venuti a vedere il personaggio, non la persona ed equivocheranno tutto senza mai vedere la realtà dei fatti, cioè un uomo che vende casa...
E quindi pensiamo pure a Richard Gere che apre la porta di casa e fa fare il giro a questi bori con 9 milioni di $ cash:
- Buongiorno, ecco questo è l’ingresso, di qui si va in salotto, è molto luminoso, questo è il bagno degli ospiti, questa è la cucina che (tra l’altro assomiglia pericolosamente alla mia, faccio presente che mi chiamo come lui...). A un certo punto vuoi che non chieda:
- Posso offrire qualcosa da bere?
e all’acquirente maschio non gli parrà vero di dire:
- Manhattan, Manhattan dry con ghiaccio! Come American Gigolò, si ricorda?
- Sì, mi ricordo, mi ricordo...
Lei quindi chiederà: e quella scala?
- Bè, quella scala porta alle camere da letto...
- Oddìo, tesoro ti dispiace se ci vado da sola con il Signor Gere?
- Se suo marito non ha niente in contrario...
- Vai pure Richard, io non ne posso più: è tua!
Ma in quel momento suona la porta:
- Chi è? Pretty Woman?
- No, forse è mia moglie... (stavolta Richard un po’ seccato)
- Appunto! Tua moglie, no?
No, è Carey Lowell, moglie regolamentare di Richard Gere, ma a quei bori che gliene frega? Non appena la vedono che diranno?
- Era meglio Julia Roberts, ciao Richard, ‘sta casa non ci piace...

PS: nella foto la VERA camera da letto di Richard Gere

mercoledì 25 febbraio 2009

Una serata in famiglia


Vorrei parlare un po’ di Obama e delle sue serate che come sapete si svolgono sotto tutti i riflettori del mondo, tant’è che per San Valentino (avevamo detto che Obama è un uomo straordinario ancora innamorato e quindi giustamente festeggia questa stupida festa) è andato a cena fuori al «Table 52» di Oprah Winfrey a Chicago. Per celebrare menu a base di piatti del sud degli Stati Uniti: porridge di grano con salsiccia e jambalaya di pesce gatto (una specie di «paella» tipica della Louisiana). Una schifezza, ma per fortuna in 45 minuti è tutto finito, a parte la digestione del pesce gatto che senz’altro avrà richiesto più di 45 minuti, no? Va detto inoltre che durante la giornata il Presidente si era riposato facendo un po' di palestra, chiunque in palestra si sfianca e lancia anatemi a destra e a sinistra, Obama no, Obama si rilassa con 1500 addominali e pesetti leggeri...
E questa sera alle 20 ora di Washington, finalmente Obama si diverte. Come? Innanzitutto diciamo dove: nella sala EST della Casa Bianca, quindi non esce di casa ma prende un tapis roulant che lo porta lì...
275 mq di stanza, praticamente l’equivalente di tre appartamenti belli, è la stanza, chiamiamola così, più grande della Casa Bianca ed è la sala dove vengono fatte le conferenze stampa, le cerimonie, qualche cena ma soprattiutto gli intrattenimenti, è tra l’altro la stanza dove è custodito quel quadro che raffigura George Washington, che abbiamo ben presente tutti, che è del 1797, e pensate, è la cosa più antica che hanno alla Casa Bianca, (la cosa più nuova è ovviamente il Mac di Obama) capirai... se tu pensi che al Quirinale qualsiasi maniglia di qualsiasi porta di un qualsiasi bagno è del 1583, pure la carta igienica tra l’altro, perché l’avevano comprata all’epoca di una svendita a prezzo fantastico, ancora non l’hanno finita...
Dicevo quindi che alla Sala EST si terrà uno show case di Radio Due, tipo Ottovolante per capirci, con Riccardo Rossi (gli faccio il pezzo della Filofax, o forse Michael Jackson e Albano). Scherzo... Ma Stevie Wonder gli farà un concerto sul pianoforte in dotazione alla Sala Est, parliamo di uno Steinway disegnato appositamente nel 1938 per Roosvelt, mi auguro soltanto che lo abbiano accordato questa sera, anche perché in quest’occasione gli affittuari della Casa Bianca, i ragazzi, come li chiamano carinamente i maggiordomi, Michelle e Barack consegneranno a Stevie uno dei più importanti riconoscimenti artistici americani, il Gershwin Award for Lifetime Achievement. Ma la cosa che più mi fa impazzire è che Obama è ormai un uomo così potente da poter organizzare una serata in famiglia scegliendo gli artisti dai preferiti del suo iPod!

PS: il neretto è un magnifico concetto di Francesco Taddeucci

martedì 24 febbraio 2009

Mardi gras


Ecco un’altra festa che non solo è triste ma che io personalmente odio per motivi che, ve lo dico subito, sono personali, personalissimi. C’è una foto che lo testimonia: una classe, credo una quarta elementare dove davanti una schiera di ragazzini perfettamente mascherati con vestiti completi omologati, da Robin Hood all’Uomo Ragno, da Superman a Zorro, un ragazzino con pantaloni di velluto a coste larghe, corti al ginocchio, color miele, un pullover a maglia inglese rosso fatto a mano dalla zia con Lana Gatto, scarpette correttive Balducci, calzini blu traforati di Schostal, stringe una spada di plastica con la mano sinistra sul fianco come a simulare la presenza di una guaina che non c’è. La mano destra impugna la medesima spada verso il fianco sinistro come fosse pronta a sguainarla per l’appunto. In testa un cappello di carta nero, con la Z rossa, senza nemmeno la maschera. Ci troviamo quindi davanti a un abbozzo di una maschera di Zorro, uno Zorro presente solo nella testa di una madre che non aveva mai visto Zorro. Quel ragazzo trova anche la forza di sorridere e quel ragazzo si chiamava Riccardo Rossi. Soltanto anni più tardi quel ragazzo ormai uomo, ritrovando questa foto in un cassetto, ha trovato la forza di piangere per quella pagliacciata senza senso. Davanti a tutti gli altri perfettamente vestiti, equipaggiati, Riccardo era vestito parzialmente da Zorro, parliamo quindi di un trauma infantile che mi ha segnato, perché io vi chiedo: quanto si può soffrire dentro al cospetto dei tuoi amichetti che invece hanno il vestito completo da Superman? Comunque il tempo è passato ed ecco sotto i nostri occhi il risultato. Fatto sta che negli anni successivi di scuola la procedura non è cambiata, i vestiti delle eventuali feste in maschera erano rigorosamente fatti in casa. Esempio: lo spazzacamino, una scoppoletta, con il nero fumo sul viso, quello del tappo di sughero bruciato, un secchio e un piumino da spolvero. Il cowboy che dovevi comprare solo il cinturone e poi andava bene la camicia a quadri e i jeans, e poi da scozzese con il kilt e i calzini a quadri, sempre di Schostal (since 1870).
Tuttavia io un modo ce l’avrei per festeggiare oggi il Carnevale... Suona il citofono, squilla la porta, ci si precipita a prendere la mantella della nostra First Lady che scivolerà via in una nuvola di Oyedo... Il vestito è un solo collant che avvolge tutto il body della gattina, la maschera in questione... quindi parliamo di una Eva Kant al top della sua forma, io ovviamente novello Diabolik con 8 chilogrammi in meno e uno smoking di Giorgio Armani, mi precipiterò a riempire i due flutes regolamentari di Krug gelato tra mille coriandoli che butterò in aria con la mano sinistra dietro la schiena, dopo il brindisi sarà facile inciampare tra le stelle filanti che stanno a terra pronte ad accoglierci e a ricordarci in un caldo abbraccio di carta e cachemire quanto è bello il martedi grasso o meglio, il mardi gras!

lunedì 23 febbraio 2009

Premio Oscar I remember


Non faccio commenti sul premio Oscar di quest’anno, tanto in un modo o nell’altro mi piacciono sempre! Ma se è vero che per i ragazzi degli anni 60 dire “un film di 30 anni fa” equivaleva a parlare di roba con John Wayne in bianco e nero, oggi dirlo vuol dire pensare a “The Blues Brothers” che, incredibile ma vero, è del 1979! Già lo è!
E allora, visto che parliamo di un film che non ha nulla di vecchio, vi dico cosa era successo ai premi Oscar della nostra adolescenza proprio 30 anni fa, 9 aprile 1979. Serata condotta da Johnny Carson, il principe dei conduttori televisivi dal Dorothy Chandler Pavillon di Los Angeles (e non dal più squinzio Kodak Theatre!).
Miglior film Il cacciatore, regia di Michael Cimino, pensando anche che gli altri candidati erano Il paradiso può attendere e Fuga di Mezzanotte.
L’oscar per la migliore regia, lo vinse Cimino contro Woody Allen, Warren Beatty e Alan Parker. Miglior attore protagonista lo vinse Jon Voight per Tornando a casa contro Robert De Niro e Laurence Olivier! Migliore attrice Jane Fonda contro Ingrid Bergman!
Migliore attrice protagonista vinto da Maggie Smith che la vedeva contro Meryl Streep.
Candidato alla migliore sceneggiatura originale c’era Neil Simon per California Suite, così...
L’Oscar per il miglior film straniero lo vinse un film francese, ma era candidato I nuovi mostri, dei nostri Monicelli, Risi e Scola!
La migliore colonna sonora originale se la prese Giorgio Moroder per Fuga di mezzanotte contro John Williams per Superman, era brutta?
Il miglior cortometraggio era diretto da tale Taylor Hackford, che poi se permettete ha diretto Ufficiale e Gentiluomo...
Insomma ieri sera tutto sommato non ci siamo persi niente, se non lo sguardo di un’adorante Robin Wright Penn nei confronti di suo marito Sean. Lo sguardo di una donna che vorrei avere addosso ogni mattino della mia vita...

venerdì 13 febbraio 2009

San Valentino: l'amore non esiste


Ha ancora senso San Valentino oggi? Mi piacerebbe dire di si, perché vedo in giro per strada gente che vuole ancora crederci e vi devo dire mi fanno pena quelli che pensano che sia bello organizzare un San Valentino per benino, “finalmente una serata tutta per noi, una bella cenetta al ristorante, farsi un regalino, guardarsi di nuovo negli occhi, per una sera tornare a fare i fidanzatini mano nella mano, proprio un piccolo gesto a San Valentino può essere l’occasione giusta per ricominciare di slancio, con un nuovo impeto, una storia che forse non valeva la pena buttare al vento! Basta regalarsi un fiore, un sorriso, un cioccolatino...”
Capirai: se ti devi guardare negli occhi solo il 14 febbraio, per ricordarti che sei fidanzato, c’è poco da festeggiare, probabilmente è una storia che sta volgendo al termine, quella mano che prima era una sciarpa calda di cachemire ora invece è tutta appicicaticcia, sembra solo una triglia, e levati! Dài, non mi toccare...
San Valentino è peggio del capodanno, è senza senso, è una festa inventata dall’industria, non gli bastava il Natale col panettone, San Giuseppe coi bignè, il carnevale con le frappe, la Pasqua con l’uovo e la colomba, il ferragosto col pollo coi peperoni, no pure San Valentino con i baci, eddài, è troppo...
La mattina di domani, va salutata con sarcasmo assoluto: “Tanti auguri, cara... oggi è San Valentino, la festa degli innamorati, la nostra festa, è vero? adesso vado a comprare il veleno per i topi da iniettare nel Bacio Perugina che ti porto più tardi!” Questo può essere un mood da utilizzare. Se invece, putacaso, rarissimo, che effettivamente ancora ci fossero in circolo delle endorfine che traggono in inganno e ti fanno sentire innamorato di una qualsiasi cosa che non sia te stesso (perché poi è questo è il vero problema se ne vogliamo parlare veramente: cioè quanto mi amo e quanto non me ne frega niente di te), allora si va da Tiffany e le si compra un triplo filo di perle, una boccia di Oyedo e una boccia di Krug da servire in una boule di argento enorme dove tra quattro chilogrammi di polpa di ghiaccio si buttano le perle che legano i due flutes straboccanti champagne, sapendo che comunque parliamo di UNA serata speciale e basta, tanto si sa; se festeggi San Valentino, ti lasci entro l’anno! San Valentino: l’amore non esiste!

PS: che bella foto, eh??

lunedì 9 febbraio 2009

Ex!


Non bisogna litigare con gli ex, questa è la prima regola perché sono le persone che meglio ti conoscono: per quale motivo, dopo che uno ha avuto una storia d’amore, con tutto quel che ne consegue e soprattutto con una condivisione d’intimità, quindi una violazione della privacy senza precedenti, deve dire addio in tutto e per tutto all’altra metà di questa condivisione? La mia donna mi ha visto in tutti gli stati, allegro, depresso, stravolto, euforico, in mutande ma anche in smoking, a pranzo dai suoceri, a cena dalle zie, ma come si fa a dover annullare tutto questo a non ricordarsi più di cosa si è condiviso? Quando un amore finisce bisognerebbe fare un lordo e un netto, un calcolo della tara, cosa rimane di un amore? Rimangono delle cose che c’erano a prescindere dal sentimento. Non c’era una lira? Siamo andati in banca a chiedere un prestito... C’era un problema di lavoro grosso? Abbiamo sperato insieme... C’è stato un lutto? Insieme ci siamo consolati...
Senza parlare del figlio di mezzo, rimani incinta, fai le visite, le ecografie, la scelta dei nomi, prendi la clinica, prenota, poi quello nasce, tutti i vestitini, più grandi se no poi cresce, e alla fine ci regalassero mai un vestitino giusto, sta sempre con le cose più grosse addosso ‘sto ragazzino (tanto poi cresce!), poi il bimbo in effetti cresce, mandalo a scuola, privata o pubblica, litiga su tutto, i compagni di classe, i professori, il motorino, la macchina, i primi amori, i primi guai, i pianti, le risate, poi magari lui si sposa e i genitori che fanno? Si lasciano! E tutta questa confidenza acquisita che fine fa? Una riga sul foglio del giudice? Ma siamo matti? E dopo che facciamo? Si ricomincia con un'altra, più giovane magari, che non capisce niente, e si ricomincia tutto da capo? Va bene! Ok, però io NON voglio litigare con la mia ex che mi conosce come le mie tasche, e soprattutto con la prima delle ex che, vi ricordo, più passa il tempo e più diventa importante proprio per un fatto cronologico...
Concludendo: quando si litiga, il che è lecito, bisogna far passare un po’ di tempo e attraverso il setaccio della tara, si opera in modo tale che rimangano solo i bei ricordi e al macero quelli brutti, un distillato di prima qualità che invariabilmente ci salverà contro il logorio della vita moderna! No, non è uno spot, è un claim, uno slogan, fatemelo dire. EX: la mia migliore amica!

giovedì 5 febbraio 2009

Autoblog!



L'amico Pierluigi Diaco molto gentilmente mi ricorda questo video sulla Filofax!

http://www.diacoblog.com/

mercoledì 4 febbraio 2009

Amore, ti sciolgo!


La notizia di oggi in prima pagina, addirittura su Repubblica, riguardante l’sms del Ministro alla sua fidanzata per “scioglierla” mi ha fatto riflettere: evidentemente il nostro Ministro degli Affari Esteri, capo di tutti i diplomatici d’Italia nel mondo, quindi il campione della diplomazia, deve aver fatto sua la massima di Cicerone che diceva appunto che “la lettera non arrossisce”, come a dire che se scrivi e non dici, magari esce una cosa più forte, più convincente, e che a viva voce non avresti avuto il coraggio di dire. Ma visto che oggi carta e penna non li tocchi più (e pensa che bella che deve essere quella del Ministro), con un sms te la cavi. Ma io mi chiedo, possibile che si sia dimenticato di un libro, noto a tutti i diplomatici del mondo? Sto parlando del Saper Vivere di Donna Letizia (la moglie di Cilindro Montanelli, li salutiamo entrambi ovunque siano) che a pagina 52, “rottura di fidanzamento” indica due regolette facili facili che vi riporto:
“Qualunque sia il motivo di una rottura di fidanzamento, la versione che se ne da agli amici e ai conoscenti deve essere impersonale e senza commenti: “divergenza di carattere”. E pazienza se nessuno ci crederà. Intanto lui si affretta a restituire lettere e fotografie, lei rimanda l’anello e gli altri doni di valore. Poi, se ne ha la possibilità partirà per qualche settimana.”
E allora speriamo solo che la prossima inevitabile avventura o relazione sentimentale del Ministro non avvenga tramite Facebook, se no pensa che succede non appena cambia lo status!

PS: il neretto è mio!